Capitolo 7.

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Micol

Che io sia maledetta per aver dato corda ad uno sconosciuto visto tre volte.
Il Central Park è palesemente da evitare la notte, ho sbagliato a farmi coinvolgere! La sua tranquillità mi sta spaventando.
E mentre cerco di calmarmi e dirmi che non c'è nessuno, riesco a intravedere una figura nel buio.
Siamo fottuti.
Siamo terribilmente fottuti.

Mi blocco aggrappandomi al suo braccio coperto da una giacca.
Un momento! E se fosse lui quello pericoloso e io la vittima? Perché non mi stacco da lui? Al diavolo, non so più cosa pensare.

Quando questa persona "misteriosa" è davanti a noi, Zac mi sposta dalla spalla posizionandomi lievemente dietro di lui. Qualcosa di strano, probabilmente un misto di ansia e paura, mi percorre la colonna vertebrale. Mi sta per caso proteggendo?
Sento il suo respiro regolare e trattengo il fiato sperando di scomparire da un momento all'altro inghiottita dalla terra.

«Ragazzini, che cosa fate qui?»  solitamente non giudico una persona dal proprio aspetto fisico, ma la cicatrice sotto l'occhio sinistro di quest'uomo mi spaventa.

«Ce ne stavamo andando.»  dice Zac rimanendo tranquillo. Troppo tranquillo, oh Dio! Perché io sto per svenire dalla paura e lui è così calmo!!

«Tu vai pure, ragazzino. Lascia qui lei.»  dice mentre un ghigno malizioso si forma sul suo volto.

Oh merda, cosa posso fare!? Zac non avrà intenzione di lasciarmi qui, vero?! Vero?
Apro la bocca, voglio urlare, ma non esce nessun suono. Come negli incubi.
Una lacrima riga la mia guancia e l'asciugo immediatamente con il dorso della mano.

«No.»  afferma Zac, per una volta non sembra calmo, anzi: sembra arrabbiato.

L'uomo sferra un pugno sul naso di Zac che perde l'equilibrio spostandosi e barcollando. Vedo del sangue colare dal suo naso.
Mentre sono distratta per vedere se Zac sta bene due mani grandi e ruvide mi prendono e mi spingono a terra facendomi picchiare entrambi i gomiti.

Si avvicina e stavolta urlo a più non posso cercando di allontanarlo con un calcio.
«Lasciami andare!»

Zac si passa il dorso della mano sul naso sanguinante e spinge l'uomo.
Un'idea percorre la mia mente mentre li vedo picchiarsi: la borsa.
Apro la borsa e con la mano tremante afferro lo spray al peperoncino.
Mi alzo tremando e lo punto sugli occhi dell'uomo.
Appena capisce le mie intenzioni cerca di ripararsi gli occhi ma per lui è tardi. Spruzzo lo spray nei suoi occhi e lui si piega allontanandosi.
Si allontana sempre di più e poi si butta nel prato.

Io e Zac ci guardiamo per un attimo sotto la luce fioca di un lampione. La mia mascella trema, probabilmente sto per piangere per l'accumulo di tutte queste emozioni. Sul suo viso due colori risaltano: i suoi occhi azzurri che mi stanno osservando in silenzio e il rosso del sangue che gli cola dal naso.

Senza proferire alcuna parola mi prende la mano e inizia a correre, non posso fare altro che seguirlo nella corsa anche se dopo poco sento già il petto bruciare e le gambe doloranti.
Acido lattico... Dovrei riprendere a fare jogging...
Ma che dici, Micol! Non è il momento!

Quando interrompe la corsa mi lascia la mano e ci guardiamo per qualche secondo.
Prendo un fazzoletto dalla borsa e gli tolgo le rimanenze di sangue dal naso.
Mi guardo attorno... New York... Animata come sono abituata a vederla tutti i giorni.
Sono salva? È tutto finito? È tutto finito e... Sono stata io a salvare la situazione!

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