Sentii il suono costante di alcuni passi fuori dalla mia stanza, non riuscivo a localizzarli con precisione: a volte li sentivo distanti, altre anche troppo vicini; sentivo aprire e chiudere la portafinestra davanti alla mia porta e ogni tanto bisbigliare qualcosa.
Respiravo un'aria più tesa rispetto alla sera prima e, non riuscendo a riaddormentarmi, decisi di vestirmi e scendere in caffetteria per fare colazione: come sempre sarei stata l'unica lì, data l'ora, perciò non diedi troppa importanza al trucco sulla mia faccia o all'acconciatura dei miei capelli, sciolti sulle spalle e più ondulati del solito.
Aprii piano la porta, per non far cigolare la serratura, e fuori trovai, pietrificato davanti a me, l'uomo con cui la sera prima avevo condiviso una sigaretta."Dormito bene?" mi chiese lui per sciogliere l'imbarazzo.
"Si, grazie." cercai di rispondere con tutta la naturalezza possibile.
"Scommetto che è alla ricerca del suo caffè, mi sbaglio?"
"No non sbaglia, ma non avevamo detto che poteva darmi del tu?" chiesi forse in maniera più sfacciata di quanto non fosse consono fare con il Presidente.
"Hai ragione." asserì passando pollice e indice della mano destra attorno agli angoli della sua bocca: un gesto tanto semplice quanto elegante. "Posso permettermi di chiederti un'opinione giovane e fresca su questo discorso? -disse porgendomi almeno una decina di fogli- Sai, questa sera sarò ospite virtuale di un programma televisivo e ho a disposizione una ventina di minuti per informare e rassicurare i telespettatori, mi sarebbe molto d'aiuto sapere cosa ne pensi."
"Si, ecco, non so quanto possa essere utile il mio parere, sono solo una studentessa..." risposi io titubante, non del tutto convinta di poter essere all'altezza della sua richiesta.
"Non ti obbligo, se non vuoi non importa."
'Eva fallo, non ti sta chiedendo uno spogliarello su tacco 15, fai quello che per anni hai fatto come assistente universitaria e basta.' pensai.
"D'accordo, lo leggo." risposi convinta, trattenendo dentro di me alcune riserve.
"Allora se a te va bene ti accompagno in caffetteria, mi sdebito offrendoti una delle migliori torte che Palazzo Chigi ha da offrire!"
Risi di riflesso vedendo disegnarsi sul suo volto un ampio sorriso: probabilmente quella torta andava più a lui che a me.
Da vero gentleman mi spostò la sedia per facilitarmi la seduta non appena arrivammo nella lounge e si preoccupò di ordinare due cappuccini e una porzione di quella torta che aveva tanto decantato scendendo le scale.
"Ecco a te!" esclamò porgendomi la mia tazza e il piattino con il dolce: i tre profumi più buoni che avessi mai sentito, torta appena sfornata, caffè e colonia maschile, si miscelavano perfettamente nelle mie narici, creandomi un senso di tranquillità e pace che da qualche tempo mi mancava.
"Grazie!" risposi guardandolo rialzarsi per prendere due bustine di zucchero.
"Mentre leggi tieni presente che è un programma in prima serata, ci sono famiglie ma anche persone più esperte: la mia preoccupazione è risultare incomprensibile al pubblico medio oppure troppo semplice per il pubblico più competente, capisci quello che intendo?"
"Capisco perfettamente."
Iniziai a leggere con molta attenzione ogni parola scritta su quei fogli, con annessi appunti come: respirare, concentrarsi, aggiungere dato.
Era incredibile quanto sulla carta quell'uomo sembrasse fragile: vedere quelle scritte di suo pugno mi intenerì l'anima e mi fece provare un senso di empatia tanto forte.
Ogni tanto scorgevo il suo sguardo indagatore posarsi sulle mie labbra, così mi rendevo conto di star mimando con la bocca le parole che stavo leggendo e subito mi correggevo, cadendo nello stesso circolo pochi secondi dopo.Erano passati forse dieci minuti, avevo finito di leggere e quello che avevo letto mi aveva colpita davvero tanto, non trattenni le parole e con sincerità gli dissi: "Trovo impagabile la sincerità espressa da queste parole: dice che le dispiace e si capisce che è vero, si capisce che non sono solo frasi di circostanza le sue. Lo dice e lo dice davvero, non fa nulla per nascondere la sua umanità e la sua sensibilità, penso che questa sia una caratteristica che è in grado di capire e apprezzare chiunque, dal contadino al filosofo."
Mi espressi con tutta la sincerità che potevo usare, pensai che quelle parole potessero far riacquistare fiducia in se stesso ad un uomo che forse se l'era scordata, dato che aveva avuto bisogno dell'approvazione di una ragazzina.Penso che lui rimase senza parole, o che, per lo meno, fosse difficile trovarle; si passò una mano sulla fronte e si stropicciò gli occhi, prima di dire solo: "Grazie."
"È solo quello che penso." risposi cercando di ridarmi un contegno.
"Mi farebbe piacere se venissi oggi pomeriggio, avere qualche volto amico davanti aiuterebbe molto."
Cercai invano di inventare una scusa, ma, forse perché non ne avevo o forse perché non volevo davvero trovarne, riuscii solo a dire: "Si, certo. Ci sarò."
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LA MIA QUARANTENA CON TE
FanfictionEva, una giovane studentessa di giurisprudenza e figlia di una guardia di sicurezza della scorta di Giuseppe Conte, si ritrova bloccata a Palazzo Chigi durante la quarantena imposta dal Premier. L'attrazione tra i due è subito palpabile, complice l...