Capitolo 7

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<<Ecco, mi ha scritto ora. Ha detto che arriverà fra poco.>>

<<Bel modo di presentarsi, l'essere in ritardo già al primo incontro.>>

D'altronde, per essere in anticipo si dovrebbe provare agitazione, desiderio del momento a venire...

<<Non ti lamentare Nelson. Ti ho già detto che il mio amico vuole entrare solo per farci un favore.>>

<<Strano che te l'abbia detto, dato che nemmeno lo volevamo un ragazzo in più.>>
<<Ti corrego Nello, tu non volevi che un altro ragazzo si aggiungesse al gruppo.>> Lo riprese il cugino, ormai consapevole di come fosse il cugino, dinanzi alle nuove conoscenze: titubante.

Un avvenimento dell'adolescenza doveva averlo scottato in particolar modo.

Nicolas a girarsi, letteralmente, i pollici seduto su una sedia pieghevole davanti al divano dal colorito bluastro. Subito dinanzi a lui il fidanzato della cugina, seduto con il volto diretto verso di Nelson, anche lui piegato su una lignea sedia pieghevole - a giusto qualche passo di distanza da Nelson. Frank era poggiato, stanziale, a ridosso del bianco muro accanto al quale si prostrava la porta d'ingresso del salotto del piccolo appartamento universitario.
Federico era invece all'altro capo della stanza, a bersi un sorso di caffè, con avidità, bloccato anche lui in piedi dinanzi all'accesso della minuscola cucina che la casa ospitava.

Tonno era probabilmente quello più divertito dalla scena, poichè seduto incredibilmente scomposto, con il verdastro sguardo a dimostrarsi estremamente interessato nei confronti della divertente scena, teatrino, che Nicolas stava ideando tramite le sue mani.

<<Prima o poi dovremmo fare una puntata anche su quello.>> L'osservazione divertita di Cesare, non appena decise di voltare il proprio capo e direzionare il proprio indice ad indicare la scenetta svolta sul momento da Nicolas.

Un passare del tempo lento e per niente cauto.
Lo stanco agire del muoversi e portarsi avanti, per le scene seguenti di una esistenza ancora giovane, per i sei ragazzi presenti in quella, effettivamente abbastanza piccola stanza, per contenerli tutti nello stesso arco, momento.

La risposta alla proposta di Cesare fu soltanto uno sguardo di riconoscimento da parte di Nicolas, accompagnato anche da un'espressione divertita.

Un semplice e sciocco modo per passare il tempo.

Fu poi quando Federico deciso di offrire un secondo sorso del suo caffè - un gustarsi purtroppo per lui puntualmente destato da qualche d'uno ad interrompere il silenzio della camera, interponendovi la sua voce e delle nuove parole a lasciarsi abbanate - ;che il campanello esterno al palazzo presso cui era stato portato a costruzione l'appartamento, decise di farsi udire.

<<È arrivato.>> Tuonò Frank.

♧~~~~~~♧~~~~~~♧

Lo sguardo di estremo stupore alla scoperta di ciò che i propri occhi avevano deciso di mostrargli: aveva già visto quel ragazzo, ed esattamente due anni prima.

Non puoi scordarti facilmente della persona verso cui maggiormente puoi dire di aver provato rancore.

Era stata colpa sua se lui e la sua ragazza si erano lasciati ed era stata sempre colpa sua, quando era stato rimpiazzato al suo nuovo posto di lavoro - lo stesso a permettergli poi il personale sostentamento, economicamente parlando.

<<Cosa ci fai tu qui?>>

<<Potrei farti la stessa domanda... conosci un certo "Davide"?>>
<<Vuoi dire "Frank"?! Sì... certo. È di là, seguimi!>> Confusione ad appigliarsi pesante ai loro volti; le espressioni facciali estremamente convinte dell'idea di permanere in una situazione, di stallo, di estremo stupore - misto ad incapacità di comprendere.

<<Ah, sei qui finalmente!>> Lo accolse Frank semplicemente, una volta scorto il ragazzo appena arrivato, ad avvicinarsi presso l'entrata del salottino dell'abitazione.

La porta dell'ingresso era a giusto pochi metri da quella della saletta dov'erano già tutti gli altri ospiti della casa.

Una pacca amichevole a passarsi, normale, sulla spalla di Dario, e subito uno sguardo di estremo stupore, misto a rabbia a fare del viso di Nelson suo: <<Non dirmi che è lui che ci aiuterà?>>

Era una domanda retorica, eppure ci sperava; ci sperava eccome Nelson, di non dover lavorare a stretto contatto con lo stesso ragazzo verso cui aveva maggiormente provato odio in vita.
Lo considerava quasi come suo nemico.

Al chè, Dario volse uno sguardo - ennesimo - di confusione, verso prima la figura di Nelson e poi quella di Frank.

<<Vi conoscevate già?>>
<<Sì, al liceo... e poi abbiamo lavorato assieme alla stazione radio, fino all'inizio dell'anno scorso.>> Rispose Dario semplicemente.

<<Ah, allora servono meno presentazioni! Piacere, Cesare.>> Gli porse la mano il castano, verso; eppure un tale semplice gesto di cortesia, portò Nelson a reagire con il portare uno sguardo fulminante a scontrarsi contro la figura - ancora in attesa della mano di Dario - del cugino, e per poi lamentarsi.
<<Non ti presentare, non serve. Non serve se non ti assumiamo.>>

<<Come non lo assumiamo?>> Un grido sconvolto e di pieno stupore da parte di Nicolas; allora finalmente riuscito a destarsi dallo scambiarsi espressioni divertite con Tonno, mentre venivano silenziosamente squadrati dagli occhi indagatori di Federico.

<<Tu stai zitto, che non sei neanche completamente nella squadra.>> Zittì immediatamente Nelson, il moro allora rimasto bloccato, ghiacciato, alla scoperta della reazione del più alto.

Che cosa doveva avergli mai fatto, per odiarlo così tanto?

<<Nelson calmati!>> Lo riprese Cesare, dispiaciuto per come il ragazzo avesse trattato il suo migliore amico.
<<...Ha ragione Nicolas, comunque; ci servono assolutamente delle braccia in più: mancanti per i talvolta esami universitari di Federico.

<<Non potevi scegliere un'università senza esami?>> Scherzò Tonno a domandare all'amico.
<<Se esistessero, sicuro non sarei iscritto alla mia, Tone.>> Lo incalzò poi il castano; regalandogli un grandissimo e bianco sorriso.

Le gote a piegarsi, pesanti, per l'acquisizione di una tal posizione; per la realizzazione di un talmente semplice gesto.

<<Nelson, hanno ragione tutti, compreso te Tonno - >> Indicò Frank i ragazzi interpellati - con tono quasi furente - ,e ricevendo un evidente sorriso sornione a stamparsi sul viso di Tonno.
Frank evitò di farci troppo caso ed andò avanti con la sua sgridatura.

<<Una mano in più ci serve, quindi non fare il guasta feste ed assumiamo Dario, che con ciò ci farebbe solo un piacere.>> Il ragazzo interpellato occupato a guardarsi le scarpe fino a quel momento, finalmente a distrarsi una volta interpellato dal moro.

Il bloccarsi in attesa della risposta di Nelson.
Un ghiacciarsi generale.

<<D'accordo, va bene. Ma voglio comunque che tu mi stia lontano. Non mi piace sapere di averti in casa mia, ed ancora meno l'idea di averti ad ascoltare le mie conversazioni.>>

<<Tranquillo.
...Comunque sono Dario, Dario Matassa.>> Si rivolse poi anche agli altri, ultimi ragazzi privi della sua conoscenza.

Space Valley poteva iniziare.

Apparenza | Nelson×DarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora