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Qualcosa mi opprimeva il petto, rendendomi quasi impossibile respirare, presi delle grosse boccate d'aria, ma nonostante questo era come se tutto fosse inutile, come se l'aria negasse di entrare nei miei polmoni, o come se quest'ultima non fosse abbastanza. Mi alzai, spalancai la finestra ricominciai prendendo delle grosse boccate, respirando, per quanto mi fosse possibile, a pieni polmoni. La notte era tranquilla, non c'era niente di particolare, niente di interessante, come ogni volta. Cinisello non aveva mai niente di particolare, se non quelle persone che nelle ore tarde uscivano per andare a fare "le loro cose".

Mi avvicinai al mio comodino per prendere una sigaretta, quando il mio cellulare vibrò leggermente, e incuriosita lo presi. Portai la sigaretta alle labbra, e nel frattempo mi riavvicinai alla finestra, presi l'accendino appoggiato sul davanzale e accesi il cellulare, erano le tre di notte, non era insolito che mi svegliassi a quell'orario, l'insonnia non mi ha mai regalato molte ore di sonno e purtroppo, era qualcosa di abituale, ma nemmeno ci facevo caso più, era così e basta. Molte persone suggeriscono di prendere qualche medicinale, di fare infusi con chissà che erbe all'interno, ma a dirla tutta io ne sono spaventata di queste  cose. Non volevo assumere niente, ho sempre preferito rimanere sveglia a fissare il soffitto, che per quanto noioso, sicuramente era meglio che prendere pillole che avrebbero creato dipendenza a lungo andare. 

Sul telefono c'era un messaggio, non avevo idea di chi fosse il numero, ma questo messaggio conteneva una foto. Lo sbloccai e aprì la chat con questo sconosciuto, e mi accorti che era una mia foto, di poco fa, mi guardai attentamente attorno. Chi era lo stronzo? Non poteva essere mio fratello, nemmeno qualche suo amico, nemmeno Diego. Me ne sarei accorta, no, qua c'è qualcuno di davvero più furbo. Il cellulare vibrò di nuovo, questa volta era un messaggio normale "sei rimasta sempre la solita, bambina" mi allontanai di scatto da quella finestra, prendendo una felpa che avevo appoggiato su un mobile prima di andare a dormire, e uscì dalla mia stanza, entrai come una furia in quella di mio fratello, che nel frattempo dormiva beatamente -Matteo alzati.- dissi urlando -ma che cazzo di problemi hai?- urlò il moro, aveva ragione -vedi di muovere il culo, quello stronzo  è qua.- dissi avvicinandomi a lui, che spalancò gli occhi e si alzò immediatamente -muoviti.- dissi avvicinandomi alla porta -non fare un altro passo, non ti azzardare.- disse mio fratello, lo guardai confusa. -che cazzo ti prende?- domandai -tu non farai niente.- disse, mi venne da ridere, dopo tutto quello che gli aveva fatto aveva anche il coraggio di dire di non fargli niente.

Non vedo perché avrei  dovuto stare a sentire quello che doveva dirmi, avevo la possibilità finalmente di far tacere tutti quei ricordi, di mettere la parola "fine" a tutto. Per tutto quello che ci ha fatto, per tutto quello che mi ha fatto, per avermi strappato l'unica persona che davvero mi amava, l'unica persona che ha dato la sua vita per me. No, non l'avrebbe passata, non poteva rimanere ancora in vita, non riuscivo a sopportarlo.

-fanculo.- dissi uscendo di corsa dalla sua stanza mentre lui urlava il mio nome, come una furia aprì la porta, mi guardai attorno, ma c'era il nulla, non avevo idea di dove potesse essere, doveva uscire fuori. Assolutamente. -esci fuori cazzo, esci!- urlai continuando a girarmi intorno, potevo sembrare una pazza, probabilmente un po' lo ero in quel momento, ma a saperlo nelle mie mani, sapere che lui sa dove mi trovo, mi faceva impazzire. Non avevo più alcun posto per stare al sicuro. -che cazzo fai Martina?!- urlò mio fratello prendendomi per un braccio -stai dandolo solo spettacolo, ma che cazzo ti passa per la mente?- domandò cercando di portarmi in casa -quel figlio di puttana è qua, devo ammazzarlo con le mie mani.- dissi fissando negli occhi Matteo, restammo così per qualche secondo -vieni dentro.- disse a denti stretto e strattonandomi per un braccio rientrammo in casa -a me che cosa passa per  la testa? Vogliamo parlare di te che continui a giustificarlo, a fare finta di niente? Ma che cazzo hai?- dissi fissandolo -non sto giustificando nessuno, ammazzarlo qua di certo non ti porterà da nessuna parte. Vedi di chiedere scusa a tuo padre e di risolvere questa situazione, se  è quello che vuoi.- disse allontanandosi.

Io non dovevo le scuse proprio a nessuno, soprattutto a gente come lui, dopo quello che mi ha fatto passare. No, per nulla. Il cellulare vibrò nella tasca destra della felpa, lo presi, e guardai quale altro messaggio aveva lasciato quell'essere che fino a poco fa era all'esterno di casa mia.

"troppo tardi piccina"

Aletheia|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora