Una fuga dell'ultimo minuto

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Rimasi a guardare mio fratello che attraversava il corridoio e saliva le scale per andare al piano superiore finché non sentii più il rumore dei suoi passi.

Quindi mi destai dalle mie riflessioni e presi una decisione.

Afferrai la giacca appesa sull'appendiabiti.

Mi diressi verso l'ingresso. Avevo appena preso le chiavi di casa in mano quando mi scontrai contro mio padre.

Feci un passo indietro e lo osservai per un momento.

Papà era invecchiato, non era più quell'attraente diciassettenne che si poteva ammirare nelle vecchie foto.

Ora era diventato un uomo affascinante, da una corporatura robusta e spalle larghe.

Il viso con un accenno di barba, invece, non era cambiato di molto, anzi, era quasi identico.

I capelli corvini erano sempre gli stessi, spettinati e indomabili. E poi c'erano i suoi ammalianti occhi verdi, gli stessi che Lily e Albus avevano ereditato, e che mi stavano scrutando indagatori.

- Vai da qualche parte? - mi chiese. Guardò in modo sospettoso le chiavi che tenevo in mano e che immediatamente infilai nella tasca della giacca.

- Partiamo tra mezz'ora - mi informò.

- Be', in verità volevo fare un salto dallo zio Ron. - farfugliai - Sai, ieri sera ho dimenticato una cosa molto importante a casa loro. -

Papà alzò un sopracciglio incredulo.

- Non preoccuparti papà - mi affrettai ad aggiungere - Vado e torno - lo rassicurai

- Posso sempre andare insieme a loro alla cerimonia e raggiungervi poi, no? -

Papà si rassegnò e anche se lessi nei suoi occhi il dubbio, mi permise ugualmente di andare.

- Vai vai. E mi raccomando non arrivare in ritardo alla cerimonia. Altrimenti farai i conti con la mamma -

Gli sorrisi radioso, corsi verso la porta e la spalancai, lasciandola aperta dietro di me.

- Ciao papà! A dopo! - voltandomi per salutarlo e prima che chiudesse la porta gli vidi un sorriso fiducioso dipinto sulle labbra.

Non dovetti fare molta strada a piedi, dal momento che gli zii abitavano poco lontano dalla nostra tenuta.

Quando arrivai di fronte al loro imponente cancello avevo il fiato corto.

Ero ancora piegato in due a riprendere fiato, quando il portone di casa si dischiuse e ne uscì una figura femminile diretta verso il cancellone.

In un primo momento non la riconobbi a causa del portamento elegante e aggraziato, solitamente appesantito dalla grande quantità di libri che si portava dietro a scuola, ma capii quasi subito che era Rose.

Rose era la figlia maggiore dello zio Ron e della zia Hermione.

Aveva quindici anni, la stessa età di Al. Assomigliava, anche se poco, a Lily, a causa della sua folta chioma di ricci ramati che le ricadevano dolcemente lungo la schiena in morbidi boccoli e che per l'occasione erano stati raccolti di lato, in modo da ricadergli ordinatamente sulla spalla.

Gli occhi ambrati, astuti come quelli di una lince in agguato, mi stavano osservando con curiosità.

Indossava un abito nero, senza spalline con uno scollo a cuore impreziosito da una fascia di Swaroski intorno alla vita e tacchi neri anch'essi ricoperti di tanti piccoli brillanti, che le slanciavano la figura.

Era in queste occasioni che si mostrava in tutta la sua bellezza.

- Ti ho scorto dalla finestra della mia camera e sono venuta ad aprirti - mi riferì. Questo spiegò il motivo per cui era scesa senza che io avessi suonato il campanello. - James cosa ci fai qui? - mi domandò allora - Non dovresti essere a casa con la tua famiglia per prepararti? -

Le sorrisi e con un ampio gesto della mano le indicai il mio completo casual:

- Come puoi ben vedere io sono già bello che pronto. -

- Ad ogni modo... - dissi allargando il mio sorriso la salutai: - Cuginetta mia, da quanto tempo. -

Lei si accigliò:

- In verità non ci vediamo da ieri sera - sottolineò.

Feci un gesto frettoloso con la mano.

- Dettagli. - risposi. - Ora se permetti, fammi entrare - dissi scostandola delicatamente inoltrandomi nella casa.

- Fai come se fossi a casa tua, mi raccomando - borbottò sarcastica raggiungendomi e chiudendo la porta dietro di sé.

Mi accomodati sul divano di pelle del salotto e risposi allegramente:

- È quello che sto facendo infatti -

Rose si fermò un momento e incrociò le braccia. Scosse la testa esasperata e alzò gli occhi al cielo anche se venne tradita dall'accenno di sorriso divertito che gli guizzò sulle labbra.

Si sedette sulla poltrona di fronte al divano e ripeté la domanda:

- Non hai ancora risposto: perché sei qui? -

- Anch' io ti voglio bene Rose -

Lei accavallò le gambe e si sporse in avanti dandomi un pizzizotto sulla gamba.

- Ahia! - esclamai più per fare scena che per il dolore.

- Ma smettila che non ti ho fatto nemmeno il solletico! - affermò ridacchiando.

Mi unii a lei e ridemmo insieme.

- Infatti facevo finta - le rivelai - Non potrai mai farmi male, almeno non con l'uso della violenza fisica. Sai, hai la forza di un mollusco. -

Mi fulminò con uno sguardo truce, ma poi scoppiò a ridere anche lei.

- Sei fortunato che hai aggiunto il "almeno non con l'uso della violenza fisica" - mi riferì - Perché sai un bel librone un testa non ti farebbe certamente bene -

- Ad ogni modo, trovi qualunque pretesto per distogliere l'attenzione dalla domanda che ti ho fatto - mi sollecitò - Vuoi avere la cortesia di rispondere? -

- Papà ha detto che se volevo potevo venire con voi -

- Mmm - mormorò poco convinta, senza distogliere lo sguardo indagatore.

- Cosa stavi facendo prima che io arrivvassi? -

- Be', avevo giusto finito di prepararmi e prima che ti vedessi dalla finestra, avevo in mente di andare in soffitta... -

Non le lasciai finire la frase che ero già sulle scale.

- Ehi! - esclamò Rose alzandosi di scatto dalla poltrona raggiungendomi - Aspetta! Dove stai andando? -

- In soffitta, mi sembra ovvio - le risposi, continuando a salire su per le scale.

Mi girai di colpo, fermandomi sull'ultimo gradino. Rose che non se lo aspettava mi venne contro e barcollando scese due gradini riprendendo l'equilibrio.

- Ma poi perché volevi andare in soffitta? - le chiesi

Una scintilla gli attraversò gli occhi illuminandoli.

- Perché la mia curiosità non ha limiti. - rispose attorcigliandosi distrattamente un riccio scappato dalla pettinatura - E anche perché pensavo di trovare un ricordo del periodo della guerra che potessi portare alla cerimonia. -

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