A volte penso alla mia vita, penso a tutto quello che è successo e che probabilmente deve ancora succedere. Non voglio essere negativa, ma so che anche se non voglio esserlo, lo sono. Perché tutti pensiamo al peggio quando ci ritroviamo davanti situazioni particolari, no? Chi pensa che possa andare solo peggio quando succede, ma solo perché è paranoico e noioso, perché vive costantemente nell'ansia che quello che gli sia successo possa ricapitare, diventando a parer mio egoista e nient'altro.
Ci sono quelli, di cui anch'io faccio parte, dove abbiamo sempre vissuto di merda. Insomma. Non abbiamo nemmeno tempo per pensare se qualcuno o qualcosa voglia farci male. Non abbiamo tempo perché sappiamo già che succederà, è abitudine, diversamente dall'altra categoria è quando le cose vanno bene che devi preoccuparti e contemporaneamente goderti quei ultimi attimi, ogni minuto o secondo in quei momenti è prezioso.
Io mi trovo in un limbo, le cose vanno bene, ma so che ben presto accadrà qualcosa, e questa sensazione mi attanaglia il petto in un modo quasi assurdo, asfissiante, non ne posso più. Non so quanto ancora possa andare avanti, non so cosa succederà, ma devo tenermi pronta. Cercare di tenere quella poca lucidità che mi è rimasta, perché senza di quella, non riuscirò a superare un bel niente. E sembra strano detto da me, ma sto lentamente iniziando ad imparare l'autocontrollo, quello che non ho mai avuto. Non so cosa verrà fuori, se ci riuscirò, ho promesso a me stessa di limitare un po' tutte le stronzate che ho fatto.
Perché me ne pento, al giorno d'oggi, ci penso ancora e mi pento ogni volta. Mi domando perché abbia fatto quella cosa. Mi domando cosa mi abbia spinto a farlo, non lo so, o forse si. Fatto sta, che se tornassi indietro le cose non cambierebbero, perché ormai fanno parte di me e perché conoscendomi sono sicura che le cose sarebbe uguali ad ora.
Spensi la sigaretta, e chiusi la finestra della mia stanza. Per poi uscire. Casa era silenziosa, mio fratello non era ancora rientrato dallo studio oppure era assieme a Sofia, la sua fidanzata. Era fortunato Matteo, aveva l'amore di una persona, cosa che io non so nemmeno cosa sia, ma onestamente me ne sono fatta una ragione. Non mi serve a nulla, e infondo sto bene così. E poi perché Sofia era fantastica, la ragazza adatta a lui. Ero felice che almeno lui abbia trovato qualcuno alla sua altezza.
Decisi di uscire, magari passo per lo studio per vedere come vanno le cose, anche perché stare a casa per me è qualcosa di noioso. Presi le sigarette, le chiavi ed uscì, chiudendo la porta a chiave. Il sole di marzo riscaldava, per quanto debole, la mia pelle e il leggero venticello rese la temperatura piacevole. Iniziai a camminare per le strade di Cinisello che ormai conoscevo a memoria, senza prestare attenzione alcun dettaglio, ormai di quelle strade, di quei negozi, conoscevo ogni minimo dettaglio.
Arrivai nei pressi dello studio di Matteo, suonai al citofono e poco dopo mi venne aperto il cancello di ferro davanti a me, probabilmente era ancora all'interno assieme al suo producer. Chiusi il cancelletto ed entrai nello studio. Dalla porta si potevano sentire le risate che riempivano la stanza, con un leggero sorriso sulle labbra bussai alla porta, poco dopo mio fratello con una birra in mano aperta mi venne ad aprire. Mi sorrise e mi fece entrare, all'interno oltre a George, c'era anche un ragazzo moro, mi fissava e così come lui anche io. -come mai sei qua?- chiese Matteo interrompendo il silenzio che si era creato -non sapevo cosa fare a casa e quindi sono venuta qua, ti dà fastidio?- domandai mentre mi sedevo sul divanetto ricoperto dai giubbotti ai quali si era aggiunto anche il mio. -che fai, non ti presenti?- mi ammonì mio fratello, sbuffai per poi rialzarmi e andare in direzione del moro che fino a quel momento era rimasto zitto, lanciandomi qualche sguardo, ma tenendo l'attenzione su Matteo. -piacere Martina.- gli dissi allungandogli la mano, lui sorrise -Diego.- rispose stringendo la mano -bene, quindi a me la dai una birra?- dissi togliendo la mano da quella del moro e girandomi le spalle -madonna.- disse ridendo mio fratello abbassandosi davanti al piccolo frigorifero colmo di birre e me ne prese una, la stappò e me la passò, la presi felice per poi buttarmi nuovamente sul divanetto a vedere ciò che sarebbe successo da lì a poco. Probabilmente lui e Diego avrebbero registrato un pezzo, probabile.
-dai fra, io vado, al massimo ci becchiamo in giro.- disse Diego alzandosi dalla sedia, rimasi sorpresa, era solo di passaggio? -va bene, ma che ne dici se sta sera venite da noi?- domandò Matteo -non so se va bene anche agli altri.- rise Diego -ma sì, vedi.- rispose portando alle labbra la bottiglia di vetro -non so fra, ti faccio sapere più tardi.- sorrise -va bene, ci vediamo.- rispose il moro mentre Diego aprì la porta salutando tutti e uscendo. -pensavo doveste registrare un pezzo assieme.- dissi appena la porta di legno si chiuse -cosa? no.- rispose sorridendo -strano.- risposi alzando le spalle -Marti, ma tu sei sicuro di non averlo mai visto?- mi chiese -mmh non credo.- risposi alzando le spalle -sarà, ma vedi che è probabile.- disse per poi posare su un tavolo la bottiglia di vetro semivuota, ed entrare in sala registrazione -Matteo tu mi preoccupi.- dissi prima che potessi chiude la porta, lui rise e la spessa porta a doppio vetro si chiuse con un leggero tonfo.
Mentre Matteo registrava, iniziai a vagare con la mente, cercando di capire se avessi mai visto Diego, ragionandoci, è probabile. Se fosse amico di Walter, avrei potuto vederlo così, per puro caso, ma magari non me lo ricordo. Se così fosse, questa sera ci sarebbe anche lui, e allora si spigherebbe tutto. Ma onestamente, non ricordo mai di averci parlato, e a quanto pare nemmeno lui si ricorda di me.
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"A vita 'o ssaje ce pò fa male,
e per sognare poi qualcosa arriverà."Oggi sono undici mesi, eppure sembra passato di più. Ho sempre pensato che non esistesse la persona che, di punto in bianco, cambiasse la mia vita, le mie abitudini. E invece è arrivata. E quella sei tu. Undici mesi di molte cose, di risate, condivisione, incazzature e anche qualche lacrima (strano anche da scrivere) ci siamo dette tante cose, tanto che ormai entrambe sappiamo tutto dell'altra. Non mi è mai successo con nessuno, nessuna persona ha avuto il "potere" di andare oltre a ciò che faccio vedere di solito. Nessuno conosce quello che io sono realmente, ognuno conosce una piccola parte di me. Ma tu, invece, conosci tutto.
Io te l'ho sempre detto, e sarò qua a ripeterlo fino alla fine, tu sei speciale. Anche se te pensi di non meritare niente, anche se pensi che meriteresti tutt'altro, tu sai a cosa mi riferisco. Per me meriti tanto, meriti forse tutto, so bene che negherai questa affermazione e sai anche, che nonostante tu me l'abbia detto mille volte, a me non interessa e ciò che penso e ne sono sicura. Sei l'unica amicizia della quale non ho e probabilmente non avrò mai rimpianti, la prima dove qualsiasi cosa faccia non senta in debito di fare altro. L'unica che non mi ha chiuso la porta in faccia appena si è sentito dire "non hai capito", quella con cui posso discutere di qualsiasi cosa, quella con cui posso parlare. Sei l'amicizia che non mi sarei mai aspettata di ricevere, perché si Martina tu sei rara, la persona più bella, probabilmente la mia preferita (se così vogliamo dire), perché diversamente da altre persone, diversamente da tutte quelle che ho incontrato in tutti questi anni della mia vita, tu ti sei contraddistinta per una cosa, sei vera. E non è mai stata cosa che ho dato per escluso, ho sempre cercato questo in un'amicizia e nemmeno mi sarei mai immaginata di riuscire a trovarla. Lo so, mi sto allungando troppo, è una noia, ma la voglia di dirti la metà, circa, delle cose che penso e supera la consapevolezza di diventare una rottura di coglioni. Onestamente, ora, non so più nemmeno cosa dirti, so solo che tutto questo è solo l'inizio, te lo prometto.Ti voglio bene
Margherita