5 - Primo Giorno

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Come avevo previsto il giorno prima, questa mattina mi sono svegliata alle 9 e 45, ed è logico pensare che al quel appuntamento sarei arrivata in ritardo.

Così, presa da una strana tranquillità, mi alzo con calma dal mio letto, spostando le bellissime lenzuola rosa chiaro, che fino a pochi minuti fa mi stavano ricoprendo, e mi posiziono davanti allo specchio del mio bagno.

Non so perché io sia così calma, ma credo che la mia testa abbia capito che tanto il danno è fatto, e andare di fretta peggiorerebbe solo la situazione.

Mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno per preparami, sarei arrivata in ritardo ma almeno in condizioni migliori di quelle in cui ero sta mattina.

Finita la selezione dei vestiti guardo il telefono e leggo che sono le 9 e 55.

Cari miracoli,
So che sono in ritardo
Ma speravo in un vostro intervento.

Ancora consapevole di essere in ritardo ma sempre con la solita calma che non mi appartiene, scendo le scale per raggiungere l'ingresso di casa, dove trovo mio padre che stava uscendo per andare a lavoro.

«Papà!» Gli urlo per farmi sentire, provando a fermare il suo intento di uscire di casa.

Di solito non si vede spesso, lui lavora come medico in un ospedale qui vicino.
Si occupa di bambini malati di tumore e soprattutto in questo periodo, i casi sono aumentati ed è diventato raro vederlo a casa.

«Sei bellissima oggi» Dice guardandomi «Sei pronta?
Approposito l'appuntamento non era alle 10?»

Sono sua figlia.
Mi conosce da sedici anni.
Dovrebbe sapere che sono costantemente in ritardo.

«Si» Dico sorridendo in modo imbarazzato«Infatti devo muovermi, sta sera ci sei a cena vero?» Chiedo, ma suona più come supplica che come domanda.

«Spero di si, tesoro» Mi dice lui dandomi un bacio sulla fronte e facendomi uscire di casa.

Non ero tanto convinta di quelle parole dette da mio padre, ma ci speravo, come al solito.

Insomma, so che il suo lavoro è importante e che senza di esso adesso noi non avremmo una casa, cibo né niente ed è proprio per questo che, da due mesi circa, mi ripeto che è solo questione di tempo e che tra poco torneremo alla "normalità".

Persa nei miei pensieri sul lavoro di mio padre, non mi accorgo di sbattere contro qualcosa, o, come mi accorgo successivamente, qualcuno.

«Guarda un po' che si vede» La voce di Jacob Moore è anche più fastidiosa dell'impressione che mi aveva dato il giorno prima«In ritardo il primo giorno?»

«Almeno io un primo giorno ce l'ho» Ribatto acida.

«Ti credi simpatica ragazzina?» Dice lui cambiando tono di voce,cercando di spaventarmi

«Moore tu non dovresti stare dall'altra parte della strada?» La voce arrogante di Liam, alle nostre spalle, ci raggiunge.

Jacob lo guarda con la stessa aria di sfida con cui l'aveva squadrato ieri, quando Stiles aveva preso il suo posto.

«Ci vediamo, Diana Smith» Dice, alla fine.

«Ciao Moore» Dico con lo stesso tono acido mentre lui attraversa la strada opposta a noi.

Che sia chiaro.
Quella specie di bestia alta 1 e 90 non mi spaventa.
Per nulla.

Mentre Jacob si allontana dalla nostra visuale noto Liam che mi squadra da capo a piedi.

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