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Tutta quella situazione era molto strana. Negli ultimi tempi A-Qing aveva notato un insolito avvicinamento tra quell'uomo che così tanto la spaventava e il suo Daozhang. Se ne era preoccupata, ma aveva attribuito il tutto alle cure che il giovane dava al Cultore in bianco, l'aveva presa come una situazione temporanea e destinata a non durare. Sebbene Daozhang sembrasse così a proprio agio con l'uomo, A-Qing trovava invece il suo comportamento viscido. Era come un serpente, gli strisciava attorno e lo chiudeva piano piano nelle sue spire. Ricordava fin troppo bene come senza esitazione avesse trafitto il ragazzo a cui si era affezionata, giustificandosi con la scusa che fosse solo un mostro. Per A-Qing era un assassino, il solo ricordo di ciò che aveva fatto la spaventava e le faceva venire voglia di piangere, mentre covava un profondo senso di rabbia verso quell'uomo. Non voleva perdere Daozhang così come aveva perso il giovane artigiano, per mano di quell'uomo, non le era rimasto altro al mondo se non il candido Cultore. Perché era così felice? Perché così compiaciuto? Che aveva fatto?
«Non capisco... Non sento i suoi passi...»
Xue Yang, dal canto suo, si era svegliato di ottimo umore. Una canzoncina aveva sfiorato le sue labbra prima che la mocciosa lo disturbasse e il solito fastidio che provava per lei quella mattina sembrava svanito. Anche se odiava ammetterlo, aveva sempre provato gelosia per il modo in cui lei poteva avvicinare Xingchen e lui no, ma dopo quella notte aveva ottenuto qualcosa che a quella ragazzina sarebbe stato proibito nel modo più assoluto. La cosa gli lasciava un senso di compiacimento non indifferente. Sentiva in bocca il sapore della vittoria, la sensazione di quando si desidera ardentemente qualcosa e la si ottiene, ma non solo, la si può anche sbandierare agli avversari. Nella sua elevata immaturità, Xue Yang trovava compiacimento in quella vile sensazione, come se Xingchen fosse stato un oggetto messo all'asta e lui lo avesse vinto.
«Dove-» continuò la ragazzina, mentre Xue Yang la stava platealmente ignorando.
Si interruppe e voltò di scatto la testa, così come fece Xue Yang, avvertendo i leggeri passi di Xiao Xingchen che tornava. Xue Yang, suo malgrado, quando lo vide arrivare sorrise tra sé e sé. Il ricordo di quello che era successo tra loro era vivido come se lo stesse vivendo in quel momento, poteva quasi sentirlo ancora a contatto con il proprio corpo e provare quel desiderio morboso di averlo tutto per sé. Pazienza. Doveva avere pazienza. Non poteva approfittare eccessivamente di quella fiducia nata dalle prime volte in cui in vita sua era riuscito ad essere umano. Osservò da sotto la coltre di capelli arruffati la ragazza andargli incontro, ma si distrasse. Aveva un tale senso di vittoria addosso che badare alla mocciosa era diventato l'ultimo dei suoi problemi. Finì di raccogliersi la coda con un gesto della mano che la fece ondeggiare sulle sue spalle, quindi frugò nella propria tasca e ne estrasse una delle caramelle che Xingchen gli portava ogni giorno e che lui teneva sempre nelle vesti, in un sacchetto nascosto, ma centellinava perché erano i doni che gli faceva il suo compagno e non poteva sprecarle. Intento a finire il suo lavoro, non si accorse subito che Xiao Xingchen lo aveva raggiunto, se ne rese conto solo quando con la coda dell'occhio lo vide muoversi. Tese la mano verso di lui e gli porse qualcosa, Xue Yang ci mise qualche secondo a realizzare cosa fosse. Un fiore. Spalancò gli occhi. Era praticamente impossibile lasciare di stucco Xue Yang, eppure Xiao Xingchen sembrava particolarmente bravo a farlo con i gesti più banali. Ma era davvero banale quel gesto? Gli tornò in mente quando l'aveva sentito parlare di quel linguaggio segreto e crudelmente gli aveva chiesto se mai avesse avuto qualcuno che gli avesse donato un fiore o qualcuno a cui donarlo.
«Sono andato via prima che accadesse. Non ho potuto avere questa gioia.»
Ricordava bene il tono pacatamente triste con cui lo aveva detto, sebbene gli sembrasse fosse accaduto una vita prima, ad un altro sé stesso.
Allora gli aveva provocato una crudele soddisfazione mettere a nudo a quel modo la verità, ma ora conoscerla rendeva tutto più importante. Troppo importante. Non aveva idea di cosa significasse quella campanella dai petali spiccatamente viola, leggermente pendente, che la mano delicata di Xiao Xingchen gli stava porgendo, ma sapeva che implicava un sentimento, uno vero e sincero, uno importante, a cui non sapeva cosa rispondere. Lo assalì una sensazione che non provava da anni. Paura. Si rese conto improvvisamente che non era pronto alle implicazioni che i suoi sentimenti umani comportavano, a vivere provando quell'amore aldilà delle notti di passione. Non era forte abbastanza per poterli sopportare. Eppure al tempo stesso sapeva che se solo Xiao Xingchen avesse provato ad andarsene lo avrebbe riportato indietro a forza, urlando il suo nome, obbligandolo a restare, a dargliene di più. Ebbe la grande tentazione di non accettare quel fiore e tutte le implicazioni che comportava, anche se non ne conosceva il significato. Rifiutarlo come faceva con tutto ciò che non gli andava a genio oppure distruggerlo come tutte le cose che non sapeva affrontare e semplicemente eliminava per non lasciare traccia del suo momento di debolezza. Ma poteva farlo? Aveva il coraggio di riutare i sentimenti di Xingchen quando lui era il primo a cui li mostrava? Se ora li avesse rifiutati, forse qualcun altro li avrebbe colti dalla sua mano e non poteva permetterlo. Tutto di Xingchen doveva essere suo. Per questo allungò la mano, nel silenzio più totale, e raccolse lo stelo che gli stava porgendo, afferrandogli poi il polso. La mocciosa era cecia, così diceva, e non avrebbe potuto sapere ciò che accadeva tra di loro.
«Daozhang, vuoi una caramella?» gli chiese con malizia, mentre lo tirava verso di sé e incontrava le sue labbra.
Non sapeva che cosa rispondere, ma sapeva che a lui quel gesto piaceva. Le labbra di Xue Yang erano dolci, sapevano di miele ed erano ancora appiccicose per colpa del dolcetto. Gli avrebbe voluto chiedere che significato avevano quei fiori, ma non in quel momento, con le orecchie della piccola cieca che potevano sentirli. Non voleva dividere con nessuno i gesti di Xiao Xingchen, non più, non adesso che erano rivolti solo a lui come ad un eletto e non erano più la semplice cortesia che riservava a tutti quanti.
«Credevo che non ti piacessero i dolci, ma vedo che hai cambiato idea.»
La sua frase non aveva in realtà niente a che vedere con i dolci, ma era semplicemente una metafora. Voleva che la ragazzina sapesse ciò che era successo, ma al tempo stesso non voleva che ciò che era diventato un mondo a sé dove esistevano solo loro potesse comprenderla. Non la voleva. Non voleva nessuno. Solo Xiao Xingchen. Dal canto suo A-Qing era sconvolta. Mentre cercava di mantenere un'spressione ignara, internamente stava impazzendo. Quell'uomo aveva appena baciato il suo Daozhang? Sulle labbra? E lui glielo aveva permesso? A-Qing sapeva che il bacio era un gesto intimo tra due persone che provavano sentimenti l'uno per l'altro, l'aveva visto spesso venir scambiato da mariti e mogli, da coppie di fidanzati. Eppure voleva credere che fosse qualcosa di diverso, ma il fiore dai petali viola, la campanula, non le lasciava dubbi. Cominciare un cammino insieme? Con quell'uomo? Come era possibile? Che era successo quella notte tra loro? Che cosa si era persa? Perché Daozhang si gettava spontaneamente tra le grinfie di quell'uomo crudele che aveva ucciso il suo giovane artigiano senza scrupoli? Tutti quei segni sul corpo del bianco Cultore le facevano nascere un segreto sospetto a cui non voleva assolutamente dare forma. Impossibile. La tentazione di affermare l'uomo per la manica, trascinarlo via e fargli delle domande era altissima, ma lo era anche la paura che l'altro uomo si mettesse in mezzo e potesse smascherarla. Non era stupida, sapeva che stava solo aspettando il momento per potersi liberare di lei. Istintivamente si mosse in avanti e cercò la manica del Cultore, si mise tra i due uomini e si rivolse a quello vestito di nero.
«Anche io voglio una caramella.»
Normalmente Xue Yang avrebbe provato una potente rabbia a quel gesto, ma ne fu solo seccato. Il comportamento protettivo e ormai inutile della ragazza lo divertiva, lo faceva sentire ancora più vincitore, quindi voleva accontentarla.
«Tieni principessa, non sia mai che si dica che sono sgarbato con le signore, vero, Daozhang? »
Il fatto che l'avesse tirato in ballo fece cogliere ad A-Qing la palla la balzo. Afferrò le vesti del Cultore per attirare la sua attenzione.
«Daozhang, io ho fame. Andiamo a preparare da mangiare? Intanto tu puoi accendere il fuoco.»
Xue Yang non aveva alcuna intenzione di separarsi da loro, primo perché non voleva stare lontano da Xingchen, secondo perché voleva sottoporre la sua amata signorina a quella tensione ancora un po'. Gli aveva rovinato troppe cose, mettendosi in mezzo, perché non trovasse estremamente succulenta quella infima vendetta. Sapeva che seppur fosse stata cieca davvero, quella ragazza era molto furba e perspicace.
«Cominciamo ad essere a corto di cibo, potremmo andare al villaggio a rifornirci, no?»
Mentre faceva questa proposta, gli si affiancò al lato opposto rispetto ad A-Qing e gli sfiorò la manica con la mano destra. I fiori erano stati nascosti nella veste, li avrebbe messi in un vaso perché non appassissero come non avrebbe mai dovuto appassire quel sentimento umano rinato in lui da quella notte. Gli avrebbe chiesto il significato, quando fossero stati di nuovo soli, con il respiro di uno sullo viso dell'altro.

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