Capitolo 20

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VM 18

La data era fissata e avevo già comprato il biglietto del freccia rossa che mi avrebbe riportata a casa. Avevo deciso e sapevo che era le decisione migliore per me.

I giorni che erano trascorsi da quando Giuseppe mi aveva comunicato la possibilità di poter tornare dalla mia famiglia erano stati i più intensi di tutte quelle settimane passate a Palazzo Chigi e alla fine non me l'ero sentita di rimanere lì.
Ero ben conscia del fatto che stavo rifiutando una delle opportunità lavorative più importanti della mia vita, ma avevo bisogno di concentrarmi sulla mia laurea e sulla mia vita, cercando una relazione più adatta a me.

"Non te la prendere, -esordii io chiudendomi la porta del suo appartamento alle spalle- ma ho fatto il biglietto."

"Allora hai deciso." sbuffò distogliendo lo sguardo da me.

"Sì, ho deciso." risposi con un filo di voce.

"E quando parti?" chiese versando del vino in due bicchieri.

"Uno è per me?"

"Quando parti?" insistette lui.

"Domani." gli risposi afferrando uno dei due bicchieri e iniziando a sorseggiare.

"Capisco."

Era amareggiato, forse davvero sperava che io fossi disposta a fare l'amante per i corridoi di Palazzo Chigi, con la sua fidanzata nel suo appartamento e mio padre fuori di guardia; decisamente non era quello che volevo.

La mia mano era stretta alla sua e appoggiata sulla sua guancia: vedevo una strana espressione disegnata sul suo volto, una lieve delusione mista ad un accenno di sollievo. Probabilmente continuare ad essere nei paraggi avrebbe solo portato sofferenza ad entrambi, ma era ancora troppo presto perché anche lui se ne rendesse pienamente conto.

"Ma fino a domani se qui..." disse avvicinandosi al mio collo e iniziando a baciarlo come suo solito.

"Si, sono qui." risposi iniziando a ricambiare le sue attenzioni.

Le sue mani iniziavano ad esplorare quel corpo che, ormai, conosceva a memoria, sfiorando ogni mio punto più sensibile. La voglia che avevo di fare l'amore con lui superava addirittura il desiderio del nostro primo incontro intimo ed ogni bacio, ogni gesto, ogni sussurro era destinato ad essere l'ultimo, lo sapevo io e lo sapeva anche lui.

"Sei sicuro?" chiesi temendo di comportare una sofferenza ulteriore ad entrambi.

"Tu sei sicura?" mi chiese a sua volta, senza smettere per un attimo di baciarmi.

"No, per niente." risposi sorridendo e iniziando a baciarlo con più foga.

Mi condusse al letto che aveva ospitato i nostri corpi nudi tutte le notti precedenti a quella, mi lasciò un attimo per allentare la cravatta e sbottonarsi la camicia, mentre anch'io armeggiavo con i miei abiti, cercando di liberarmene al più presto.
In un momento eravamo, ancora una volta, avvolti l'uno all'altra e il desiderio reciproco del corpo dell'altro aleggiava nella stanza senza lasciare spazio a nient'altro. Nessun dubbio, nessuna esitazione, solo tanto desiderio e la voglia di scoprirsi di nuovo, per l'ultima volta.

In un attimo il suo corpo possente era sopra di me e le sue braccia sotto alla mia schiena mi permettevano di raggiungere la posizione giusta per lasciarlo entrare dentro di me.
I movimenti del suo bacino si facevano sempre più intensi e decisi e i miei gemiti non facevano altro che aumentare di volume.
Ero certa che qualcuno ci avrebbe sentito, ma per la prima volta quello non fu il mio pensiero: mi lasciai completamente andare alla mia eccitazione e, quindi, non fu difficile provare un intenso e profondo orgasmo che mi scosse fino alla punta dei piedi e lasciò la libertà a Giuseppe di abbandonarsi anche lui al mio stesso piacere.

Non dormii, quella notte la passai affacciata alla finestra a fumare, avvolta nel lenzuolo candido del suo letto, mentre lui dormiva beato.
Solo quando i colori dell'alba iniziarono a farsi più chiari anche Giuseppe mi raggiunse, cingendomi la vita con le braccia e rubandomi la sigaretta dalle mani.

"A che ora?" mi chiese a voce bassissima, in modo quasi impercettibile.

"Alle 10." risposi capendo che si stava riferendo alla partenza del mio treno.

In tutta risposta ottenni un bacio lungo e appassionato al quale seguì un abbraccio.

Tutta quella tenerezza e tutto quell'affetto erano sicuramente dettati dal fatto che di lì a poche ore io sarei tornata a casa mia e, probabilmente, non ci saremmo mai più visti.

Erano da poco passate le 9 del mattino ed io stavo uscendo dalla mia camera con la piccola valigia che mi aveva accompagnata per quei mesi e la testa piena di ricordi meravigliosi; passai davanti al piccolo balconcino in cui, per la prima volta, Giuseppe mi aveva rivelato una parte di sé, mi tornò in mente il momento in cui lo inseguii per i corridoi di Palazzo Chigi per consolarlo e tutta la tenerezza che quel giorno mi aveva fatto.
Passare per tutte quelle stanze, guardare per l'ultima volta quei soffitti e ricordare tutto quello che quelle pareti avevano ascoltato mi fece salire una leggera malinconia.

Lui mi raggiunse velocemente e mi diede un ultimo bacio, pieno di emozione e sentimento.
Quella parentesi rosea era destinata a chiudersi con la stessa velocità con cui si era aperta e nè io nè lui potevamo fare altrimenti. Sarebbe stato inutile cercare di tirare avanti una relazione che mai e poi mai avrebbe avuto un seguito felice.

Mi accompagnò con lo sguardo, mentre mi voltavo e raccoglievo le mie cose, lasciandomi uscire dalla sua vita, conscio del bene reciproco che ci eravamo fatti durante quella dura quarantena.

Fine. (forse...)

Come avete letto, questa potrebbe essere la fine di questa storia, per esigenze personali e perché è una storia destinata a finire; ciò non toglie che, magari, una volta finiti gli esami, io possa decidere di continuarla.
Quindi, per ora la storia è finita, io spero che vi sia piaciuta e vi assicuro che tutti i commenti e tutti i messaggi che mi avete lasciato mi hanno fatto davvero piacere e mi hanno aiutata a superare questo brutto momento.
Sperando di incontrarci di nuovo, mi auguro che anche questo finale vi sia piaciuto e vi invito a scrivermi tutte le vostre impressioni nei commenti❤️❤️❤️

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