Epilogo

66 7 9
                                    


Non conosceva quella ragazza era vero. Non assomigliava nemmeno a lui. Eppure appena l'aveva vista aveva capito che lo conosceva in qualche modo.

E adesso.

Lauren, sua cugina.

"Ho provato a convincerlo, gli ho detto di aspettare, che stavo tornando, che avremmo trovato un'altra soluzione..." mormorò lei.

A Peter non sfuggì il guizzo che i suoi occhi azzurri fecero nella sua direzione. Non era uno sguardo rabbioso o ferito, solo... Consapevole.

Chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime che cercavamo di passare.

Era diverso con quella barriera nella testa, molto diverso. La sensazione era strana, non esattamente piacevole, ma dava comunque un senso di protezione.

Si immerse per un secondo nella sua mente.

Era come una stanza, una grande stanza vuota, talmente grande da non vederne le pareti, ma spaere della loro presenza comunque.

Dei passi, che in quello spazio vuoto sembravano formare un eco assordante.

"Non puoi prendermi stavolta" disse, la sua voce eccheggiò mischiandosi con i tonfi dei passi.

Nessuna risposta, si voltò. Reannon era lì, a una decina di metri, ma non abbastanza vicino.

La sua faccia sembrava dichiarare il contrario, sembrava davvero convinta di poter passare, di poterlo avere di nuovo.

La gemella fece solo qualche passo avanti, prima di andare a sbattere contro la barriera invisibile.

Peter avrebbe voluto fissare quell'espressione per sempre. Un misto perfetto di fastidio, rabbia e esasperazione.

Non semrbava intenzionata ad arrendersi però. Fece qualche passo indietro, alzando le mani per poggiarle sulla barriera e provare a passare.

"Io non lo farei se fossi in te" l'avvertì il ragazzo, incrociando le braccia al petto, per una volta poteva farlo, esserle superiore, segnare i limiti. E poteva giurare che avrebbe continuato.

Ovviamente Reannon non gli diede ascolto. Premette le mani sul muro invisibile e spinse, forse stava provando alcuni dei suoi trucchetti mentali. Non avrebbero comunque funzionato.

La barriera rispose quasi istantaneamente, attivando il meccanismo di difesa e spingendola indietro, tanto da farla sbilanciare e cadere a terra.

Gli urlò qualcosa mentre si rialzava, forse un insulto, una minaccia, Peter non poteva comunque sentirla. Ma lei poteva sentire lui.

"Vattene" disse piatto "Non puoi più passare, non puoi più prendermi, Reannon"

"Va via"

Due brevi ultime parole.

Avrebbe voluto fotografare anche la faccia che la sorella fece in quel momento, lì in piedi davanti alla barriera, sapendo di non poter entrare.

Alla fine un po' di aria di superiorità ritorno sul vuo volto. Questa volta Peter lesse bene il labiale.

Vedremo dicevano le labbra di Reannon, gli lanciò un ultimo sguardo duro - a cui lui rispose con piacere - prima di voltarsi e andarsene, senza guardare indietro.

Non stavolta pensò lui Adesso sono libero...

Già, era libero. Libero da lei, da i Rivoluzionari. Andy aveva chiesto di non vendicarsi, perchè avrebbe tolto tempo ed energie alla ricerca dei Dodici.

Ma forse, se uno solo su cinque ci si dedicava...

Chiuse gli occhi, e mentre riemergeva dalla sua mente giurò.

Giurò di vendicare il suo amico.

A qualunque costo.

************************************

Cosa sentiva Andy?

Era un misto, un misto perfetto e confuso allo stesso tempo.

Paura. Orgoglio. Pace. Tristezza. Speranza. Rabbia. Rimorso.

Tutti hanno paura di morire è vero. Ma non si poteva dire che la sua situazione non fosse un po' diversa dalle altre.

Aveva visto con chiarezza quel momento, come un film proiettato su una parete bianca. Solo che quello che aveva scorto era la sua morte, e la sua causa. Sapeva esattamente anche quanto mancava.

Dieci.

Peter era davanti a lui, gli occhi vuoti, dietro cui si celava una battaglia che non avrebbe vinto, il coltello sollevato.

Nove.

Otto.

Gli altri erano oltre il campo di forza, avevano ormai capito cosa stava per succedere. Avrebbe tanto voluto alleviare la loro sofferenza.

Sette.

Veronica, adesso voleva guardare solo lei, nei suoi occhi verdi, anche se pieni di lacrime, avrebbe tanto voluto chiederle scusa di nuovo. La collana con l'orchidea era scivolata fuori dalla sua maglietta. Ti amo.

Sei.

Spero trovi il messaggio.

Cinque.

Sentì un sibilo, quasi distante, era il coltello.

Quattro.

Ed adesso si fermava davanti al suo cuore. Lo sapeva, sapeva tutto a memoria. Si preparò.

Tre.

Rivolse un ultimo sorriso triste ai ragazzi, le loro espressioni sollevate, pensando che Peter era riuscito a fermarsi, pronte ad infrangersi subito dopo.

Due.

Uno.

Per lui era la fine del viaggio, si diede un'ultima rassicurazione. Era l'ultima volta che vedeva loro, ma almeno per loro non sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbero visto lui.

Zero.

SPAZIO AUTRICE

Non avete idea gli scleri ieri sera. Una parte di me è felice di aver concluso, per inziare subito a concentrarmi sul sequel, l'altra è un po' triste, come è ovvio, di aver finito questa prima avventura.

Un grazie speciale va a voi lettori, chi commenta e chi no. Non importa se ci siete dall'inizio, o se siete qui dopo due anni che ho pubblicato questo epilogo. Grazie comunque per aver dato un posto nel vostro tempo, e magari (spero) nel vostro cuore, a questa storia. Grazie 💕

Ho già deciso che aggiornamenti ed anticipazioni varie per il secondo libro le farò in un capitolo a parte, mentre tra poco arriverà un capitolo speciale... Ma voglio lasciarvi la sorpresa.

Penso ci vorrà qualche mesetto per inziare a riordinare le idee e scrivere un po' di capitoli... Ma ormai lo so che siete pazienti, quindi...

Ci vediamo al secondo libro di The Gift 😘

(vi terrò aggiornati tranquilli)

Cami 💕

The GiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora