23 Dicembre, 1870

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Nonostante la delusione e la gigantesca voglia di piangere davanti a una tazza di tè e un'Hazel pronta con uno dei suoi discorsi, sono riuscito a controllarmi.

"È un buon inizio," mi sono detto, "si sta ricordando".

Hazel continuava a ripetermi quanto fosse fiera di me, e che durante le feste di Natale e Capodanno -- "organizzerò tutto io! Vedrai, sarà fantastico!"-- Harry riuscirà a ricordare tutto.

Ha insistito sul fatto che dovevo essere io a consegnargli l'invito, non voleva spedirlo, perché "magari quando le vostre mani si toccheranno lui si ricorda che scopata magnifica che avete fatto e ti salta addosso".

Ovviamente ho accettato, non per la scopata, sia chiaro, ma perché avevo voglia di vederlo, nonostante ci vedessimo tutti i giorni.

Hazel lancia l'ultimo invito dietro di lei, soddisfatta di averli fatti tutti a mano.
"Sono circa centocinquanta, ho deciso di invitare Malik, ovviamente, che potrà portare il suo più uno.
Ho invitato anche Payne, non so se lo conosci, tu, ma ha una linea di vestiti che vanno molto in questo periodo, credo che andrete molto d'accordo".

"E tu come fai a conoscere gente così famosa?".

Lei fa un sorrisetto "il mio bar è frequentato da gente abbastanza importante, e, sai com'è, il mio charme è illimitato".

Sospiro e mi alzo dalla sedia di legno, prendo l'invito di Harry e saluto Hazel prima di incamminarmi verso il suo appartamento.

Le strade sono completamente innevate, rendendo il passaggio per carri e cavalli impossibile, nonostante abbiano già sparso il sale.
Il sentiero e i marciapiedi sono pieni zeppi di bambini sparsi qua e là che lanciano palle di neve e si impegnano a rendere il proprio pupazzo il più bello fra tutti.
Proprio quando distolgo lo sguardo, qualcosa di freddo mi colpisce in faccia seguito da delle risate infantili.

Lascio sfuggire una risata e lascio cadere la neve dai capelli e dal naso, riuscendo finalmente a trovare il mio aggressore: una bambina dai capelli rossi fiammanti e le lentiggini che mi guarda terrorizzata.

Mi chino a terra e afferro della neve, la appallottolo nelle mano e fisso gli occhi in quelli della bambina.

"Vuoi la guerra? E guerra sia".

Lei sorride e imita i miei movimenti, poi inizia a correre, lasciando dietro di sé impronte e urletti.

Lancio la palla di neve cercando di misurare la forza e non farle troppo male, la prendo sulla schiena e lei si gira, una faccia a metà tra l'offeso e il divertito, per poi lanciare una delle sue palle di neve.

La schivo senza troppe cerimonie, nel mentre altri bambini si schierano dalle due parti, dando vita a una vera e propria battaglia.

"Louis?".

Mi giro di scatto e la bimba, approfittando della mia distrazione, mi colpisce in piena faccia.

Una risata familiare si diffonde nell'aria, riconosco subito il suono e saluto a malincuore i bambini, che non sembrano accorgersi della mia dipartita.

"Hai della neve nei capelli" mi saluta lui.

"Grazie Harry, non me ne sarei mai accorto senza di te".

Senza invito, infila le dita tra i capelli bagnati dalla neve e li scombina leggermente con un sorriso infantile sul viso.

"Sei tutto bagnato, sarà meglio farti asciugare".

-❄-

Il fuoco nel caminetto non tanto famigliare di Harry rende l'atmosfera più tranquilla e rilassante mentre il padrone di casa si sbriga a mettermi fra le mani una tazza di tè nero bollente.

"Quindi, ti ho trovato fradicio mentre davi battaglia contro dei bambini che non avranno avuto più di dieci anni e adesso sei nel mio salotto con la febbre che sicuramente sta salendo," sospira, leggermente divertito "cosa faresti senza di me".

Mi lascio sfuggire un sorriso e mando giù un po' della bevanda calda.

"Veramente, stavo venendo da te."

Lui non sembra sorpreso, ma delle fossette si fanno spazio sulle sue guance dopo uno dei migliori sorrisi di sempre.

"A cosa devo l'onore?".

Mi libero della coperta calda, pentendomi immediatamente, e prendo un pezzo di carta sigillato a cera, porgendolo poi a Harry.

Lui lo prende dalle mie mani e lo apre, confuso e curioso allo stesso tempo, e un silenzio confortante si fa spazio tra di noi mentre legge le parole scritto nel corsivo ordinato e pulito di Hazel.

"Sei sicuro?" chiede in un sussurro, "insomma, è pieno di gente importante, e io..." si blocca, guardando il fuoco con aria triste, "io non sono nessuno".

Fisso Harry con la bocca aperta e gli occhi spalancati, un po' me l'aspettavo che avrebbe reagito così, lo ammetto, ma fa male sentirsi dire una cosa del genere.

"Cosa stai dicendo, Styles? Tu sei importante, magari non sei a capo di un'azienda o, che ne so, non sei un sindaco o un presidente o chicchessia, ma sei importante per me, e per Hazel.
Poi, cosa ti salta in mente? credevi che ti avrei fatto passare il Natale da solo?".

Si gira verso di me con un mezzo sorriso e gli occhi leggermente lucidi "davvero mi vuoi a quella festa?".

Prendo le sue mani, più grandi e decisamente più calde delle mie, e le tengo strette tra le mie, rassicurandolo con un sorriso.
"Più di qualsiasi altra cosa".

Immortal [l.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora