-capitolo 1-

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Harry stava andando nel suo 'posto segreto'.

Era un albero nascosto vicino al lago nero, non c'era mai nessuno in quella zona, perciò la sera o la mattina presto si avvicinava a quell'albero con il mantello appartenente a suo padre e arrivato lì, dopo aver controllato se ci fosse qualcuno, si toglieva il mantello e restava lì anche per ore.

Aveva scoperto quell'angolo di pace il terzo anno.

Ci andava molto spesso, quasi quotidianamente.

E lì pensava.

Pensava tanto.

Anche se non sapeva precisamente a cosa.

Ma sopratutto lì si rilassava.

Più o meno.

Non si rilassava veramente, ma il rumore dell'acqua, del vento e talvolta degli uccelli lo facevano staccare dal mondo.

In più gli piaceva vedere il sole che sorgeva.

Per lui rappresentava la nascita.

La nascita di una cosa bellissima ed essenziale.

E si faceva cullare da quella immagine e dai quei piacevoli rumori.

E a lui andava bene lasciarsi trasportare in una vita che non era la sua.

Più che bene.

Non aveva mai portato nessuno in quel posto e, a quanto sapeva, nessuno ci era mai andato. Gli dava fastidio l'idea che qualcuno potesse stare nel suo posto.

Stava ripensando soprattutto alla fine della battaglia di Hogwarts. E a tutte le morti che essa aveva portato.

Mentre tornava nel dormitorio un gufo gli portò una lettera, che scoprí essere da parte della professoressa-preside McGranitt. Una piccola lacrima cadde sul suo volto quando si ricordò di Edvige. Anche lei morta per salvargli la vita.

Aprí la lettera, curioso di sapere cosa ci fosse all'interno.

"Gentile Signor Potter
la invito nel mio ufficio alle 10 di questa mattina, ho bisogno di parlare con lei.
A dopo,
preside McGranitt."

Harry immaginò che si trattasse sicuramente della guerra avvenuta l'anno precedente; magari gli avrebbe fatto un discorso di compassione.

Decise di non pensarci troppo e andò nella sala comune ad aspettare i suoi due migliori amici e la sua mezza-ragazza. Le avrebbe dovuto parlare al più presto anche se non si sentiva davvero pronto e pensò che quello fosse il momento adatto.

Mentre tutti erano a colazione la prese in disparte e la portò in un posto isolato.

Voleva dirglielo ma non sapeva da dove iniziare.

In fondo le voleva bene e non voleva farla stare male; apriva continuamente la bocca e poi la richiudeva subito, non riuscendo a formulare un discorso decente. Era davvero impanicato ma poi Ginny prese la parola.

"Harry sei strano.. tanto strano, non capisco perché, vuoi parlarmi?"

"Ginny, dopo la battaglia di Hogwarts sono cambiate tante, davvero tante cose. Sono riuscito a trovare del tempo per me e ho capito che voglio andare avanti."

"Ma è fantastico Harry! A tal proposito stavo pensando che magari potremmo rendere ufficiale la nostra re-"

"Gin, di 'nostro' ormai non c'è più nulla.. è vero ti ho baciata più volte m, ma non riesco a vederti come qualcosa in più di una sorella.. non so se mi capisci ma-"

Non sapeva come continuare, cercare di guardarla con uno sguardo deciso ma allo stesso tempo non troppo duro complicava le cose, e si diede dell'imbecille per essere stato troppo diretto quando vide gli occhi della ragazza riempirsi di lacrime, difficili da trattenere.

"Oh quindi la metti così? Avrei dovuto capirlo prima- insomma tu mi- sono stata una vera stupida- fanculo Harry."

Harry la vide scappare lontano piangendo, preferiva essere odiato per un tempo indeterminato, che continuare a farla vivere nella menzogna. D'ora in poi -si promise- non avrebbe più illuso sè stesso e tantomeno gli altri.

castigo // drarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora