Capitolo 20: Jon

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Se già avevo molti ripensamenti sul mio seguire i Bruti, il colpo di grazia lo diede la decisione di Tormund di tendere una trappola a uno stalliere che probabilmente stava curando dei cavalli da vendere ai Guardiani.

Per fortuna l'uomo riuscì a scappare mentre io distraevo Ygritte quando lei stava per colpirlo con una freccia...

Magari fosse stato così semplice. Riuscimmo a raggiungerlo e a farlo cadere da cavallo.

Mi porsero una spada, dicendo: «Sei uno di noi, ora. Dimostralo.»

Quello era un chiaro invito ad ammazzare quel pover'uomo, ma io non ce la facevo. Ero un Corvo, come avrebbero detto loro, e lo sarei sempre stato. Avevo lottato tanto per entrare nei Guardiani e negare di essere uno di loro sarebbe stato come negare di chiamarmi Jon Snow.

Quindi ci fu uno scontro, da cui riuscii a sfuggire per un pelo. Ma a che prezzo! Nella fretta della fuga lasciai sola Ygritte, che dovette sentirsi parecchio delusa da me.

Mi raggiunse a uno specchio d'acqua dove io mi ero fermato a sciacquarmi il volto dal sangue delle ferite riportate durante lo scontro.

«Non colpirmi, ti prego,» la supplicai, guardandola oltre l'arco che stringeva tra le mani con una freccia incoccata. «Sapevi che io ero uno di loro e che lo sono sempre stato! So che non vuoi farlo.»

«Tu non sai niente, Jon Snow,» rispose con voce tremante.

Malgrado la situazione drammatica, mi venne da ridere. «Una cosa la so, invece. So che ti amo,» lo dissi con le lacrime agli occhi ma continuando a sorridere. «E so che tu ami me. Ma devo tornare a casa, ora.»

Vedendo che lei non rispondeva niente, mi voltai. Quando fui di spalle, lei scoccò una freccia nella mia schiena.

Caddi a terra con un lamento gorgogliante e mi trascinai verso il cavallo prima che lei avesse il tempo di colpirmi di nuovo.

Riuscii a montare e lei incoccò una freccia diretta nella mia gamba. Girai il cavallo e ne scoccò una nell'altra.

Quando riuscii ad arrivare alla barriera ero più morto che vivo: mi trascinarono dentro di peso perché ero caduto da cavallo nel momento in cui ci eravamo fermati, ed ero semi-svenuto.

Mi accolsero Sam e Pyp, la cui vista fu più felice di qualsiasi altra cosa, in quel momento.

«Non sforzarti,» mi disse Samwell quando chiamai i loro nomi. «Sei a casa.»

E poi, ad altri guardiani: «Portatelo dentro! E fate piano, per favore.»

***

Quando finalmente mi fui rimesso in sesto, Sam trovò il coraggio, non senza una buona quantità di imbarazzo, di informarmi della morte di Robb.

Una parte di me era indubbiamente triste, ma l'altra... non senza vergogna ammetto oggi che mi sentii sollevato.

«Sono sempre stato geloso di lui,» spiegai al mio amico. «Era più bravo di me in qualsiasi cosa, e mio padre lo guardava... se gli Dei fossero discesi di fronte a lui, probabilmente non sarebbe stato così orgoglioso.»

«Io vorrei odiare te, a volte,» ammise Sam, arrossendo. «Sì, insomma... tu sei migliore di me in tutto, tranne che a leggere.»

Risi, la prima risata di cuore che facevo da mesi, e un po' mi si scaldò l'animo. «Sono tutti pronti a riceverti,» mi disse il ragazzo.

«Ser Alliser una volta voleva impiccarmi. Ora lo farà di certo.»

«Non hai fatto niente di male!»

«Ho fatto cose orribili...»

Entrai nella sala principale, dove alcuni degli altri guardiani erano ammassati, pronti per la mia udienza.

Ci fu un lungo interrogatorio, alla fine del quale Thorne se ne uscì con un riassunto molto accurato dell'intera faccenda.

«Ammetti di aver assassinato Qhorin il Monco?»

«Non l'ho assassinato,» provai a difendermi.

«Hai infilzato un tuo confratello con una spada, come lo chiami questo?»

«Voleva che lo uccidessi,» spiegai.

«Il figlio bastardo di un traditore,» commentò un Guardiano. «Cosa vi aspettavate?»

«Il Monco era convinto che uno di noi doveva entrare in confidenza con Mance.»

«Non parlare di lui come se lo conoscessi bene. Era un mio confratello...»

«E allora saprai meglio di me che sarebbe morto per difendere la Barriera. Il Popolo Libero lo avrebbe ucciso comunque, ma...»

«"Il Popolo Libero",» mi scimmiottò un Guardiano, lo stesso che aveva parlato prima. «Parla come un Bruto adesso...»

«E allora?» risposi piccato. «Ho mangiato con loro, scalato la Barriera con loro. Io... sono stato con una delle loro donne,» sospirai. Era inutile tentare di negare, quindi mi decisi a dire tutto ciò che era necessario.

«Ammetti di aver infranto il tuo giuramento?»

«Sì.»

«La legge parla chiaro: merita la morte.»

«Se tagliassimo la testa a ogni Ranger che è stato con una ragazza, la barriera sarebbe protetta da uomini decapitati!» intervenne Maestro Aemon.

«C'è differenza tra sgattaiolare nel bordello di Città della Talpa e andare a letto con una nemica.»

«Mentre stiamo qui a discutere a quale legge ho disobbedito,» intervenni, «Mance Rayder marcia verso la Barriera con un esercito di centomila uomini.»

«Impossibile,» ribatté Ser Alliser. «È già difficile mettere insieme cinquanta Bruti senza che si uccidano tra loro.»

«Invece io li ho visti. C'erano anche giganti.»

«Giganti?» intervenne nuovamente il Guardiano di cui non conoscevo il nome. Ma dove l'hanno preso questo qui?, pensai, quasi divertito.

«Sei mai stato oltre la Barriera, mio signore?» gli chiesi, rispettosamente.

«Ho comandato per anni la guardia cittadina di Approdo del Re.»

«E ora sei qui. Non devi averlo fatto molto bene se ora ti trovi qui.»

«Ma come osi?»

«È Tormund Veleno dei Giganti che guida un attacco da sud, mentre Mance attaccherà da nord. Il segnale sarà un grande fuoco, secondo loro il più grande mai visto. Questa è la verità. Tutta quanta. Ora, volete tagliarmi la testa o posso andare?»

«Per oggi non ti giustizieremo, Jon Snow,» spiegò Maestro Aemon. «Va' pure.»

Uscii di lì col cuore più leggero.

***

Spazio autrice: questo capitolo brevissimo e di transizione arriva più che altro come stacco tra una vicenda di Lisette e l'altra, ma sempre tenendo d'occhio come se la passa Jon. Inoltre ho alcuni avvisi importanti da dare: uno riguarda gli aggiornamenti della storia, che, alla luce dell'aggiornamento di domenica, potrebbe essere pubblicata con un appuntamento bisettimanale. Il secondo riguarda un'ulteriore sessione di esami: inizio ad avvertirvi sin d'ora che la storia potrebbe subire un ulteriore rallentamento perché il 15 e il 17 settembre avrò gli ultimi due esami del secondo anno. Ma confido che, nel caso in cui la storia non sarà finita entro allora, saprete aspettarmi ancora qualche tempo, quando riprenderò la sessione. D'altra parte, si tratta solo di un paio di esami.

Le cronache del Lupo e del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora