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La cecità unita alle travolgenti sensazioni rendevano imprevedibili i tocchi di A-Yang, per questo sussultava ad ogni contatto nuovo. Scoprì con incertezza che al giovane piaceva particolarmente giocare col suo collo, cosa che non gli dispiaceva: ogni volta che il ragazzo poggiava un bacio infuocato sulla morbida carne, l'intero corpo riceveva delle calde scariche. Non lo mettevano a disagio quei baci, quei tocchi, anzi, gli piacevano.
Quello sfiorarlo sulla gamba, quei continui, ricercati contatti lo facevano rabbrividire e non per il timore di ciò che sarebbe potuto accadere. Quel richiamo appena soffiato fu in grado di riattivare totalmente la sua attenzione, portandola su quelle labbra schiuse che ansimavano, così come le sue. Inclinò appena la testa lateralmente per fargli capire che lui era lì, era attento e recettivo a ciò che gli avrebbe detto, ma per l'ennesima volta si ritrovò a sussultare per il ferreo contatto sui propri polsi. Per quanto fosse grande di corporatura, il Cultore aveva stretti polsi, riusciva a sentire le mani del ragazzo avvolgersi completamente intorno a quel gruppo di ossa. «A-Yang, cosa...?» la domanda non fu mai terminata.
La foga con la quale il giovane aveva preso a spingersi in lui l'aveva preso in contropiede. Col bacino leggermente sollevato per via della posizione ravvicinata, sentì in breve tempo la dura erezione di A-Yang colpirgli ripetutamente quel punto che era stato in grado di fargli venire le vertigini.
Quindi era così che le persone facevano l'amore... Era una sensazione bellissima. Nonostante quella posizione gl'impedisse di toccare il ragazzo, lo sentiva vicino più che mai. Come se Xingchen fosse un vaso vuoto e A-Yang lo stesse riempiendo con le emozioni che l'uomo non conosceva ancora.
Ad ogni affondo il membro del giovane colpiva quel magico punto che lo faceva irrigidire, facendogli venire la pelle d'oca e rizzargli i capelli sulla nuca, portandolo sull'orlo delle vertigini. Prese così a chiamare il ragazzo con tono alterato, ma affaticato. Non voleva fare troppo rumore, ma quei richiami altro non erano che principi di domande che non riuscivano a trovare la strada per potersi esprimere.
"Perché provo tutto questo?"
"Perché, nonostante sia un'azione orribile, non riesco a fermarlo?"
Si chiese cosa sarebbe accaduto se avesse provato quelle cose con Zichen. Avrebbe avuto lo stesso effetto? Scosse internamente la testa. Non doveva pensarci. Zichen ormai era lontano dalla sua vita, non poteva far nulla per cambiare ciò che era stato.
Fu strappato da quei tristi pensieri quando, dopo minuti interi di quel particolare massaggio, sentì il proprio corpo tenersi come una corda, contratto al punto tale da far tremare le gambe, il fiato trattenuto, la bocca spalancata dalla quale usciva vergognosamente un rivolo di saliva e una calda sensazione di appagamento di diffondeva dal basso ventre. La sensazione di bagnato tornò prepotente mentre sentiva l'intero corpo rilassarsi di botto.
Il fiato corto, il corpo che tremava ancora, troppo scosso da quelle soverchianti emozioni.
«A-Yang...» chiamò ancora una volta, un dolce sorriso ad increspargli le labbra.
Si sentiva appagato, accettato, felice.
Era così che ci si sentiva ad essere amati?

Dentro il corpo di Xue Yang si stava scatenando una tempesta. Onde di piacere si sollevavano e si infrangevano ogni volta che la punta del suo membro sfiorava il punto tanto amato da Xiao Xingchen. In quei momenti l'interno dell'altro si contraeva e lo risucchiava, avvolgendolo completamente. Le ondate di piacere si propagavano lungo tutto il suo corpo, facendogli tremare le gambe e vacillare la postura. Le mani si stringevano sui suoi polsi, fini a fargli probabilmente male e il ritmo aumentava ancora, sempre più frenetico. La sua mente ormai era vuota, un mare in una tempesta di piacere che a ondate lo travolgeva, il raziocinio simile ad una barca in balia dei cavalloni, sul punto di naufragare. Era madido di sudore, le orecchie che pulsavano e sentivano solo il frenetico battito del suo cuore pulsare nelle tempie e il rumore del bacino che sbatteva con violenza contro quello leggermente rialzato di Xingchen. E tra questi rumori si mescolavano i dolci e acuti gemuti del suo amante, ormai perso nel turbinio di estasi in cui tutti e due stavano affogando. Niente altro era rimasto, solo loro due, i corpi uniti e l'interno bollente di Xingchen che lo accoglieva con sempre maggiore decisione. Ad ogni spinta gli sembrava che un crescente formicolio gli pervadesse il corpo, qualcosa stava convogliando verso il suo inguine, una sensazione crescente di frenesia. Xingchen cedette prima di lui, lo sentí irrigidirsi e poi rilassarsi, una sensazione umida colò tra i loro inguini uniti e questo lo convinse a non trattenere più alcuna brama. Non gli diede nemmeno respiro, prima ancora che potesse realizzare ciò che era successo, il ritmo divenne così frenetico che non si distinguevano più i suoni della carne e dei loro respiri. Non sapeva mai bene come accadeva, succedeva tutto in fretta. La vista gli si annebbiava leggermente e l'intero suo corpo si tendeva in uno spasmo che gli liberava di botto la gola con un gemito particolarmente alto. Tutte le sue energie convogliavano al bacino che si contraeva un'ultima volta, violentemente, riversando il suo seme all'interno dell'altro con forza. Allo stesso tempo i suoi polmoni si svuotavano e tutta l'aria fuggiva, fino a lasciarli vuoti e brucianti. Non ne ricordava uno così intenso dalle prime volte. Si accorse di aver stretto così forte i polsi di Xingchen che ebbe paura di averglieli spezzati, così si lasciò cadere sul suo corpo, petto contro petto, lasciandoli andare. Mugugnò un suono simile a "scusa" mentre gli cadeva addosso, ma il suo orgoglio rese incomprensibili le sue parole. La mano destra, quella sana, intrecciò le dita a quelle affusolate del cultore, il viso affondò nei suoi capelli, riempiendo le sue orecchie dei suoi profondi respiri, mentre cercava di riprendere aria. Si sentiva esausto, ma mai era stato così appagato in tutta la sua vita. I fianchi dolevano dove le gambe di Xingchen li avevano stritolati e i polmoni bruciavano da tanto rapido era il suo respiro, che rincorreva i battiti ancora frenetici del suo cuore. Si prese diversi minuti per restare lì, steso su di lui, ancora dentro di lui, crogiolandosi in quella sensazione di piacere e stanchezza che non aveva mai provato. Quando si sollevò Xingchen gli stava sorridendo. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quel sorriso. Era una delle cose più belle che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita, ma la persona a cui Xingchen stava sorridendo non era lui. Oppure lo era? Mentre si tirava su e usciva dal suo corpo, lentamente, si chiese se alla fine di quell'atto era lo stesso uomo che l'aveva cominciato. Se lo chiese mentre passava le braccia sotto il corpo distrutto di Xingchen e lo sollevava per sfilare la stoffa del giaciglio dall'intrico dei loro corpi. Se lo chiese mentre si lasciava cadere al suo fianco avvolgendo entrambi, il freddo che pungevaa la pelle sudata di entrambi ora che parte dell'eccitazione era scemata.
Immaginò un ragazzino vestito di stracci, sporco e tremante, che piangeva al lato della strada tenendosi la mano sinistra al petto avvolta in un chiazzato pezzo di stoffa sudicia, e una figura vestita in bianco che tendeva una mano verso il suo viso, donandogli quella stessa carezza che Xingchen gli aveva dato poco prima e quel suo stesso sorriso. Che debole, patetica e rivoltante caricatura di sé stesso che era in quel momento. Eppure era in pace come non era mai stato. Cercò la mano dell'uomo e la guidò verso il suo viso, prima di avvolgerlo tra le braccia e tirarlo verso a sé. Intrecciò le gambe con le sue, cercando di nuovo la sensazione di potersi fondere con lui. Avrebbe preteso un altro round quella notte, ancora più intenso, ma in quel momento voleva solo godersi la sensazione di aver smarrito il suo vero io ed essersi svegliato nel corpo di un debole che credeva ancora nella possibilità di essere capace di amare, mentre gli spostava i capelli umidi dal viso.
«Non immaginavo... Sei così rumoroso Daozhang.» rise, caricando di scherno la sua frase. «Hai una voce così languida...»
Imitò la carezza che Xingchen gli aveva donato pensando a quanto crudele fosse stato il fato a gettarlo tra le sue crudeli braccia, eppure quanto era giusto che tutto fosse andato così. Xue Yang non aveva mai sentito di appartenere ad un luogo o a qualcuno che non fosse se stesso, non aveva mai chiamato casa un posto che non avesse ottenuto con la forza, eppure la creatura che stringeva tra le braccia e sapeva dell'unico posto dove doveva e voleva stare si era spontaneamente concesso. E che importava se tutto era basato sulle bugie se avevano portato a quel momento? Il suo conflitto interiore tra il disgusto per i deboli sentimenti umani che provava e l'egoismo di pretenderne di più finalmente tacque. Non sapeva cosa fare, era la prima volta che si trovava in quella situazione, nel dopo, e non sapeva che altro fare se non restare lì con quell'uomo più grande e grosso di lui stretto a sé, fragile come un bambino, macchiato e segnato da ciò che gli aveva fatto.
«Non mi hai risposto comunque alla domanda. Volevi questo? Volevi che facessi questo? Potremmo farlo ancora, stanotte, le prossime notti, tutte le volte che vorrai.»
Tutte le volte che ti vorrò.

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