3. staccare post-it non è così facile come sembra

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Il giovedì è un giorno che non mi è mai piaciuto

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Il giovedì è un giorno che non mi è mai piaciuto. Troppo vicino al venerdì ma non abbastanza da farmi sentire felice per la fine della settimana.
Una merda, insomma.
E se ci aggiungiamo la costante pioggia di Milano, condita di nebbia che ti costringe a girare con la torcia del cellulare accesa per non rischiare di essere investita da qualche sancarlino infame, allora la giornata diventa proprio un'epica e colossale sfida di sopravvivenza.

Sfida che io sto vivendo con un diavolo per capello e l'ennesimo bicchierino di tè al limone sul mio banco.
"Tu hai davvero un problema."
"Sì, sei tu. Levati dalle palle."

Giovanni alza gli occhi al cielo, per poi sedersi accanto a me e mettere i piedi sul banco, giusto per fare la drama queen come fa sempre.
Io nemmeno lo guardo, perché ho di meglio da fare. Tipo non insultarlo pesantemente.
"Hai dormito ieri notte?" Mi chiede, prendendomi la testa fra le mani e obbligandomi a guardarlo negli occhi.
La mia pelle brucia nello stesso momento in cui Giovanni la tocca e mi scosto nel giro di pochi secondi.
"No." Ribatto e Giovanni sospira, di nuovo.

"Non iniziare -" lo avverto "- non voglio parlarne ora." Giovanni si morde l'interno della guancia, per poi far schioccare la lingua.
"Si chiama insonnia."
"Lo so come si chiama. Semplicemente non ne voglio parlare. Ho altro a cui pensare."

E con quell'ultima frase prendo il libro dell'Eneide dalla cartella, sbattendolo sul banco con una violenza tale che faccio sobbalzare un mio compagno di classe, qualche banco più avanti, intento a dormire beatamente.

Non ho aperto questo libro dal momento in cui mi è finito tra le mani. È stata un dura lotta tra il mio autocontrollo e la mia maledetta curiosità, ma alla fine non ho ceduto.
"Ancora con 'sto libro del cazzo." Blatera Giovanni, per poi alzarsi e girare i tacchi con una mossa così plateale da farmi venir voglia di piantargli un chiodo in quelle gambe chilometriche che si ritrova.
Ovviamente Mia e Giovanni hanno voluto sapere tutto ciò che è successo l'altro giorno dopo che loro se ne sono andati. Ho omesso il fatto che Enea mi abbia dato un passaggio a casa perché certe cose voglio tenermele per me.
Il fattaccio del libro, però, l'ho fatto sapere a tutti quanti.
"Non si scrive sui libri, e lui ci ha scritto sopra!" Ribatto, mentre nella mia testa ritorna l'immagine di Enea e del suo sorriso bastardo.
Sapeva la gravità delle sue azioni, sapeva che mi avrebbe dato fastidio e forse è proprio per questo che ha deciso di farlo.

"Pensa meno al cazzo e più a dormire!"
"Giovanni!" Gli urlo in risposta, mentre mi lancia un bacio volante prima di sedersi al suo posto. È lui quello che pensa solo ai ragazzi. E a quelle sue lezioni di teatro che lo portano a fare il drammatico persino nella vita reale.
Io non penso al cazzo. Io penso a fare carriera.
E a non piangere sulla mia Eneide pasticciata dal primo coglione di turno.

"Ignorante sfascia libri." Borbotto, mentre ingurgito l'ennesimo sorso di tè. Nina non l'ho ancora beccata per i corridoi: mi sta evitando da tre giorni.
Sono arrivata persino a piazzarmi davanti alla porta della sua classe, ma ovviamente lei è scappata nascondendosi dietro a due suoi compagni che sono grossi il doppio di me.
Ma non finirà qui.
Lei ha dato il mio libro, che le avevo affidato, ad un perfetto sconosciuto che me l'ha pasticciato come se fosse un diario di scuola da quattro soldi. L'ho pagato un rene questo libro. E oltre a quello, mi serve pure per la scuola.
Stronzo bastardo.

L'infinito senza limiti [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora