Capitolo 2

103 5 0
                                    

..Al mattino di quello stesso Giovedì, però..

<<Dario, vieni a fare la colazione!>>

Era consuetudine da parte di un diciassettenne Bolognese, di nome Dario Matassa, svegliarsi tutte le mattine alle sei e trenta minuti esatti, tramite il rigoroso utilizzo di una sveglia, per evitare la disprezzata idea, di farsi svegliare dalla madre.

La sua camera era un luogo decisamente troppo privato, per lasciare che qualcun'altro potesse anche solo pensare, di trattarlo e considerarlo come semplice luogo.
Un semlice e dannato luogo.

<<No mamma, non ho fame. Dai, che devo andare a scuola, adesso.>>

<<Ok, Dà. Ma, prima vieni qui.>>
Il figlio seguì i suoi ordini e le porse un bacio su una guancia.

<<Prima o poi scapperai di casa, lo so.>> Pronunciò la donna, riferendosi alla solita recalcitranza da parte del ragazzo, nell'offrirle effusioni.
<<Dai, ora vai, che se no ritardi sul serio.. Ma prenditi prima un corne- >>

<<Ciao mà!>> Pronunciò il giovane ragazzo, subito prima di sgusciare via, fuori dalla porta di casa, e non tornare fino alle cinque e venti del pomeriggio, tramite un pullman decisamente troppo ritardatario, per i suoi gusti.

Ma, d'altronde, uscire alle quattro e venti del pomeriggio, da scuola, ogni giorno, non è mai particolarmente piacevole.. e soprattutto se devi tornare a casa con un autobus che sembra sempre avvisare tutto tranne che il suo arrivo.. o la sua sicurezza.

Durante i suoi trascorsi in autobus, Dario era solito sedersi al primo posto, subito dietro la lastra polimerica, simil vetro, presente esattamente accanto all'entrata.

Durante i suoi viaggi in autobus, era solito non girarsi mai, ma, da quando scoprì della presenza di un ragazzo, che conosceva in realtà a malapena, cominciò a scegliere di sedersi anche più in là, verso il centro, subito dinanzi alla seconda entrata del pullman.

Non gli piaceva molto quella parte, perché decisamente troppo affollata e troppo difficile da attraversare, superando le decine di altri ragazzi, che si nascondevano dai controllori, nel tentativo di usare l'autobus senza doversi prima procurare un biglietto.

Si sedeva lì esclusivamente per un motivo: vedere se il ragazzo che tanto aspettava, fosse lì,
fosse presente.
Lo osservava durante tutto il trascorso dei suoi tragitti e, sin da quando saliva, alla fermata delle sette e quaranta.
Era spesso in compagnia, di amici ed anche di una stessa amica di Dario.

Il problema principale – e fondamentale – che spingeva Dario a non sporgersi mai più in là che con un saluto, era proprio il fatto che, quel ragazzo, non gli interessava come semplice amico.

Ed era una cosa di cui si chiedeva il motivo, in realtà già da tempo.. era gay?
Non lo aveva ancora capito, ma non si assicurava nemmeno di essere etero.. trovava il genere femminile decisamente troppo sciocco, probabilmente, ...o forse lo pensava solo perché le sue compagne di classe, di liceo, non facevano altro che urlare a destra e a manca ed, allo stesso modo, dire, espressamente, di tradire i propri fidanzati; per poi rimangiarsi, puntualmente, tutto, alla volta del confronto con il ragazzo in questione.

Ma, purtroppo per lui, ciò che tanto lo bloccava dall'andare a parlare con quel ragazzo – nonostante si conoscessero effettivamente –, era proprio il suo essere fidanzato e con una delle migliori amiche del suo stesso gruppo.
Era infatti da tempo che uscivano assieme, tramite il cugino del ragazzo che tanto attraeva le sue attenzioni.
Quel ragazzo, un certo Cesare Cantelli, era un suo compagno di classe ed era stato grazie a lui che aveva conosciuto la ragazza, che tanto poi avrebbe odiato segretamente e, esattamente come le sue compagne di classe, voluto bene all'apparenza.

Apparenza | Nelson×DarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora