14. abbracciare maria e andare a porta venezia

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Enea


Se qualcuno, qualche mese fa, mi avesse detto che nel giro di poco tempo sarei stato seduto sulla sdraio che c'è nel mio balcone, vestito di merda e abbracciato ad una fottuta pianta, probabilmente gli avrei riso in faccia.

Eppure sono sulla sdraio del mio balcone, ho indosso una tuta e una maglietta (per me equivale all'essere vestito di merda) e tra le mani stringo Maria. Sì, Maria, la pianta di basilico che Khalid pensava fosse marijuana.

Accanto a me sono seduti Khalid, intento a fumarsi un drum fatto con un tabacco che ha comprato a tre euro da un suo compagno di corso mezzo schizzato, e l'unica anima buona di questa casa, quel santo di Jacopo.
Jacopo sta sorseggiando camomilla come un damerino dell'ottocento, Khalid è ormai partito per un mondo parallelo fatto di donne e narghilè e io mi sto lacerando l'anima.

Non so neanche perché sto abbracciando Maria.
Odio questa pianta, ho sempre la sensazione che mi stia giudicando, poi faccio mente locale e mi dico Enea, è un fottuta pianta e mi ripiglio, ma comunque non mi piace.
Non scorre buon sangue tra di noi, eppure io la abbraccio mentre nella mia testa continua a ripetersi il nome di Amira.
Amira Amira Amira.
Sempre e perennemente, da quando l'ho lasciata andare una settimana fa.

Non si è fatta sentire per cinque giorni.
Non una parola, un messaggio, una chiamata, nulla. E in questi cinque giorni io ho capito di essere un sottone di merda.
Sono peggio di quello sfigato di Alberto.
O di quello scemo di mio fratello.
Sono così messo male che le ho scritto per primo. Lei, però mi ha sorpreso, come fa tutte le volte. Mi ha chiesto di uscire per un caffè.
E io non ho potuto dirle che il caffè mi fa schifo. Ovviamente le ho risposto certo! con tanto di punto esclamativo come un vero deficiente.

"Raga, penso di star vedendo quella gnocca di Fast and Furious." Esclama Khalid, distruggendo i miei film mentali e riportandomi alla brutta, crudele realtà in cui io sto abbracciando una fottuta pianta di basilico.

"Forse dovresti berti pure tu una camomilla." Esordisce Jacopo, guardandomi come per dire questo è tutto scemo e ha ragione, Khalid è un po' tutto scemo.
"Raga sono serio, adesso vedo la principessa Leia!"
"Ecco, ci manca solo Mia Khalifa." Continua Jacopo, e io strappo il drum dalle mani di Khalid per controllare che dentro non ci sia qualche fungo allucinogeno o anche di peggio.
La verità è che quel compagno di corso di Khalid non è un tipo molto raccomandabile, gira sempre col cappuccio in testa e l'aria di uno che sta scappando dalla polizia, quindi tendenzialmente Khalid cerca di comprare tabacco legalmente e non da lui, ma quando i suoi genitori gli tagliano la quota dei soldi che gli mandano per via delle continue bocciature agli esami, allora Khalid ricorre a rimedi estremi.

"Adesso vedo Scarlett Johansson."
"Ah, pure." Commenta Jacopo, mentre continua a sorseggiare tè come se fosse la regina Elisabetta.

"Ciao." Dice una voce femminile e non ho bisogno di girarmi per capire che Nina Balti è appena giunta sul mio balcone.
In distanza sento anche la voce di Debora Marini che urla ad Alberto che è una testa di cazzo.
Istintivamente mi viene da sorridere, perché Debora è il miglior avvocato di Milano, eppure per me è sempre stata una seconda mamma e quando ho rifiutato la sua offerto di fare tirocinio nel suo studio, Debora mi ha sorriso. La sua non era una vera offerta, era un test per vedere quanto fossi pronto per essere un futuro avvocato, voleva testare i miei principi morali e capire se mi attirasse o meno la strada semplice dell'essere amico di.
E non l'ho delusa.

"Nina!" Esordisce Khalid, e prima che possa dire qualche cazzata sulla fidanzata di mio fratello, Jacopo gli tappa la bocca facendogli bere la sua camomilla e poi se lo porta dietro casa, curandosi di prendere il pacchetto di tabacco e di buttarlo, in seguito.

L'infinito senza limiti [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora