4

142 12 4
                                    

Quella di Xiao Xingchen fu la reazione più scontata che si sarebbe potuta immaginare, tuttavia Xue Yang ne rimase sorpreso. Quella improvvisa presa di posizione, quelle mani che lo spinsero via con forza, la voce che gli parve meno perfetta del solito non li aveva previsti. Sapeva già che l'avrebbe respinto, così come era certo che non avrebbe capito le sue domande, ma questo non gli impedì di provare sorpresa e una forte rabbia. Era stanco della sua ingenuità, del suo ignorare i suoi gesti e i suoi sentimenti, ma ogni volta che provava a tendersi verso di lui, veniva respinto. Era come se fosse impossibile per loro comunicare. Scoppiò a ridere. Una risata carica di amarezza e scherno.
«Perché, mi chiedi? Per questo!» in preda alla furia, gli afferrò il polso e lo lasciò andare subito con uno scatto di rabbia. «Perché ogni volta sento come ti irrigidisci, come mi spingi via. Hai gettato i miei fiori e-»
Fu interrotto. Tutto si era svolto molto velocemente. A-Qing non aveva fatto a tempo a rendersi conto che Daozhang e quel teppista non la stavano seguendo che aveva sentito un gran baccano. Voltandosi, aveva assistito alla scena ed era scattata, dimentica di doversi fingere cieca. Xue Yang, in preda alla rabbia, non se n'era nemmeno accorto. Si mise in mezzo tra lui e Xiao Xingchen e cercò con delicatezza la mano del Cultore in bianco.
«Daozhang, che succede? Perché non mi stavate seguendo?» lo guardava, evitando accuratamente di guardare Xue Yang. «La vuoi smettere di essere così aggressivo e insistente? Sei un ingrato, Daozhang è sempre buono con te, ma tu sei cattivo.»
Era così, dunque? Certo che era così. Xue Yang non era una persona buona. Non lo era mai stato. Odiava quella ragazzina con tutto il suo cuore e detestava che Xiao Xingchen lo respingesse. Perché non ammazzare lei e prendere con la forza lui? In qualsiasi altra situazione avrebbe agito senza indugio, ma in quella le sue peggiori intenzioni finivano sempre per evaporare. Ciò che davvero desiderava ottenere non era il violento piacere di una notte o la soddisfazione di vedere agonizzare la ragazzina che tanto odiava, ma c'era un segreto, infantile desiderio di costruire qualcosa. Qualcosa di mai avuto. Qualcosa di sincero. Qualcosa di permanente. Ma persino cercando di usare il suo stupido linguaggio, non riusciva ad avvicinare Xiao Xingchen. Era davvero tutto inutile. E lui doveva solo arrendersi all'evidenza che più di qualche gesto gentile e banale, di quelli che riservava a tutti, non avrebbe ottenuto. O se lo faceva bastare o distruggeva il teatrino e nonostante tutto ancora si attaccava disperatamente a quella commedia.
«Hai ragione, Signorina. Sono un ingrato, chiedo venia.» si scrocchiò le nocche e il collo, la rassegnazione che si mescolava ad un'innaturale calma. «Daozhang, hai ragione tu, mi sono innervosito per niente.»
La sua voce suonava innaturalmente calma e pacifica, gelida come il ghiaccio. Invitò i due a tornare al loro riparo, ma si mantenne a distanza per tutto il tragitto. Non menzionò più la questione per l'intera giornata e per i giorni a venire, comportandosi come al solito. Il dolore e la delusione che portava nel cuore venivano appagate durante le nottate di caccia. Nei giorni successivi, il numero di cadaveri di innocenti accatastati ai piedi di Xiao Xingchen fu quasi impossibile da calcolare. Ogni notte spingeva al limite il suo corpo solo per il gusto di punirlo, senza che lui lo sapesse, macchiandolo di orribili crimini. Era una visione appagante vedere il giusto e onesto Xiao Xingchen uccidere senza pietà vittime innocenti, donne e bambini, convinto di salvare il mondo. Lo respingeva? Eppure era marcio quanto lui. Sporco di sangue, una scia di morte ai suoi piedi e Xue Yang che godeva della beffa di tutta quella storia come un bambino che gongola di una piccola vendetta. Poche notti dopo quella violenta pioggia, dopo averlo seguito per giorni, attirò il tanto amato ragazzino di A-Qing nel bosco e gli tagliò la mano destra. Non lo uccise, quella sarebbe stata una vendetta troppo rapida.
Aveva scoperto che intagliava il legno, motivo per cui aveva donato alla ragazzina quel fermaglio fatto a mano, e che quando lavorava, usava la mano destra. Così attese e quando fu il momento, lo privò dell'unica cosa che sapeva fosse importante per il figlio di un banale artigiano. Canticchiò a bassa voce durante tutto il tempo che il ragazzino, convinto di essere stato attaccato da un mostro, rimase a terra a contorcersi per il dolore, osservandolo dal suo nascondiglio con un sorriso infantile. Ad ogni caccia, il suo corpo si faceva più debole e gli provocava sempre più dolore l'uso del metallo, ma mai più si concesse di cedere davanti a Xiao Xingchen. Così come non permise quasi più a nessun altro che otteneva il suo stesso gentile trattamento da parte sua di sopravvivere. Il suo giocattolo che lo rifiutava così apertamente avrebbe avuto terra bruciata intorno, finché non gli sarebbe rimasto altri che lui. Smise quasi di rivolgere loro la parola se non interpellato, si mantenne a distanza quando non necessario e non accompagnò più Xingchen a comprare le provviste. Tuttavia man mano che passavano i giorni, la rabbia che aveva provato sfumava. Macchiare le mani di Xingchen di sangue ogni notte alleviava tutto il suo nervosismo, così come il fatto che lui fosse sempre lo stesso. Ignaro di tutto ciò che fosse successo tra loro, si comportava con lui come al solito, anche se non riusciva a capire se avesse realizzato o meno il suo distacco. E più il nervosismo si alleviava, più tornava la dipendenza a quella apparente pace ormai famigliare. La frustrazione, sempre presente, lentamente si oscurava di fronte al ritornato senso di comfort che quella situazione gli dava. E così facendo, si alleviava la sua infantile intenzione di tenergli il muso e si faceva di nuovo largo quell'emozione che lo spingeva a guardarlo ogni volta che mangiavano, a osservarne i contorni, le forme nascoste e quelle esposte, scorrere gli occhi lungo le pieghe della stoffa e tra i capelli scuri. Se solo ci fosse stato un modo. Se solo fosse stato possibile sottometterlo al suo volere senza che facesse resistenza. Era davvero così impossibile per loro incontrarsi a metà strada? Il pensiero di Xue Yang, in mezzo alla follia, ricominciò a tornare a quello stupido linguaggio di fiori. Cercò di riportare alla memoria per giorni la conversazione tra Xingchen e A-Qing che aveva origliato e cominciò a frequentare sempre più spesso le sponde del fiume poco lontano dalla città di tombe dove vivevano. Ci volle qualche giorno per trovare l'infiorescenza viola con quegli strani frutti piatti. Lunaria. Si sentiva patetico come mai e provava una vergogna indicibile per sé stesso mentre la raccoglieva e ancora di più mentre la lasciava sul giaciglio di Xiao Xingchen, stavolta con accanto una caramella. Ma si diede una scusa. Se anche così non avesse capito, se ancora l'avesse respinto, voleva dire che loro due erano inconciliabili. E come ogni cosa che Xue Yang non poteva avere, lo avrebbe ottenuto con la forza.

Flower WordsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora