Capitolo 5.

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Micol

Tutto ciò è assurdo.
Mio padre non è ancora tornato a casa. Ora i casi sono due: o mi sta facendo sentire in colpa per lo sgrassatore oppure, come avevo già intuito, ha qualche relazione all'interno dell'ospedale.
E non comprendo perché, se fosse la seconda opzione, non voglia dirmelo.

Mi preparo per andare al lavoro ed esco di casa.
Inizio un'altra giornata di lavoro e inizio a servire i clienti.

«Un Big Mac.»
Le parole mi si bloccano in gola. Il ragazzo della Coca-cola.

«Subito.» dico tentando di non mostrarmi agitata quando in realtà sento parecchio scombussolo nello stomaco.

Lui si sposta alla sua destra e apre la bocca come per dire qualcosa.
Inizio a servire la persona dopo di lui ma tendendo ugualmente il contatto visivo con quegli occhi che sembrano come disegnati.

«La camicia.» si ferma «sei riuscita a lavarla?»

Nella mia testa si fa largo l'immagine della sottoscritta che lancia l'indumento sporco per poi insultarlo picchiando i piedi a terra e sorrido.

Scuoto la testa e passo il resto in monetine alla persona davanti a me.
Una collega gli si avvicina gonfiando il petto, per mettere in mostra il seno, e gli passa il suo Big Mac in un sacchetto marrone chiaro.
Lui mi fa un cenno della testa che io ricambio e poi esce dal locale.
E ora posso confermare che è molto molto bello. Dio, se è bello.

• • •

Sono le undici e quarantacinque. Mi sto truccando per uscire con Lara e sento qualcuno da fuori, così mi avvicino alla porta.

«Micol, sono io. Apri la porta.» Dice mio padre dopo aver suonato il campanello. Dopo lo spiacevole incidente dello sgrassatore preferisce avvisarmi.

«Eccomi.» Apro la porta e lui entra, almeno oggi la zip è alzata.

«Hai preparato qualcosa da mangiare?» storco il naso.

«No, papà. Sto uscendo.» aspetto una reazione da quest'uomo apatico ma niente.

«Okay.»

Non gli importa nemmeno con chi esco, perché e dove. Io vado in giro per New York da sola e lui se ne frega.

Lo sgrassatore è decisamente troppo ingombrante per la mia borsa e quindi prendo il classico spray al peperoncino.
Sono vestita con un, semplice quanto bello, jeans nero e una maglia rossa corta con la scritta "Stranger things". Era un regalo per il mio compleanno da mia zia sapendo quanto adoravo quella serie TV.

Mi sono organizzata con Lara per andare ad un pub, ci incontriamo a metà strada e iniziamo a parlare. Vediamo un po' di persone lanciare qualche monetina in una custodia per chitarre.

La canzone che sta intonando è "Watermelon Sugar" del mio amatissimo Harry Styles.

"Tastes like strawberries on a summer evenin'
And it sounds just like a song
I want your belly and that summer feelin'
I don't know if I could ever go without
Watermelon sugar high
Watermelon sugar high
Watermelon sugar (sugar) high"

Mano a mano che ci avviciniamo scopro che il ragazzo della Coca-cola ha anche una bella voce. In tutta New York sembra assurdo averlo incontrato già così tante volte in così poco tempo.
Lo guardo negli occhi e lui fa la stessa cosa con me.

Lara mi strattona facendomi continuare a camminare verso il pub. Non dico nulla ma lei sembra aver già capito che con quel ragazzo c'è qualcosa, in fondo è la mia migliore amica da anni.

«Beh?» dice guardandomi e incrociando le braccia al petto. «Lo conosci?»

«Dipende.» rispondo io fingendo di guardarmi le unghie colorate di un rosa pallido.

«Racconta tutto! Tutto nei minimi dettagli!» esclama esaltata entrando nel pub.

Spiego brevemente dei due incontri e lei mi mostra un sorriso compiaciuto.

«Finalmente ti sei decisa a dimenticare quell'ammasso di capelli nonché bidone dell'umido di Jonathan!»

Ed ecco una delle cose che non mi vanno giù di Lara: il suo odio spropositato contro il mio, ormai, ex fidanzato.
Conobbi Jonathan in prima superiore, era molto carino e dolce, portava i capelli poco più giù delle orecchie e, beh, io lo trovavo splendido.
Ci siamo innamorati e siamo stati insieme per sei anni. Una vita, insomma. Tutta la mia adolescenza.
Jonathan è stato il ragazzo con il quale ho fatto tutto per la prima volta. Primo bacio, prima volta e primo cuore spezzato. Però eravamo davvero innamorati.

Poi, novantasette giorni fa, contati uno per uno, mi ha lasciata. Ha detto che non provava più niente.
Ci ho messo più o meno un mese per riprendermi dalla batosta, ma adesso posso dire che sto abbastanza bene.

Alla mia migliore amica Jonathan non è mai piaciuto, per motivi del quale nemmeno io sono a conoscenza.

Mi tira per il braccio e iniziamo a ballare, lei inizia a bere. Cosa che io non riesco proprio a fare. Non mi è mai piaciuto bere fino alla totale sbronza per poi concludere il tutto con frasi assurde e conati di vomito.

Ci separiamo, la vedo ballare con un ragazzo alto e Moro. Qualcosa mi dice che al liceo era un nuotatore della squadra della scuola.

Prendo un analcolico dal barman che mi guarda storto e inizio a giocare con la cannuccia.

spazio autrice💕
Capitolo 5!🌻
Spero tanto che vi sia piaciuto!
Se è così lasciate una stellina o un commento! 🌟

ultima revisione: 28/08/2020

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