Capitolo 5: Lisette

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Il giorno dopo mi svegliai con un tremendo mal di testa e il mal di gola. Bevvi una tazza di latte caldo e miele -non seppi mai dove Coryus li rubò, ma ho il sospetto che le scorte di Illyrio furono depredate.

Provai a mandare via mio fratello, ma lui insistette per rimanere.

«E cosa dovrei dire a Daenerys? Ti stava cercando quando sono andato al palazzo: sembrava preoccupata.»

«Dille che sto male. È la verità e le darà la possibilità di cavarsela da sola, per un giorno. Ho solo un po' di mal di testa, sarò pronta in tempo per la partenza, domani.»

«Domani? Ma è prevista per oggi pomeriggio, subito dopo pranzo.»

Nel pomeriggio?!, pensai. Ma cosa era saltato in testa a Drogo per farci partire con ventiquattr'ore di anticipo?

«Perché sono sempre l'ultima a sapere le cose?»

«E me ne fai una colpa? Sei stata tu a rimanere a letto piagnucolando e chiedendomi di tornare a palazzo per portarti del cibo. Io ho soltanto origliato qualcosa, tra poco dovrebbero venire ad avvisarci, in ogni caso.»

«Dannati loro, mancano solo poche ore al pranzo: come sperano che io mi prepari per allora?»

«Ti comporti da prima donna. E poi, hai solo qualche vestito e forse un paio di libri da impacchettare.»

«Un paio?!» esclamai. «Vieni a vedere.»

Andai in camera mia e alzai il materasso: lì erano nascosti una decina di libri, mentre sotto il letto, appoggiati sul pavimento ce ne stavano altri cinque. Se non si contavano quelli della libreria.

«Dove li hai tenuti nascosti, questi?» chiese il ragazzo, chinandosi per guardare meglio.

«Sono sempre stati lì» risposi, stringendo le spalle e sorridendo con innocenza.

«E li hai letti tutti?»

«La maggior parte.»

«Senti, non puoi portarteli dietro tutti.»

«Lo so bene. Per questo ho chiesto alla famiglia che abita qui di fianco di badare alla casa, mentre noi non ci siamo. Hanno un figlio grande, che vuole iniziare a vivere da solo: abiterà lui qui, in nostra assenza.»

«E poi dici di essere tu, quella che non sa le cose. Quando pensavi di avvertirmi dei tuoi piani?»

«Oggi... solo, credevo di avere più tempo.»

«Va bene. Inizia ad impacchettare tutto il necessario.»

Eseguii l'ordine in silenzio, scegliendo solo lo stretto necessario. Lasciai a malincuore un libro di storia perché pesava troppo, limitandomi a sfogliarne alcune pagine per imprimere almeno qualche ricordo nella mia mente, poi andai in cucina. Mangiammo velocemente alcune riserve di cibo che ci erano rimaste e impacchettammo la carne essiccata che avevamo lasciato da parte per il viaggio.

Poi andammo al palazzo di Illyrio per organizzare gli ultimi preparativi con i Targaryen.

Il mio mal di testa continuava a martellarmi le tempie, rendendomi impossibile ragionare lucidamente.

Quando qualcuno mi parlava, stringevo gli occhi per concentrarmi meglio e, quando salimmo sui cavalli per partire, fu un sollievo per me: almeno potevo rilassarmi e stare seduta.

«Lisette,» mi accolse Ser Jorah, affiancandosi.

«Buongiorno,» lo salutai con la mano.

«Di nuovo mal di testa?»

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