5 - 🔞

211 14 0
                                    

Quell'avvertimento fu tanto apprezzato quanto inutile: il dolore derivato dallo strappo fu incredibile, sopraffacendolo esageratamente. Aveva spostato i lunghi capelli in avanti per far sì che non fossero un ostacolo alle cure del giovane.
Xingchen era un abile Cultore, forte guerriero, aveva una soglia del dolore terribilmente elevata. Non esprimeva mai il dolore delle ferite.
Ma lì, senza che potesse trattenersi, con la schiena inarcata di riflesso, non riuscì a trattenersi.
Il grido che si librò dalla sua gola fu breve, ma agghiacciante. A-Quing strinse le gambe al petto, facendosi più piccola in quell'abbraccio solitario che avrebbe dovuto darle un minimo di sollievo: almeno il suo Daozhang non era perito come il suo amore.
Tremante, realizzò di averlo perso per sempre. Non l'avrebbe più visto sorriderle e porgerle il nuovo decoro che aveva realizzato, la nuova statua di cui tanto si vantava... Non l'avrebbe visto mai più.
Xingchen strinse i pugni poggiati accanto alle gambe, inspirando profondamente: anche la benda sugli occhi era nuovamente pregna di sangue.
La bocca aperta cercava di far entrare quanta più aria possibile, il corpo che tremava per il trauma.
Strinse i denti, assecondando mollemente i movimenti di A-Yang. Sentì i propri abiti scivolare via, la pelle nuda vergognosamente esposta.
Annuì debolmente alla domanda, voltandosi con una lentezza disarmante verso il giaciglio, stendendosi con orribile calma. Una volta prono, un sospiro più pesante gli scappò, rimproverandosi subito. Non poteva perdere tempo facendo la vittima. Fortunatamente era l'unico che era stato ferito, ma comunque non era decoroso lamentarsi in tal modo. Per cui annuì nuovamente all'ennesimo invito del giovane, restando immobile.
Non si sarebbe più lamentato, quella défaillance sarebbe stata accantonata.

L'urlo che uscì dalle labbra di Xiao Xingchen non se lo era aspettato. Di solito era sempre così composto e tranquillo, persino nella rabbia e nella sofferenza manteneva un contegno. Faceva così male? Eppure aveva cercato di essere veloce. Avvertì un fastidioso pizzicore al mignolo della mano sinistra, l'arto fantasma, rammentando la prima volta che aveva urlato così forte. Distolse in fretta lo sguardo. Non era una persona capace di prendersi cura di un altro, non era gentile né amorevole, non consolava le vittime, ma di solito ne era il carnefice. Quel ruolo in cui era piombato non gli apparteneva e non sapeva gestirlo. Per questo non disse nulla, né notò il sangue che macchiava la benda di Xingchen finché non lo aiutò a tirare fuori le braccia dalla veste. Avvertì una nuova stretta allo stomaco, quella ferita era stata un'altra falla in uno dei suoi piani. Sapeva che cosa era successo ai suoi occhi, eppure non era così che voleva che andasse a finire. Provava sentimenti contrastanti riguardo a quella sua condizione, da una parte la cecità di Xingchen era l'unica ragione per cui ora potevano stare così, vicini e insieme, e poteva averlo tutto per sé; dall'altra pensare che avesse fatto un tale sacrificio per qualcuno e che forse non lo avrebbe mai fatto per lui lo faceva arrabbiare. Gelosia. Invidia. Sensazioni che aveva provato infinite volte da bambino, prima di decidere che qualsiasi cosa avesse voluto l'avrebbe presa con la forza e che nessuno si sarebbe più potuto permettere di essere meglio di lui. Mentre raccoglieva l'unguento, Xingchen si stese. Xue Yang si rivolse alla ragazzina ancora seduta a terra con voce brusca.
«Vai a prendere dell'acqua.»
Lei lo guardò spaesata, ancora confusa e in pieno shock da ciò che era successo, ma quando lui lo ripeté a voce più alta trasalì e si ritrasse. Lentamente si mise in piedi, ancora scossa. Solitamente avrebbe risposto a tono, ma in quel momento era troppo fragile per litigare. E soprattutto si sentiva tremendamente colpevole. L'urlo del Cultore che amava tanto le aveva perforato le orecchie. Era spaventata: se avesse perso anche lui? Sarebbe rimasta sola con quell'uomo crudele? Senza dire nulla annuì e andò alla ricerca dell'acqua. Rimasto finalmente solo con il candido Cultore, Xue Yang si sedette accanto a lui, all'altezza del suo osso sacro.
«La tua benda è sporca di sangue. Oserei quasi dire che stai piangendo. Sono stato così maldestro? E dire che sono sempre stato bravo con le mani, mi hanno detto.»
C'era della malizia nelle sue parole, ma sapeva che non l'avrebbe colta. Il suo era più che altro un tentativo di rompere quel pesante silenzio che lo portava a pensare troppo e concentrarsi troppo su di lui. Con gli occhi percorse l'intera figura di Xiao Xingchen, provando nuovamente quella sensazione di frustrazione che aveva provato quel giorno di pioggia a pochi centimetri dal suo collo. Ne era così fortemente attratto, che persino in un momento come quello avrebbe voluto immobilizzarlo e farlo suo con la forza, l'intero suo corpo urlava del desiderio carnale che provava e reprimere gli istinti era straziante. Mentre con le dita abbassava la stoffa fino a scoprirne completamente la schiena, non poté evitare di accarezzarne, distrattamente come se fosse un caso, l'orlo della veste alla base della schiena che ne copriva ancora la parte bassa del corpo. Non era il momento. Non era l'occasione. Non poteva. Doveva andarci piano e guadagnarsene la fiducia, doveva avvicinarsi a lui come un felino che striscia a lentezza esasperante verso la sua preda. Xingchen era più forte di lui, avrebbe rovinato tutto, non era quello il momento di approfittarne. Fece un respiro profondo e ritrasse le mani. Intinse la destra nell'unguento e cominciò a spalmarlo lentamente sulle ferite. Xue Yang non era delicato, non lo era mai stato, tuttavia in quel momento sapeva di doverlo essere.
Pensò a Xingchen come allo strumento a corde che aveva visto suonare a Jin GuangYao, lo immaginò come una delle sue vittime che torturava lentamente e mise in quei gesti la cura che di solito usava per uccidere. Movimenti lenti, calcolati, precisi, che andavano ben oltre l'area delle ferite. Sapeva che l'impasto bruciava, lo aveva sperimentato lui stesso, come sapeva che mai prima di allora Xiao Xingchen gli aveva permesso di toccarlo. Non erano mai stati così intimi, così vicini. Non era mai stato così accondiscendente e docile tra le sue mani. Non avrebbe mai potuto resistere alla tentazione di saggiarne le forme così a lungo immaginate. Mentre la mano destra spargeva la sostanza oleosa sulle ferite, la sinistra massaggiava la pelle. Con quelle stesse accortezze, Xue Yang aveva torturato di piacere e poi di dolore centiania di vittime, conosceva bene l'anatomia umana, i punti nel costato dove colpire i polmoni, la colonna vertebrale, le grosse arterie del collo, i punti sensibili, quelli che provavano più piacere. Mentre gli procurava dolore con la mano destra intrisa di unguento, con la sinistra ne massaggiava la pelle per distrarlo da quella agonia. E, soprattutto, per assaporarne le forme tanto agoniate. La sua solita freddezza crudele cominciò a vacillare a quel contatto tanto desiderato, ma c'era ancora un briciolo di essa a mantenere il controllo necessario per non andare troppo oltre. Voleva spingerlo a credere a quanto buono poteva essere, così che decidesse spontaneamente di abbandonarsi in un futuro a lui. Doveva credere alla sua menzogna, se tale era davvero. O all'unica verità che avesse mai espresso nella sua vita, la verità che in fondo sapeva ancora provare sentimenti umani per qualcuno che lo trattava come tale. Qualcosa di onesto e sincero per la prima persona davvero pura e buona che avesse mai incontrato.
«Le ferite sono profonde, guariranno lentamente. Dovevi ucciderlo e basta, era un mostro, perché quella esitazione? Per la piccola cieca? Era consapevole di quello a cui andava incontro gettandosi davanti a te. Non t'importa di gettare via la tua vita per lei?»
Era ancora forte la rabbia che provava per quel gesto. Era invidioso che Xiao Xingchen desse così tanta importanza a quella ragazza e arrabbiato che pensasse di poter gettare via la sua vita così facilmente. La vita di Xingchen era il suo trofeo e se l'avesse gettata via per quella mocciosa, non l'avrebbe sopportato.

Flower WordsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora