12 - 🔞

151 13 1
                                    

Quella conferma ai suoi timori gli spalancò un baratro sotto i piedi. Ogni fibra del suo essere aveva sperato, pregato, che fosse tutto un malinteso, che A-Qing avesse confuso le persone, ma quel tono di voce improvvisamente mutato in quello estremamente riconoscibile che aveva popolato i suoi peggiori incubi gli fece girare la testa.
«Nostalgico?» chiese con un filo di voce. No, non era affatto nostalgico. Non avrebbe mai voluto... Voluto cosa? Non avrebbe mai voluto scoprire che A-Yang era in realtà Xue Yang? Non avrebbe mai voluto salvarlo?
Ma se lo avesse saputo subito, l'avrebbe ucciso? Avrebbe posto fine ad una vita che non poteva difendersi? No, non ce l'avrebbe fatta... Non avrebbe neanche provato tutte quelle emozioni, quelle nuove esperienze, non si sarebbe mai sentito frustrato, appagato, amato.
«Non c'è niente di nostalgico nella tua presenza.» riuscì a dire, tentando di modulare la voce in un tono imperioso e freddo, ma... Non ci riusciva.
Si era preso gioco di lui? Lo aveva usato? Per chissà quale motivo, poi! Tre anni passati in totale pace a cosa serviva nei piani di Xue Yang?
Troppo tardi si riscosse da quel torpore, avvertendo un sibilo di qualcosa che gli era stato lanciato contro e schivandolo giusto in tempo, ma troppo tardi per quella sottile polvere che s'insinuò nelle sue cavità orali, agendo pressapoco immediatamente.
Prese a tossire convulsamente, cercando di liberare i polmoni, ignaro dell'involontaria emulazione di Song Lan il giorno precedente.
Shuanghua fu piantata a terra, Xingchen provò a sorreggersi, inutilmente. Il peso del corpo inerte dell'uomo fu troppo gravoso per la spada, la quale s'inclinò, facendolo rovinosamente cadere a terra.
Non riusciva a muoversi, respirava a fatica, quella polvere gli aveva come interrotto le connessioni nervose: riusciva ad avvertire qualunque cosa, ma non riusciva neanche a piegare un dito.
Dal basso della sua impotenza, riusciva solo a minacciare il ragazzo, dicendo che non l'avrebbe passata liscia, ma internamente temeva la morte. Perché Xue Yang l'aveva immobilizzato se voleva ucciderlo? Era davvero così infido?
Le mani che lo toccavano erano uguali, ma diverse da quelle che solitamente lo sfioravano con tanto affetto e delicatezza: queste erano rudi, graffiavano, stringevano, pizzicavano.
Si sentì voltare, le vesti furono sgarbatamente aperte, trovandosi ben presto a torso nudo. Si allarmò: cosa voleva fare?! Voleva umiliarlo?
Gl'intimò più volte di smetterla, ma le sue parole si scontrarono con un muro. Non sapeva più se lo stava ignorando o se era impazzito. Lui sentiva la propria voce, Xue Yang no?
Fu quando si trovò senza nulla addosso, voltato a pancia sotto, che capì cosa voleva fare quel criminale: cercando di piegare il proprio corpo per assecondare la volontà, alzò la voce, usando il tono più minaccioso che potesse.
«Non osare, Xue Yang.» si erano uniti solo poche sere prima, il corpo del candido Cultore ormai conosceva alla perfezione ogni tocco di A-Yang, ma in quel momento quel corpo che lo stava oltraggiando era ben diverso da quello che aveva imparato ad amare. Il senso d'impotenza, di frustrazione e tradimento gli fece tremare l'intero corpo, mentre sentiva le proprie anche venire afferrate e sollevate, mentre qualcosa di duro premeva contro la sua apertura.
«Smettila!» gli gridò, tentando disperatamente di fermarlo, ma per tutta risposta, ricevette solo un dolore atroce. Sentì qualcosa colargli lungo le cosce, mentre il grido che non era riuscito a trattenere sembrava rimbombare nella stanza. Il viso era ormai pregno del sangue che aveva continuato, incessante, a scorrergli dagli occhi, formando una piccola pozza. Sentì una mano infilarsi tra i capelli, la mente l'ingannò, facendogli sussurrare un addolorato «A-Yang...» con la voce ormai rotta dal pianto, disperata, ma durò poco. Sentì le dita piegarsi, afferrare le ciocche dietro la testa e tirare, sollevandogli di prepotenza l'intero corpo, mentre aveva preso a muoversi in lui, ignorando i suoi lamenti mal trattenuti.
Quello non era più il suo A-Yang. A-Yang non esisteva più, forse non era mai esistito... La realizzazione d'essersi fatto ingannare in modo così patetico gl'indebolì drasticamente qualunque reazione. Era stato uno stolto. Insultarlo non sarebbe servito a farlo smettere e farsi liberare. Magari l'avrebbe ucciso: avrebbe approfittato di lui e poi l'avrebbe ucciso.
Sentì i capelli venir tirati ancor più, il corpo che seguì il movimento, ma iniziò a sudare freddo quando avvertì la mano spostarsi dai capelli alla gola, tenendola ben salda.
Avrebbe stretto? L'avrebbe ucciso mentre l'umiliava? Possibile che non ci fosse neanche un briciolo del ragazzo che amava in quell'uomo che lo stava seviziando?
Quel nome tanto amato, sussurrato con disperazione, affiorò nuovamente sulle labbra dell'uomo, che poi si chiusero, rifiutandosi di dare ulteriori soddisfazioni a quel mostro.
Quello non era il suo A-Yang.
Chi aveva amato, allora, per tutto quel tempo, Xiao Xingchen? Qualcosa si ruppe nel suo petto alla realizzazione che l'unico periodo dove aveva potuto sentirsi a casa non era altro che un'invenzione, un inganno... Una falsità.
E allora perché non riusciva a fermare quelle lacrime cremisi che gli avevano macchiato il viso?

Flower WordsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora