Capitolo 20

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La luce dello schermo della televisione era la sola a illuminare il buio che avvolgeva il salotto, nella prima di tante notti più belle della mia vita.

"Io, regà, vado a dormire." Annunció Gian alzandosi dal divano.
Effettivamente anch'io sentivo la stanchezza impossessarsi del mio corpo: svegliandomi alle sei ogni mattina per seguire le lezioni a scuola, raggiungevo sempre distrutta la sera.

"Andiamo anche noi?" Domandó Tanc rivolgendomi un sorriso e accarezzandomi la coscia dolcemente.
Annuii strofinandomi le mani sugli occhi prima di dare la buonanotte ai ragazzi e seguirlo, mano nella mano, sulle scale verso la sua stanza.

Il mio corpo prese a tremare al pensiero di poter trascorrere un'intera notte tra le sue braccia, cullata dal suo respiro e calmata dal battito del suo cuore.
Lo seguii con gli occhi mentre si toglieva la felpa seguita dai pantaloni. Restó immobile sotto al mio sguardo, vestito solo di un paio di boxer blu e una maglietta bianca. Allargó un sorriso strorto.

"Vuoi una maglia per dormire?" Mi domandó.
Lanciai uno sguardo al mio zaino contenente il pigiama e tutto l'occorrente per tornare a casa la mattina seguente: non ne avevo realmente bisogno ma l'idea di avere un suo indumento addosso mi riempiva il cuore.

"Va bene, grazie." Sorrisi con il cuore che pareva esplodere dall'emozione.

Ancora non riuscivo a crederci: di tanto in tanto, prestando attenzione a non farmi notare, assestavo qualche pizzico sulla mia pelle per assicurarmi che non fosse tutto un irrealizzabile sogno ma una meravigliosa realtà. E lo era, eccome se lo era!

Infilai la sua maglietta che copriva il mio corpo fino a metà coscia prima di aggiungere i pantaloncini che avevo accuratamente piegato all'interno dello zaino. Mi infilai sotto le coperte dopo di lui, prima che un forte brivido mi colpisse la schiena. Le nostre pelli si toccavano trasmettendosi tutto il calore che i nostri corpi contenevano; le sue mani morbide accarezzavano il mio braccio mentre le mie si insediavano tra i suoi ricci.

"Sei bellissima." Mi disse sfoggiando uno dei sorrisi più stanchi e bellissimi mai visti prima. Wow.

Ancora non mi spiegavo come fosse possibile non riuscire a trovare neppure un lieve difetto in una persona, come poteva essere così estremamente e dannatamente perfetto in ogni suo gesto, in ogni sua sfumatura. Sorrisi sotto i suoi occhi che mi scrutavano quasi come potessero leggermi dentro, dandomi l'impressione di poter sentire la mia agitazione nell'averlo così vicino, così mio.

Perchè sì, potevo dirlo anch'io: Tancredi Galli era mio. E non l'avrei lasciato andare per nulla al mondo.

Mi accarezzó dolcemente una guancia dopo aver spostato una ciocca di capelli dietro al mio orecchio. Avvicinó lentamente il viso al mio prima di esplorare le mie labbra assaporandole come fossero la fragranza migliore del mondo. Portó un braccio dietro la mia schiena, accompagnando il mio corpo verso di lui e annullando ogni distanza che separava le nostre pelli. Mentre le sue mani sfioravano ogni centimetro della mia schiena, le mie si spostavano lentamente dai suoi capelli al suo viso, poi di nuovo tra i capelli, poi ancora sul viso.

Lo sentii sorridere sulla mia bocca prima di afferrare il mio labbro inferiore mordendolo con delicatezza e passione. Inevitabilmente sorrisi anch'io facendogli la linguaccia prima di ripetere il suo gesto.

Le sue labbra si spostarono sulla pelle, pallida e delicata, del mio collo che tremó sotto al suo tocco.
Lasció un bacio dopo l'altro, prima lentamente poi velocemente, poi di nuovo lentamente.
Il mio respiro si fece affannato imponendo alle mie mani di stringersi tra i suoi capelli. Sorrise mordicchiando una piccola parte di pelle prima di iniziare a succhiarla delicatamente.

In pochi secondi sul mio collo si fece spazio un cerchio deforme di colore violaceo, il suo marchio, il suo simbolo di appartenenza. Avevo sempre amato i succhiotti, i segni d'amore dell'amante sulla pelle dell'amato, e il fatto che fosse proprio Tancredi l'artefice di quei segni sulla mia pelle mi faceva impazzire. Un centimetro dopo l'altro, un bacio dopo l'altro, abbracci colmi di desiderio e sguardi ardenti di passione.

Portó le mani sui miei fianchi pizzicando leggermente la pelle e facendomi il solletico; presi a dimenarmi ridendo e, in pochi secondi, mi trovai su di lui con gli occhi brillanti proiettati nei suoi così persi, persi di me.

Non avevamo secondi fini: entrambi sapevamo ch'era ancora troppo presto per esplorare a fondo i nostri corpi. Nè io nè Tanc avevamo pensato nemmeno per un secondo di toglierci i vestiti: quella notte, avvolti nel caldo piumone color perla, ci spogliammo delle nostre paure, delle nostre preoccupazioni e insicurezze, e fu molto più intimo di fare l'amore.

Ci rilassammo stretti l'uno nell'altro, dopo un'infinita dose di baci e un'incredibile voglia di amarci. I nostri respiri emanavano la speranza che quel momento non giungesse mai alla fine, il desiderio di non svegliarci mai in modo da restare così uniti per piu tempo possibile.

Non ricordavo di aver mai provato una sensazione simile, nemmeno negli anni più spensierati della mia vita. Un'emozione così forte non avrebbe potuto essere dimenticata neppure a distanza di anni, e neanche coperta dai segni del dolore inflitto dalla vita. Un sentimento così profondo non puó essere associato a chiunque ma solo a chi, con un semplice sguardo, è in grado di alleggerirti cuore e anima, di permetterti di toccare il cielo con un dito mentre resti sdraiata su una nuvola di profondo e intenso amore.

Quello era solo l'inizio, il nostro fidanzamento non era nemmeno stato ufficializzato nonostante fosse ormai chiaro che io e Tancredi non eravamo più lei e lui, bensì eravamo noi.

Mi si strinse il cuore pensando a come mi sarei sentita se tutto questo fosse finito, se avesse preso la piega sbagliata inducendo la nostra separazione prima del previsto.
Scossi la testa ad occhi socchiusi scacciando i pensieri negativi e concentrandomi sul meraviglioso momento che stavo vivendo. Sorrisi guardando il mio piccolo principe che respirava lentamente mentre faceva il suo ingresso nel mondo dei sogni, gli accarezzai la guancia lasciandogli un leggero bacio sulla fronte per non svegliarlo.
Chiusi gli occhi e sprofondai nel sonno mentre le nostre mani erano strette tra loro e i nostri cuori battevano all'unisono sulla melodia della completezza.

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Ecco il capitolo venti! Ci tenevo ancora a ringraziarvi per i tantissimi commenti positivi che mi state lasciando. Mi fate sorridere ogni volta! Siete meravigliosi, grazie di tutto. Un bacio😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora