Capitolo 2.

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Zac

Stare nell'ombra di mio fratello più grande è forse una delle cose che mi ha fatto diventare il ventiseienne che sono ora.
All'età di diciotto anni ero solo un bastardo incazzato per colpa della mia famiglia, ora, vivendo da solo sto imparando a placare la mia ira... Con qualche pugno contro il muro di tanto in tanto.

Tutto partito da una percezione sbagliata che la mia famiglia ha sempre avuto di me.

"Oh Mike! Come sei bello! Come sei grande! Ah, anche tu, Zac."

Risuonavano nella mia testa quelle maledette parole dette per giunta da parenti stretti come zie o nonni.
Io sono nato tre anni dopo mio fratello Mike, da un padre che voleva solo un figlio. Si esatto, la mia nascita non era voluta e programmata e i miei genitori avevano preso in considerazione l'aborto. Mamma però non se l'è sentita e così ha deciso di portare avanti la gravidanza dando un enorme dispiacere a mio padre.
Non mi piacevo fisicamente non ero bello come Mike.
Mentre lui era bello e desiderato da donne, uomini, piante e animali io ero solo il ragazzo con gli occhi azzurri fratello di Mike Allen.

Sono sempre stato abbastanza alto per la mia età, con i capelli neri e la pelle olivastra.
L'unico pregio che avevo e che anche la mia famiglia apprezzava erano gli occhi. Erano splendidamente azzurri, quasi tendenti al verde acqua. Con striature che nemmeno io sapevo da dove arrivavano siccome della famiglia solo mio nonno paterno aveva gli occhi azzurri.
Ricordo molto bene che era l'unico complimento che ricevevo.
Passavo ore davanti allo specchio a guardarmi da tutte le angolature possibili per cercare di vedermi almeno un po' più bello...
Mi sentivo una come una stupida dodicenne in preda alle crisi adolescenziali.
Ma l'unica cosa che concludevo era che ero brutto e dopo qualche tempo quasi l'ho accettato. Attualmente non la penso così di me stesso. Mi piaccio abbastanza e non sono brutto, lo dimostrano le ragazze che mi ronzano sempre attorno.

Appena compiuti i diciotto anni me ne andai via da Ottawa e l'unica a soffrirne almeno un po' fu mia madre.
Quel giorno di maggio mi misi in macchina e appoggiai la testa sul volante meditando su dove un ragazzino con un semplice diploma potesse andare. Poi mi venne un'illuminazione : La Grande Mela, New York.
Pensavo di poter fare l'attore o lo sceneggiatore, come mio sogno di bambino, ma la realtà era un'altra. A un diciottenne che ha studiato meccanica non verrà mai proposta una parte in un film.
Tornando a quel giorno di maggio, misi le chiavi nella toppa e partii lasciandomi alle spalle casa mia e un'adolescenza di merda. E vedere la casa di una vita dallo specchietto retrovisore allontanarsi sempre di più mi ha donato una gioia enorme.
È stato come girare pagina e passare al capitolo successivo. Zac Allen: nuova vita.

Arrivato a New York mi misi in cerca di un mio amico delle scuole medie trasferitosi lì durante il liceo. Almeno per non passare la prima notte sotto ad un ponte. A pensarci adesso non partirei mai per una città così lontana così disorganizzato... Quasi non ce la facevo con la benzina.
Trovai il mio amico che grazie a Dio mi liberò una stanza a casa sua.

Subito dalla mattina dopo mi misi in cerca di un attico, un appartamento, quattro mura... Un tetto.
Trovai dopo qualche settimana un appartamento al settimo piano di un palazzo un po' diroccato e anche un lavoro in un pub come barista.
Ecco a cosa è servito fare un corso per barman durante la scuola.

Spazio autrice!
Capitolo, corto, 2!
Fatemi sapere qui sotto se vi è piaciuto! ❤

ultima revisione: 28/08/2020

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