-Ma quindi alla fine vengono o no?- chiesi a mio fratello riferendomi all'invito che aveva rivolto al moro qualche ora prima -ha detto di sì, prendiamo una pizza.- rispose Matteo alzando le spalle e rispondendo velocemente ad un messaggio di qualche suo amico. -va bene, anche perché non c'è alcuna alternativa.- risposi ridendo, la cucina non era il mio forte, e lo sapeva. -lo so, e meno male, anche perché non volevo morire avvelenato.- rise prendendomi in giro -che stronzo che sei oh.- dissi facendo l'offesa. -dai non fare così.- rise abbracciandomi e lasciando un bacio sulla guancia -no, non funziona così, preparati tu la tavola, stronzo.- dissi allontanandolo da me e ridendo -questa me la lego.- rispose lui, alzai le spalle e andai in sala buttandomi sul divano.
Suonarono alla porta, io rimasi seduta sul divano. -potresti almeno aprire?!- urlò Matteo dalla cucina, sbuffai e mi alzai. Aprì la porta d'ingresso e mi ritrovai davanti Walter -e tu che ci fai qua?- dissi sorridendogli -sorpresa.- rispose abbracciandomi, sotto lo sguardo confuso di Diego. Allora non era possibile che ci fossimo visti quelle volte che andavo da Walter. Li feci entrare in casa e Matteo ci venne incontro con il suo solito sorrisetto soddisfatto sulle labbra. -tutto bene?- chiese abbracciando i due -non male.- rispose Diego sorridendogli, andammo in cucina e iniziammo ad occupare i posti, ordinammo le pizze ed aspettammo -ma quindi, non ti ricordi niente?- chiese Matteo verso di me -cosa dovrei ricordare?- chiesi ridendo -non ricordo di averlo mai visto- risposi alzando le spalle e così anche Diego -colpa mia.- rispose Walter sorridendo ad entrambi. Scossi la testa e suonarono alla porta, Matteo si alzò ed andò ad aprire. Io, Walter e Diego restammo in silenzio.
Non sapevo cosa dire, non avevo nemmeno voglia di parlare.
Mio fratello tornò con le pizze, ci alzammo tutti in piedi e prendemmo quelle che avevamo scelto. Mangiammo ridendo e scherzando, tutto sommato Diego era una buona compagnia.
[... ]
Uscì fuori sul balcone e mi accesi una sigaretta, mentre il freddo di quel periodo mi obbligò a stringermi nella mia felpa enorme. Sentì la presenza di qualcuno alle mie spalle. -Marti.- disse e riconobbi la voce di Walter -ehi.- sorrisi girandomi nella sua direzione fin quando non lo vidi affianco a me. -mi spiace di non avertelo presentato subito.- sorrise -ma va non ti preoccupare.- risposi -penso che tu gli stai simpatica, ho notato che ti guardava abbastanza interessato.- disse -oh si certo.- risposi ridendo -penso che non sia così, insomma, abbiamo molte cose differenti.- risposi, lui alzò le spalle -differenti non vuol dire simili.- rispose, rimasi per qualche istante confusa e lo guardai, che cosa voleva dire? Non capivo. Se eravamo differenti, non potevamo essere simili, come dice lui. Sono due parole completamente differenti.
Però, pensandoci, potrebbe essere. Io e mia madre, alla fine, siamo simili, anche se molto differenti. In molte cose la pensiamo allo stesso modo, e forse andiamo d'accordo perché non senza qualche difficoltà, riusciamo a capirci. Ma questa cosa non può accadere con tutti, è impossibile, non possono esistere altre persone con le quali possiamo avere qualcosa di importante in comune, non avendo la stessa storia, è impossibile che quella stessa persona possa capirti come lo un'altra. Ogni persona è diversa. E sicuramente Diego non può fare ciò che, magari, ha fatto mia madre.
-non sottovalutarlo.- disse dopo quel lungo minuto di silenzio -prova a conoscerlo.- continuò -dovrei fidarmi?- sorrisi prendendolo in giro -non so, come vuoi.- rispose lui capendo e sorridendomi -vedremo, ma non sono così convinta che sia come tu dica.- dissi -lo conosco, e conosco te. So di quello che parlo.- mi rispose, alzai le spalle. -come vuoi, per qualsiasi cosa, ormai sai che siamo qua.- disse allontanandosi lentamente con il solito sorrisetto dolce sulle labbra, gli sorrisi e annuì, lui rientrò all'interno della casa, mentre io rimasi per qualche minuto ancora a fissare la luna, che quella sera, sembrava brillare più del solito.