15. firenze e una bella cotta

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Col passare degli anni ho capito che quei momenti di pseudo-tranquillità sono momenti destinati a finire, in una maniera o nell'altra.
La vita è una continua serie di sofferenze ed imprevisti, perciò bisogna imparare ad affrontare i problemi a testa alta.

Peccato che io, i problemi, li affronti con una faccia impassibile e un pugno tirato contro al muro. O almeno questo è quello che sta dicendo la Peruzzi.
Io, come al solito, ho semplicemente staccato la presa e ho smesso di ascoltarla ormai da qualche minuto.
In realtà la sto ascoltando, ma ho fatto sì che l'effetto delle sue parole su di me fosse meno di zero.

"Mi hai capito?" Chiede la mia psicologa di fiducia e io annuisco come se avessi davvero ascoltato il suo sproloquio su come il mio demone interiore non sia altro che un'immagine riflessa di me stessa.
So che la Peruzzi probabilmente dice cose intelligenti e so che dovrei ascoltarla, ma all'inizio di questa seduta ha nominato la parola ansiolitici, quindi è già partita col piede sbagliato.

La verità è che questo mese scarso è stato piacevolmente tranquillo.
Il che mi fa pensare che questa tranquillità non durerà a lungo.
Ho evitato Lorenzo per tutti questi trenta giorni, lanciandogli occasionalmente delle occhiatacce per ricordargli quello che gli ho giurato poco temoo fa.
Ge si è data alla conquista di un tipello dell'ultimo anno che sembra ricambiare, Bebe è tornata a scuola e Mia è al settimo cielo, Giovanni sta preparando uno spettacolo e io mi crogiolo nella mia bolla di tranquillità e di noia.

Siamo a marzo, io ed Enea siamo usciti un paio di volte e lui è sempre stato capace di sorprendermi, in un modo o nell'altro. Non è mai arrivato a farmi ballare in mezzo alla strada come quella volta a Porta Venezia, però mi ha sempre strappato via da quei monotoni canoni che io tanto detesto.

Ho valutato di parlare di lui alla Peruzzi, ma preferisco vedere Enea come una parte della mia vita che voglio tenere nascosta, qualcosa che conosco solo io e che gli altri non possono capire.
E poi, conoscendo la Peruzzi, farebbe di tutto per convincermi a parlare con Enea di ciò che mi è successo, lo userebbe come mezzo per farmi stare meglio, quando in realtà tutti i miei miglioramenti dell'ultimo periodo non sono dovuti né a lui né a nessun'altro.

Finalmente sto venendo a patti con la mia vita, ed è tutto merito mio.

"Stai prendendo le tisane?"
"Sì".
"E funzionano?"
"Non sempre".
"È normale, se vuoi proviamo con delle pastiglie omeopatiche, posso provare a sentire il tuo dottore."
"No, le tisane vanno bene."

La Peruzzi mi guarda, probabilmente per cercare di capire se io le stia dicendo la verità o meno.

Dopo interminabili secondi scoccano le tre e mezza e io non aspetto un solo istante di più per alzarmi e andarmene. Mentre faccio per uscire, la Peruzzi mi chiama.

"Cos'hai in testa nell'ultimo periodo?" Mi chiede con un sorriso sulle labbra, e io la guardo confusa.
"Cosa dovrei avere?"
"Non lo so, Amira. Sono una psicologa, devo notare cambiamenti nei miei pazienti, e tu stai cambiando. Ti vedo più spensierata, il che per te significa avere meno di diecimila pensieri in testa al secondo."
Spensierata.
Io? Spensierata?

"Arrivederci." Borbotto con tutto lo scetticismo di cui sono capace e quando esco dall'edificio in cui si trova lo studio della Peruzzi, sorrido tra me e me. Spensierata.
Mi piace come parola.
E forse sto davvero migliorando, forse sto uscendo dal fosso che mi sono scavata da sola.

Non appena metto piede nel parcheggio, riconosco la solita Panda rossa di Jacopo, che Enea prontamente usa tutte le volte che gli pare. Lo scorgo in macchina, intento a smanettare sul cellulare, con lo sguardo irrittato, come se qualcosa stesse andando storto.
È stato lui a chiedermi di vederci, questa mattina, e io mi sono ritrovata nelle posizione di farlo venire qui, perché non posso chiedere ai miei di uscire così su due piedi.

L'infinito senza limiti [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora