1

1.1K 46 4
                                    

Capitolo uno

Ero così nervosa che avrei voluto spaccare qualsiasi cosa trovassi davanti a me. Invece ero obbligata a starmene seduta su quella scomodissima poltrona di plastica, ferma e zitta, o avrei sicuramente aggravato la situazione.

Tuttavia non era nella mia indole, perciò sbuffai.

"Sto aspettando da mezz'ora, questo agente da dove arriva? Mia mamma che abita in Canada ci metterebbe sicuramente meno tempo."

la guardia, accanto a me, mi lanciò un'occhiata. "Signorina, porti calma."

"Lei non ha una moglie, vero? È sicuramente così perchè altrimenti non mi direbbe di stare calma! Perchè se mi dice di stare calma la poca pazienza che avevo svanisce in un istante e divento isterica!"sbottai.

Lui mi guardò quasi terrorizzato.

Un suo collega gli fece un cenno e mi invitò ad alzarmi. "Mi segua."

Appoggiò una mano sulla mia schiena e mi guidò all'interno di una stanza. Non era molto spaziosa; le pareti erano dipinte di un colore cupo. Al centro un tavolo piuttosto semplice e tre sedie attorno, due da un lato e una di fronte ad esse.

"Si accomodi."

"Oh,abbiamo cambiato location!" esclamai esasperata.

Mi sedetti e incrociai le braccia al petto. Iniziai a picchiettare le unghie contro la superficie del tavolo.

Mi voltai verso una delle telecamere poste sull'angolo del soffitto e feci una smorfia.

In quel momento una seconda persona entrò nella stanza. "Grazie Garcia, puoi lasciarci." disse una voce maschile, riferendosi alla guardia.

"Era ora." esclamai, voltandomi.

Nel momento stesso in cui lo feci e incontrai il volto di quell'uomo,tutto il mio corpo si immobilizzò.

Lui mi guardò con altrettanta sorpresa.

"Mickey Mouse?" domandò.

"Non posso crederci." mormorai in tono disperato. "Che ingenua che sono stata a pensare che le disgrazie fossero finite per oggi!" borbottai.

Lui sghignazzò.

Avanzò per la stanza con quella sua camminata sicura e si sistemò davanti a me e improvvisamente mi sembrò di stare dentro ad una sauna.

Non vedevo Jason Cooper da tempo, esattamente cinque anni. L'avevo perso di vista dopo che si era diplomato, dopodiché tutto ciò che sapevo su di lui erano informazioni che mi arrivavano di voce in voce.

Era cambiato tanto dall'ultima volta. Dell'adolescente che ricordavo c'era poca traccia.

I lineamenti del suo viso erano sicuramente maturati, più decisi. Mento volitivo, zigomi alti, un naso minuscolo ma che non stonava affatto, due grandi occhi di un colore indefinito: erano un misto fra verde acqua e azzurro oceano. Capelli scurissimi e ricci.

Quell'uniforme gli stava divinamente. Il suo corpo atletico sembrava risaltare ancora di più.

Mi concentrai su qualsiasi altra cosa possibile pur di sfuggire al suo sguardo.

"Hai compiuto ventuno anni da poco... due mesi giusto? Eppure non mi sorprendo di trovarti qua."

lo guardai palesemente confusa, non pensavo si ricordasse la data del mio compleanno.

"Questo cosa vorrebbe dire?" inarcai un sopracciglio.

"Sei sempre stata un'esuberante combina guai, no?"

Colpo di fulmine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora