Capitolo 2

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Mi svegliai senza il suono della sveglia, molto molto presto e mi lavai la faccia con l'acqua gelata: dovevo assolutamente cancellare il ricordo di tutti i sogni che l'incontro con Giuseppe Conte mi aveva scatenato.
Uscendo dalla camera presi solo la chiave e il telefono e scesi l'imponente scalinata alla ricerca di una tazza di caffè, anche se non avrei proprio saputo come fare se non avessi incontrato lui, il protagonista di quei sogni così eccessivi e trasgressivi. Lo intravidi a qualche metro di distanza, stava parlando al telefono, reggeva una cartellina con un plico di fogli e nell'altra mano la giacca dell'abito che indossava. Ad un tratto, girando in un corridoio, gli cadde tutto quello che teneva in mano, cellulare compreso. Mi sorpresi del fatto che fosse solo, anche se effettivamente era molto presto, forse mancava ancora qualche minuto alle sei e probabilmente lo stress non lo lasciava riposare in pace.

"La aiuto?" chiesi a voce molto bassa, per non rompere il silenzio magico che racchiude la mattina, vedendolo carponi intento a riordinare i fogli che, dopo la caduta, erano sparsi su tutto il pavimento.

"Mi farebbe un gran favore. Avevo tutto il discorso pronto per la conferenza, cavolo!"

"Arrivo!"

"Già sveglia?" mi chiese stupito.

"Si, cercavo del caffè per svegliarmi del tutto, ma non so proprio dove andare."

"Immagino che si senta molto disorientata, però sono davvero colpito dal fatto che abbia deciso di rimanere qui, mi dai speranza!"

"Speranza?"

"Si, insomma lei è giovane, immagino che abbia degli amici e un fidanzato, avrebbe potuto prendere la situazione sottogamba e tornare a casa, da loro. Invece è stata molto brava."

'Sono una brava bambina, papi?' per fortuna questo rimase solo un mio pensiero.

"A casa mi aspetta solo la tesi di laurea." dissi ridendo e porgendogli tutti i fogli che ero riuscita a raccogliere.

"Cosa studia?" mi chiese interessato.

"Giurisprudenza!"

"Apprezzo sempre gli studenti e le studentesse di giurisprudenza, deformazione professionale...ma lei cercava il caffè giusto?"

"Si, esatto. Sa dove posso trovare una macchinetta o qualcosa simile?"

"Certo, se scende al piano inferiore trova una specie di lounge bar, ma non fanno il caffè migliore del mondo, ottimo però per un buon Martini!"

"Forse è un po' presto per quello, ma lo terrò presente, grazie. Il caffè sono certa che andrà benissimo, mi serve solo per svegliarmi un po'."

"La ringrazio molto per l'aiuto e le auguro una buona giornata!"

"Anche a lei Presidente, grazie!"

'Eva calmati' dissi tra me e me espirando 'hai solo incontrato chi questa notte ti ha fatto sognare cose indicibili e per fortuna rimane tutto nella tua testa'
Mi sentivo talmente in imbarazzo che in quel momento avrei solo voluto scappare da lì. Dovevo assolutamente concentrarmi e fare tutto il lavoro noioso per la mia tesi. Così decisi di prendere un caffè da portar via e mi feci incartare un panino, per potermi rinchiudere nella mia stanza e uscire solo per salutare mio padre.

Le ore passarono spedite, senza che me ne accorgessi, ma in realtà, di pratico, non avevo concluso niente: avevo passato tutta la giornata incantata a pensare allo scambio di quella mattina con Giuseppe, anche se alla fine non mi aveva detto niente, il suo charme bastava. Quell'eleganza e quella raffinatezza erano qualità rare nei ragazzi della mia età e a me non restava altro che inseguirle in uomini più maturi, anche se mai avrei pensato di invaghirmi del Presidente. Che poi, alla fine, non era stato niente di che, ma mi ero messa a fantasticare su tutto quello che avevo sognato: le sue mani dolci percorrevano ogni centimetro della mia pelle nuda, la sua bocca disegnava paesaggi sul mio collo teso e il suo respiro caldo si fondeva con il mio, ansimante. Quel sogno mi aveva abbastanza destabilizzata, soprattutto perché non era da me. Lasciavo che quei pensieri disturbassero la mia concentrazione, senza fare caso alle mille notifiche che stavo ignorando. Solo lo squillo deciso della mia suoneria mi destò dal sogno ad occhi aperti; era mio padre, voleva avvisarmi che, anche oggi, non sarebbe riuscito a stare neanche un minuto con me. Quel lavoro lo impegnava moltissimo e un po' ne ero anche contenta, mi sarei riposata per qualche giorno davanti ai miei film preferiti e al mio importante lavoro per l'università, cercando di scacciare ogni pensiero perverso fatto sul datore di lavoro di mio padre.

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