Rapporto missione

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Un vecchio attende impaziente dietro un'enorme scrivania in legno di mogano. Con le mani sistema del carte sbadatamente mentre gli occhi rimango fissi sull'orologio a cucù appeso alla parate.

A un certo punto snervato si appoggia allo schienale della sedia su cui siede. Un trono alto più di 2 metri anche quello in legno massello e foderato di velluto rosso. Immerso in tutta quell'enormità il vecchio appare ancora più piccolo di quanto non sia veramente.

I piedini continuano a penzolare non arrivando al pavimento mentre il viso è continua deformazione a causa delle rughe.

A un certo punto si passa la mano tra i capelli: ispidi, lunghi e tirati all'indietro; una ciocca gli rimane in mano. Se la rigira tra le dita soffermandosi sul colore bianco, un bianco sporcato dagli anni proprio come quello della sua pelle, se non si muovesse qualcuno potrebbe pensare che sia già morto.

Con le lunghe dita rinsecchite continua a picchiettare sulla scrivania quando l'orologio a cucù scatta segnando il mezzogiorno. Un piccolo usignolo intagliato nel legno scatta fuori dalle porticine dello stesso materiale fischiettando.

Subito i suoi occhi incavati nelle orbite scattano a fissarlo per poi chiudersi in un battito di palpebre provocato dalla stanchezza.

Con lo sguardo inizia a percorrere uno dopo l'altro i numerosi dipinti posizionati in giro per la stanza mentre da un brocca di cristallo si versa del brandy in un bicchiere del medesimo materiale.

Il vecchio non fa in tempo ad avvicinare le labbra rinsecchite al liquido ambrato che L'emissario entra di gran carriere nella stanza spalancando due enormi portoni.

Col completo nero macchiato di polvere l'uomo si inginocchia davanti al vecchio chinando la testa.

"Mio signore porto notizie dal campo di battaglia".

Il vecchio termina un attimo di sorseggiare un goccio di brandy poi si pronuncia.

"Allora prosegui pure col rapporto della missione".

"Il dirigibile è stato abbattuto come previsto e le guardie eliminate con estrema facilità, però il ragazzo assunto da Chrisantos è giunto in tempo sul posto per ingaggiare battaglia".

"Ha creato problemi?".

"No signore, se ne è occupato Cool; l'ha eliminato".

"Bene".

"Il problema è che subito dopo Cool ha deciso di tradire ed a lui si è unito anche suo fratello Shoot".

"Avevamo previsto che qualcuno degli uomini avrebbe potuto rivoltarcisi contro allettato da un'offerta migliore dei Fleer, gli altri se ne sono occupati".

"Ci hanno provato, ma i fratelli si sono rivelati degli avversari più tosti del previsto. Shoot ha eliminato Nienette e Maximum, mentre Cool ha messo fuorigioco Antoniette e rapito Flemeth".

"Ed il generale Zoldick, Lermitage? Che stavano combinando quei due buoni a nulla nel frattempo?".

"A quanto pare le figlie di Chrisantos possiedono un'armatura di secondo livello tecnologico e con quella sono riuscite a mettere fuori gioco Zoldick, a quel punto Lermitage trovandosi in inferiorità numerica è stato costretto a ritirarsi".

Il vecchio sbrocca lanciando il bicchiere di cristallo contro il muro, poi si alza. Col mantello nero che striscia lungo il pavimento si avvicina all'Emissario prendendolo per il collo e costringendolo ad alzare la testa così che possa fissarlo negli occhi.

Ora che i due sono uno di fianco all'altro si nota bene quanto il vecchio sia in basso in realtà, infatti anche se inginocchiato l'Emissario è comunque alto quanto lui, probabilmente non supera il metro e venti.

"Che esseri inutili dimmi almeno che avete confermato l'uccisione dei Fleer".

Nonostante le mani fragile la presa del vecchio è salda facendo uscire la voce strozzata.

"Sono...riusciti tutti a scappare".

Con un moto di rabbia il vecchio libera l'Emissario tornando al suo posto.

"Dimmi che almeno conosciamo le loro posizioni attuali".

Prima di rispondere l'altro si massaggia un attimo la gola.

"Le figlie Rose e Viola sono attualmente insieme a Cool e Shoot in un rifugio di bambini senza cognome sotto l'olimpo dei rifiuti. La posizione di Chrisantos invece è sconosciuta".

"Maledizione! Proprio del più importante dovevamo perdere le traccie".

Con stanchezza il vecchio torna a massaggiarsi le tempie un momento per poi riprendere deicendo.

"Manda l'ombra a sistemare le sorelle e dille che se i fratelli dovessero mettersi in mezzo a piena libertà di ucciderli e poi trovami Chrisantos; voglio sapere la sua posizione prima di domani".

"Sissignore. E se i fratelli dovessero minacciare di morte Flemeth che deve fare l'ombra".

"Non mi interessa che cosa succede a quella ragazzina, che la lasci morire, priorità assoluta all'eliminazione delle sorelle".

"Sarà fatto" e l'Emissario si congeda uscendo dalla stanza.

Al suo posto entra un ragazzino evidentemente imparentato col vecchio. I due hanno lo stesso portamento regale, la stessa andatura, lo stesso gusto per i capi neri e la stessa pelle bianco cadavere; solo che quella del ragazzino è senza neanche una ruga, sempre essere appena stata tirata a lucido.

Mentre cammina i capelli bianchi ondeggiano seguendo il suo passo, porta un doppio taglio; rasati ai lati e lunghi sopra poi tirati all'indietro grazie a del gel.

Una volta arrivato davanti alla scrivania si toglie una maschera antigas che porta su bocca e naso. Poi prende una sedia posizionata attorno ad un piccolo tavolino in vetro insieme ad altre due, e vi ci si siede sopra accomodandosi.

"Cosa vuoi Osvald".

"Nulla in particolare nonno, mi chiedo solo perchè affidare un missione tanto importante all'ombra quando potevi tranquillamente usare i miei giocattoli".

"Lo sai che non mi fido di quei cosi, rispondono solo a te".

"Eppure gli esseri umani hanno già dimostrato di essere fallaci, perchè rischiare un'altra volta usando uno di loro?".

"L'ombra ha sempre portato a termine tutti gli incarichi che gli abbia affidato, ha una percentuale di successo del cento per cento".

"Aveva una percentuale di successo del cento per cento fino a ieri sera, quando ha fallito nel mettere fuorigioco quel tale, Joseph mi sembra si chiamasse".

"Un caso, sono certo che la cosa non si ripeterà".

"Continuo ad insistere che i miei giocattoli sarebbero meglio" dice il ragazzino spazientito.

Intuendo la nota di disappunto nella sua voce il nonno guarda il nipote, non ha ancora compiuto 14 anni eppure è già pronto a complottare la morte di due ragazzine poco più grandi di lui. La sola idea lo riempie d'orgoglio facendogli pensare a quanto sia fortunato ad avere un nipote del genere. Però il vecchio sa anche che a volte perchè i giovani crescano bene bisogna essere duri ed intransigenti.

"Te l'ho detto, non mi fido di loro".

Dopo esser stato rifiutato per la seconda volta il ragazzo si alza in piedi stizzito.

"Forse è di me che non vi fidate abbastanza nonno Faust".

"Non dire così Osvald, lo sai quanto ti voglio bene".

Il vecchio cerca di allungare una mano per accarezzare la guancia del nipote, ma questo si volta iniziando a camminare verso l'uscita.

"Volermi bene non è la stessa cosa dell'avere fiducia".

Il ragazzo esce dalla stanza lasciando il vecchio da solo che ha se stesso dice: "Certo che sono proprio intrattabili i giovani d'oggi, suo padre non era così testardo".

Mentre cammina in un lungo corridoio presidiato da pretoriani, l'intera compagnia, anche il ragazzo parla fra sé e sé.

"Vedrai vecchiaccio, un giorno non potrai far altro che prostrarti davanti a me. E quel giorno sarai costretto a riconoscere la grandezza del mio genio".

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