Pov. Nicole
Sono arrivata a Napoli due giorni fa. Ho deciso di tornare comunque perché mi avrebbe fatto bene respirare l'aria di casa dopo aver riaperto una ferita molto profonda. I mei sono venuti a prendermi all'aeroporto e non hanno fatto alcuna domanda sul perché fossi tornata. Io e Aaron ci sentiamo continuamente sembra quasi averlo qui con me. Marco, invece, non mi ha ancora rivolto la parola. Mi evita continuamente, pranza e cena quando torno in camera e se per caso mi incontra per casa, mi ignora. I miei ormai dormono, così decido di andare da lui per chiarire una volta per tutte. Entro in stanza e lo trovo steso sul letto a pancia in giù.
-Esci immediatamente-
Non si volta neanche, sa perfettamente che sono io.
-Hai infratto il voto di silenzio- lo canzono cercando di sdrammatizzare
-Nicole...te lo sto dicendo con le buone. Esci di qui-
-Mi spieghi che diamine ti è preso?- chiedo stanca del suo comportamento
Mi siedo sul letto e attendo risposta. Si alza in piedi e respira sempre più pesantemente
-Devi smettere di fare la bambina. Scappi dai problemi come un'immatura. Cazzo Nicole hai diciannove anni e ancora non sai come comportarti con un ragazzo-
-Sai benissimo il perché-
-Federico è morto Nicole. Niente e nessuno potrà portarlo indietro. Devi andare avanti, non è stata colpa tua quindi smettila di rimuginarci sopra e lasciati andare una volta per tutte-
-Come puoi dire queste cose? Sai quanto ci ho sofferto e quanto ci soffro ancora- dico incredula
-È questa la realtà e devi accettarla. Devi smetterla di reprimerti in casa per paura di incontrare qualcuno a cui ti possa affezionare. La vita è questa Nicole, può portarti in alto e un attimo dopo calpestarti come se niente fosse. Tutto ciò che ci circonda prima o poi se ne andrà, il successo è vivere il momento-
Resto in silenzio alcuni minuti riflettendo sulle sue parole. Ha ragione, per troppo tempo mi sono rinchiusa in casa con questa paura. Adesso mi ritrovo a passare il tempo con amiche e un ragazzo che mai avrei creduto di poter sopportare. L'America doveva essere il mio punto di svolta e, anche se solo all'inizio, credo di potercela fare. Abbraccio forte mio fratello mentre mi scendono alcune lacrime. Dopo poco mi allontano e lo fisso negli occhi. Occhi che mi hanno protetto da tutto il dolore che ho provato e che mi hanno salvata quanto tutto è sembrato crollare. Due pozze azzurre nelle quali mi sono nascosta per così tanto tempo. Sono grata a mio fratello per il posto che ha nella mia vita. Se non ci fosse stato lui, probabilmente non sarei la persona di adesso.
Decido di tornare in camera poiché sono molto stanca. Prendo il cellulare che ha iniziato a suonare e rispondo.
-Non dormivi vero?- chiede Aaron allarmato
-No- dico involontariamente fredda
-Tutto bene?-
-Direi di sì! Ho chiarito con Marco-
-Sono contento. Non ce l'ha con me vero?-
-No, non preoccuparti- ridacchio io
-So che sei via solo da due giorni, ma non vedo l'ora che torni-
-In realtà anch'io. Chloe mi manca parecchio-
-Solo Chloe?- chiede curioso
-Si, solo lei-
-Farò finta di crederti- dice ridacchiando
Sento una voce metallica provenire dall'altra parte del telefono.
-Adesso devo andare, ma ci sentiamo domani okay?- dice fugace
-Si, buonanotte!-
-Notte!-
Riattacca veloce ed io sospiro. Sta tramando qualcosa, ma ancora non so nulla. Sono tentata di chiedere a Chloe, ma so che non soddisferebbe la mia curiosità. Decido di provare a dormire e dopo poco ci riesco.
***
Sento delle dita accarezzarmi la guancia. Sorrido a Marco e apro gli occhi. Non appena noto che davanti non ho mio fratello, ma bensì Aaron, balzo in piedi.
-Che ci fai qui?- chiedo sorpresa
-Mi saluti così?- mette il broncio e incrocia le braccia
Gli salto al collo e lo abbraccio. Cinge i miei fianchi con le braccia e mi avvicina più a se. Mi allontano quanto basta per guardarlo negli occhi e sorrido.
-È una pazzia, ma sono contenta che tu sia qui-
-So benissimo che è una pazzia. Sei così imprevedibile che avevo paura della tua reazione, ma vedo che ne è valsa la pena-
Avvicino il suo viso al mio, ma qualcuno bussa alla porta e subito dopo entra. Alla vista di mio padre io e Aaron ci allontaniamo subito.
-La colazione è pronta. Vi aspettiamo giù-
Fa l'occhiolino ad Aaron prima di uscire. Io e il ragazzo accanto a me scoppiamo a ridere per poi scendere giù. Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare. I miei fanno varie domande a Aaron usando me come traduttrice e la cosa mi diverte parecchio.
-Che ne dici di far vedere un po' la città ad Aaron? Ti presto la macchina- dice mio padre facendo ciondolare le chiavi dell'auto. Annuisco e corro a prepararmi. Qui fa abbastanza freddo così decido di indossare una felpa azzurra e un jeans bianco. Metto le Adidas bianche e scendo giù. Prendo la mano di Aaron e dopo aver salutato tutti ci mettiamo in macchina.
-Dove andiamo?-
-Sul lungomare- dico sorridendo
Arriviamo a mergellina e dopo aver parcheggiato iniziamo a camminare mano nella mano.
-È una città stupenda- Dice meravigliato dalla vista
-E ancora non l'hai vista di notte. Quando pensi di partire?- chiedo sperando il più tardi possibile
-Mi stai cacciando? In ogni caso pensavo di partire insieme, se ti sta bene che resti qui fino a sabato-
-Come farai col Football?-
-Questa settimana niente partite, siamo in una sorta di pausa-
Annuisco felice e continuiamo a camminare. Ogni tanto mi fermo a spiegargli qualcosa mentre lui cerca di ripetere qualche parola in italiano.
-Nicole?-
Mi sento chiamare alle mie spalle così mi volto.
-Ehm...Flavia giusto?- chiedo titubante
-Si. Ciao che piacere rivederti-
Si avvicina e mi bacia le guance. Aaron mi guarda interrogativo ed io alzo le spalle
-Che fai non mi presenti al tuo amico?-
Sorride ad Aaron ed inizia ad arrotolarsi i capelli con le dita.
-Bene. Aaron lei è Flavia una mia ex compagna di classe- dico in inglese così da far capirgli capire. -Flavia, lui è Aaron il mio ragazzo- stavolta parlo in italiano. Non so perché ho dato questo appellativo ad Aaron, fatto sta che non le cambia nulla poiché continua a guardarlo come se stesse per saltargli addosso da un momento all'altro.
-Straniero eh. Te lo sei scelta bene cara Nicole. Senti ora devo andare, ma se vuoi possiamo rivederci, il mio numero ce l'hai. Magari porta anche il bel bocconcino-
Guarda un ultima volta Aaron e gli fa l'occhiolino prima di andarsene. Emetto un suono di liberazione e guardo il ragazzo alla mia destra.
-Cosa significa "mio ragazzo"?- chiede curioso
-Oh...un lontano amico- dico fingendomi sicura
Annuisce anche se non molto convinto della mia risposta. Continuiamo a camminare per un'ora fino a quando non decidiamo di tornare a casa.
-Siamo a casa- urlo per farci sentire.
Nessuno risponde così presuppongo di essere soli. Andiamo nella mia camera e ci stendiamo sul letto. Mi fa appoggiare la testa al suo petto mentre lui gioca con i miei capelli. Ad un certo punto si blocca, alzo lo sguardo e lo trovo con gli occhi chiusi. Sorrido e mi addormento anch'io facendomi cullare dal suono del suo battito.
Mi sveglio infastidita da alcune voci
-Sono davvero tanto carini insieme- primo sussurro
-Già, sembra un bravo ragazzo- secondo sussurro
-Zitti! Si sta svegliando- terzo sussurro
Apro gli occhi e mi ritrovo davanti la mia famiglia con le braccia incrociate e la testa piegata da un lato.
-Mi fate paura! Che è successo?-
-Sono le dieci e dovete ancora mangiare- mi rimprovera mia madre. È molto severa sugli orari e mi sorprendo che non sia venuta a svegliaci con delle trombe.
-La cena è a tavola- dice ancora lei prima di uscire. I due maschi la seguono e rimaniamo di nuovo io e Aaron da soli. Cavolo quanto abbiamo dormito?
Mi giro verso di lui e lo trovo ancora nel mondo dei sogni. Gli accarezzo il viso dolcemente cercando di svegliarlo.
-Aaron sveglia. La cena è pronta- sussurro piano
Apre gli occhi lentamente e mi sorride. Ci alziamo e andiamo a cenare, dopodiché usciamo a fare un giro.
Stavolta decidiamo di non usare l'auto, così mi prende la mano e iniziamo a camminare. Ci fermiamo ad un bar e ordiniamo due gelati.
-Che diamine di gusti hai? Menta e cioccolato non possono andare insieme- dico sbalordita
-Parla colei che ha ordinato limone e yogurt- dice ridendo.
Non appena finisco il mio gelato mi arriva un messaggio.
Da numero sconosciuto:
Hey, sono Ethan. Ti va di vederci per un caffè domani?
Guardo Aaron e lo trovo intento finire il suo cono. Sorrido e riporto il mio sguardo al cellulare
A Ethan:
Oh ciao...io sono in Italia. Torno domenica mi dispiace
Da Ethan:
Non preoccuparti, possiamo vederci lunedì dopo le lezioni. Pranziamo insieme se ti va
A Ethan:
Certo!
Da Ethan:
Ti passo a prendere io, mandami solo l'indirizzo del tuo college.
Faccio come chiesto e poso il telefono. Quando rialzo lo sguardo trovo quello di Aaron fisso su di me
-Chi era?- chiede curioso
-Oh...mia madre. Voleva sapere tra quanto torniamo-
Non è convinto della mia risposta ma lascia perdere. Lo guardo attentamente e scoppio a ridere non appena noto un piccolissimo particolare sul suo viso.
-Che c'è?- dice infastidito
-Sei un po' sporco.-
Mi avvicino con un fazzoletto e faccio sparire una piccola goccia di cioccolato sulla sua guancia. Sorride lasciando spazio alle fossette che tanto adoro. Affondo il dito in una di esse e questo lo fa sorridere ancora di più. Una volta finito il gelato mi prende la mano e continuiamo la passeggiata. Arriviamo vicino una ringhiera dalla quale si vede il mare illuminato dalle luci della città. Mi appoggio a essa e mi sporgo leggermente.
-Mi mancava tutto questo- dico meravigliata dalla vista.
Nonostante sia abituata a vedere ciò, ogni volta mi sorprendo sempre di più.
Aaron mi cinge la vita con le sue braccia e appoggia la testa sulla mia spalla. Mi da alcuni bacetti sul collo e guancia facendomi rilassare. Ad un certo punto si interrompe e si distanzia. Emetto un piccolo suono di disapprovazione e mi giro verso di lui.
-Prima che mi dimentichi devo darti questi-
Fruga nella tasca del giubbotto ed estrae due pezzi di carta. Me li porge e li guardo attentamente.
-Hai preso due biglietti per la partita del Napoli- dico sorpresa
-Mi avevi detto che quando sarei venuto qui sarei dovuto andare allo stadio. E non vedo occasione migliore di farlo insieme a te-
Getto le mani al suo collo e lo abbraccio forte. Lo sento ridere e ciò mi provoca sollievo. Mi allontano leggermente e trovo subito i suoi occhi. Restiamo a fissarci intensamente per alcuni secondi fino a quando non mi prende il viso e mi bacia. Mi lascio andare facendomi trasportare dalla passione che proviamo. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato sorridiamo entrambi. Dopo una decina di minuti decidiamo di tornare a casa data la stanchezza di entrambi. Mi accompagna alla porta e chiama un taxi facendo parlare me.
-Non resti qui?- chiedo confusa
-Ho prenotato una stanza in hotel. Non voglio creare altro disturbo- dice grattandosi la nuca imbarazzato
-Aaron non disturbi affatto e poi ti verrà a costare tantissimo-
-Sai che i soldi non sono un problema-
-Non me ne frega. Per stanotte ti lascio stare perché suppongo che abbia le tue cose lì, ma da domani dormi qui-
-Mi stai invitando a dormire nel tuo letto?- scherza malizioso
-Abbiamo una stanza degli ospiti. Sai...non credo che mio padre e Marco sarebbero felici di saperti nel mio stesso letto mentre tutti dormono- dico colpendogli il petto
-Io dico di sì. Sono abbastanza sicuro di piacere ad entrambi- dice pavoneggiandosi
-Bene, allora domani chiedi il permesso a mio padre di infilarti nel letto della sua piccola bambina per tutta la notte- dico sfidandolo
-Ripensandoci...la stanza degli ospiti deve essere molto confortevole- dice deglutendo rumorosamente
-Codardo- lo canzono io.
All'improvviso mi ritrovo attaccata alla porta di casa con le labbra di Aaron premute sulle mie. Appena capisco cosa sta succedendo ricambio il bacio. Quando si stacca appoggia la fronte alla mia e mi guarda
-Non deridermi più. Okay?- dice respirando affannosamente
-Se queste sono le conseguenze lo farò più spesso- dico provocandolo
-Buonanotte- Inarca la bocca in un sorriso e mi da un ultimo bacio prima di andare verso il taxi che era appena arrivato. Apro la porta e corro in camera mia. Mi getto sul letto e ripenso alla giornata fino a quando non cado nel mondo dei sogni.
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Suddenly
ChickLitGuardo per l'ultima volta la mia stanza:le pareti bianche ritinteggiate da qualche anno,i poster di cantanti e calciatori di cui andavo matta da ragazzina,un letto ormai troppo bambinesco per la mia età e le mensole su cui sono poggiati tutti i libr...