Capitolo 12

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"Dài Sof, fammi un sorriso." Disse Andrea scrutandomi con aria preoccupata.

Il bar della Piazza quella mattina era colmo di studenti che avrebbero balzato la prima ora di scuola o l'intera giornata. Il mio unico intento era quello di prendere un caffè per stabilizzare la mente, anche se forse una tisana calda e rilassante mi sarebbe stata più d'aiuto.

Le pulsazioni alla testa mi provocavano delle forti fitte difficili da sopportare mentre il mio viso pallido e gli occhi spenti e cupi  mostravano la parvenza di uno zombie.

Mi strinsi nella mia felpa chiudendo gli occhi e allacciandomi le braccia in vita simulando un auto-abbraccio, immaginando Tanc al mio fianco.

Lo sguardo di Andrea pareva allarmato: eravamo amici da parecchio tempo e mai mi aveva vista in condizioni del genere, nemmeno per Fede.
Mi affrettai ad aciugare una lacrima con la manica della felpa, come se temessi di essere colta in flagrante, come se piangere fosse un crimine.

"Sofia, guardami." Mi ordinó Andrea spazientito.
Non era cattivo, certo che no. Solo provava un sentimento nei miei confronti che andava oltre la semplice amicizia. No, non era amore, era più un legame fraterno. Il suo istinto protettivo mi ha sempre aiutata a conservare il mio cuore, a evitare la troppa sofferenza o a superarla in caso si fosse presentata. Ciò che ho sempre ammirato di lui era la sua capacità di proteggermi, oltre che dagli altri, anche da me stessa. Non ha mai esistato nel farmi notare le mie reazioni esagerate, le mie scelte stupide e incoscienti. E quella mattina diede il meglio di sè.

Alzai gli occhi pesanti su di lui, fino a incontrare i suoi che parvero trasmettermi una forza elettrica micidiale da tanto brillavano di luce propria.

"Sofia." Inizió prendendo le mie mani tra le sue e accarezzandole dolcemente come si fa con i bambini.
"Tu sei una persona intelligente, lo sei sempre stata, ma anche troppo frettolosa a trarre conclusioni di cui presto ti pentirai. Ti si legge negli occhi, Sofi. Il suo nome, la tua voglia di riabbracciarlo, il tuo senso di vuoto e di mancanza. È tutto scritto qui." Disse indicando i miei occhi; "E qui." Aggiunse spostando il dito verso il mio cuore. Forzai un sorriso che faticai a indossare per più di qualche secondo.

"Ti ricordi di Nora, la mia ex? Ti ho parlato tanto di lei. Ci siamo amati come non credevo nemmeno fosse possibile, ci siamo desiderati come quelle cose davvero preziose di cui non puoi fare a meno. Eravamo lontani, anche più di voi. Lei viveva a Bologna, poi dovette trasferirsi a Roma a causa del lavoro dei suoi genitori che le impose di totatilazze più traslochi che bei ricordi nelle diverse città in cui metteva piede." Sorrise amaramente mentre i suoi occhi si fecero scuri, "Ma non ci siamo mai arresi. Certo, a lungo andare io non seppi più sostenere il peso della distanza e preferì lasciarla nonostante il mio cuore non fosse d'accordo. Mi fece male, questo si, e me ne pentii. Che decisione stupida avevo preso!Preferire una vita solitaria piuttosto che lottare per l'amore della mia vita. Pensai persino di fare la pazzia di salire sul primo treno e immergermi nella bellezza di una Roma antica, setacciarla da cima a fondo fino a trovare la mia Nora e non lasciarla più. E sai, lo feci. Ma quando la vidi, qualuno l'aveva già trovata prima di me. Ero stato stupido ed egoista, avevo pensato solo a me in un momento di strazio senza dare troppo peso alle conseguenze. Quando la vidi, tra le braccia di un altro, tutto il mio mondo andó in frantumi davanti ai suoi occhi. Lei non mosse un passo verso di me, impietrito nel mezzo di via Flaminia con scheggie di vetro a lacerarmi il cuore. Ti starai chiedendo perché ti ho raccontato per la millesima volta questa storia. Beh, è semplice: io amavo Nora come mai prima d'allora avevo mai amato una qualsiasi ragazza. Sai, avevamo parlato dei nostri progetti futuri e, nei miei, lei era presente così come io nei suoi. Le solite promesse che si fanno nei momenti di folle amore: il matrimonio, la famiglia, la casa dei sogni. Per me non erano peró solo portati dalla foga di una semplice relazione, anzi! Io lo desideravo davvero. Se tornassi indietro ora, Sofi, non hai idea di quante cose cambierei, di quanto altro dolore sopporterei pur di averla ancora al mio fianco e poter perseguire la nostra felicità. Ma non posso, perché il danno l'ho già fatto. Tu ora immagina di essere colta da un fulmine di pazzia. Immagina di salire sul primo treno, come feci io, e cercare Tancredi in ogni angolo di Milano, dai più scoperti e frequentati ai più nascosti e cupi. Immagina, infine, di trovarlo: sarebbe meraviglioso, no? Se solo non fosse tra le braccia di un'altra, con le sue labbra su quelle di un'altra. Perchè è così che andrà se lo allontanerai da te, Sofia. Le persone hanno vite proprie che conducono secondo le opportunità che si trovano davanti. E hai ragione, forse stare insieme farà male a entrambi, forse ti troverai spesso a piangere sola e rannicchiata in un angolo del tuo letto, forse la sua mancanza ti provocherà tanto dolore da pensare di poter morire. Ma davvero vuoi dirmi che non vuoi nemmeno provarci? Vuoi mandare all'aria un legame che potrebbe rivelarsi il più saldo e forte mai visto! Rinunci alla felicità perchè ti spaventano gli ostacoli che devi superare per raggiungerla! Stai sbagliando tutto, Sofia. Credi a un coglione che ha lasciato andare l'unica donna che gli avesse mai fatto battere il cuore.".

Quando terminó il suo discorso stavamo piangendo entrambi: lui con il cuore aperto e distrutto, io con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Aveva ragione, Andrea. Non potevo essere così egoista da sostenere il mio timore e scappare dalla bellezza di una storia così desiderata. Io volevo Tancredi nella mia vita, al mio fianco. Lo volevo a tenermi la mano, a condividere i sorrisi e le lacrime, la gioia e la teistezza. Volevo lui a uscire con me, mano nella mano, da ogni difficoltà, cancellando i segni delle lacrime con il sorriso dell'amore.
In fin dei conti era vero, avrei sofferto, ma il dolore fa parte della vita. Non esisterebbe felicità senza sofferenza, non esisterebbe il bene senza il male.

"Cosa aspetti?" Domandó Andrea indicando il mio cellulare, posato sul tavolino del bar, con un cenno del capo. "Non fare stronzate, Sofia.".

Saettai lo sguardo dal mio amico al mio telefono: ora sapevo cos'avrei dovuto fare, sapevo che scappare non sarebbe stata la soluzione ma sarebbe servito solo a distruggermi ulteriormente. Dovevo dirgli quello che provavo, dovevo dirgli che lui era tutto ció che volevo.

Ringraziai Andrea stringendolo con forza tra le mie braccia prima di sparire in una cosa a perdifiato verso la stazione centrale.

Sto arrivando, amore mio. Aspettami. Non te ne andare.

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Ciao lettori e lettrici, come state? La maggior parte di questi capitolo è dedicato ad Andrea e alla sia storia con lo scopo di far aprire gli occhi, il cuore e la mente a Sofia. Siete curiosi di scoprire cosa succederà? Un bacione😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora