Capitolo 46

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"Perché l'hai fatto?" Mi domandó Rosalba la mattina successiva. Tanc ed Edo erano ancora nel bel mezzo del mondo dei sogni mentre io e la ragazza dai capelli colorati stavamo gustando la nostra colazione insieme al flebile Sole che faceva capolino all'orizzonte.
"Cosa?" Domandai stranita riposando la tazzina di tè caldo sull'apposito piattino.
"Aiutarmi con Edoardo. Perché? Non dovrei esserti tipo...antipatica?" Fece spallucce gesticolando, poco curante di ciò che aveva appena detto. Era evidente che ci fosse qualcosa di cui non ero a conoscenza e il mio sguardo sempre più interrogativo la spinse a continuare senza il bisogno di fare altre domande.
"Insomma, io e Tancredi stavamo insieme.".

Sgranai gli occhi prima di focalizzarmi sulla bevanda calda a cui mi trovavo davanti. Giravo nervosamente il cucchiaino all'interno del tè, nonostante non avessi  alcun bisogno di mescolare uno zucchero che non c'era. Rosalba si portò velocemente una mano davanti alla bocca come per tapparla: era evidentemente ormai troppo tardi per farlo.
Perché Tancredi non me ne aveva mai parlato? Insomma, era una storia vecchia e non avrei certamente potuto intromettermi nel suo passato, un passato in cui io non ero ancora presente. Ma per quale ragione me l'aveva tenuto nascosto? Non che avessimo mai parlato di lei ma, dal momento in cui Edoardo piombó in quel bar, quella fantomatica mattina, ricordando a tutti il suo disgustoso comportamento con Ros, avrebbe potuto dirmelo.

"Io non..." Tentai di dire ma la voce si incastró nelle mie corde vocali bloccandosi dolorosamente in gola.
"Oddio, scusami. Io...io pensavo lo sapessi." Si affrettó a difendersi la ragazza, seriamente dispiaciuta e probabilmente preoccupata per le conseguenze che avrebbe potuto avere questa sua improvvisa affermazione.
"Oh, no. Non...non devi scusarti. Ecco, io non ne sapevo assolutamente nulla, ma...insomma, questo non cambierà le cose, no? In fin dei conti Tanc aveva una vita anche prima di me, così come l'avevi tu." Affermai raccogliendo in me tutta la sicurezza possibile.
Sorrise dolcemente posando la mano sulla mia prima di accarezzarla senza mai distogliere gli occhi dai miei.
"Puoi stare tranquilla, tra noi c'è solo una grande amicizia ora." Tentó di rassicurarmi ma con scarsi risultati.

"Buongiorno bellezze." Mugugnó Edoardo facendo capolino dalla porta del salotto e intromettendosi nel discorso. Lo ringraziai mentalmente per aver interrotto la situazione che stava avendo luogo in quel momento: ero totalmente consapevole di non essere abbastanza forte per sopportare il peso di una vecchia realtà tenuta nascosta.
Ciò che più torturava il mio subconscio era l'ipotetico motivo per cui Tancredi avesse deciso di non rivelarmi questo fatto "piccante" riguardo alle sue relazioni passate. Provava ancora qualcosa per Rosalba? Era forse ancora...innamorato di lei?
Scossi la testa sentendo un fastidioso bruciore assalirmi gli occhi, il solito inizio dei miei pianti più infiniti.
Chiusi gli occhi per pochi istanti prima di riaprirli e forzare un sorriso verso il mio coinquilino. Solo in quel momento notai ch'era vestito unicamente di un paio di boxer blu-notte e una t-shirt bianca quasi trasparente. Rosalba gli rivolse uno sguardo stralunato prima di sorridergli passandogli delicatamente una mano sul petto visibilmente forte e muscoloso.
"Vuoi del tè?" Domandai inconsciamente, senza pensare di aver appena rovinato il romantico risveglio mattutino di due amanti ch'erano stati separati troppo a lungo.
Edoardo declinò la mia offerta con una smorfia quasi disgustata. Sorrisi.
"Vado a farti un caffè, va bene? Così vi lascio soli." Affermai prima di alzarmi da tavola senza nemmeno dargli il tempo di rispondere.

Poggiai la schiena al grande frigorifero che dominava la cucina e portai le mani davanti al viso come se coprire gli occhi implicasse l'obbligo di non versare alcuna lacrima. Bastó poco tempo per convincermi del contrario. Quando un lieve pianto prese a scaturire dai miei occhi, mi affrettai ad aciugare le goccie di dolore con la manica della felpa. Alzai gli occhi al cielo e presi un profondo respiro prima di richiamare in me le forze di preparare la moka del caffè.
Restai immobile, le mani posate ai lati del fornello, lo sguardo fisso sulla fiamma che si estendeva al di sotto della moka: a questo punto cosa devo pensare?, domandi a me stessa come se fossi abbastanza lucida per darmi una risposta.

Sobbalzai quando due mani si posarono delicatamente sui miei fianchi, stringendoli a se', e due labbra umide e morbide mi stamparono un bacio sulla guancia. Rabbrividii.
"Buongiorno principessa.".
Mi voltai fino a proiettare i miei occhi in quelli di Tanc, sorrisi debolmente prima di lasciarli un bacio insicuro sulla bocca.
"Hei, va tutto bene?" Domandó portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e imponendomi di sollevare il viso facendo leva con un dito sotto al mio mento.
Annuii debolmente: avrei dovuto dirgli ch'ero a conoscenza della sua storia con Rosalba? Avrei dovuto chiedere più dettagli? O, per lo meno, il motivo che si celava dietro a quel "segreto"?
"Avanti, dimmi. Cosa c'è che non va?".
Sospirai.
"Ho parlato con Rosalba stamattina." Affermai con voce tremante. Mi bastó guardarlo negli occhi per capire che aveva già colto l'obiettivo che stavo per raggiungere.
"E te l'ha detto." Disse espirando rumorosamente prima di passarsi una mano tra i capelli a portare il ciuffo riccioluto all'indietro.
"Ascolta, piccola. È una storia vecchia, non hai nulla di cui preoccuparti." Si affrettó a difendersi prendendo le mie mani tra le sue prima di stringerle delicatamente.
"Si, certo, lo so. Solo...perché non me l'hai detto?".
"Non volevo che questo potesse causare insicurezze e e dubbi in te, in noi. Io e Ros siamo amici, niente di più.".
"Certo, però..." Iniziai scuotendo leggermente il capo e abbozzando un sorriso distrutto: "Non mi sarei mai permessa di allontanarti da lei e sicuramente sarebbe stato meglio scoprirlo direttamente da te.".

Trascorse qualche istante di imbarazzante silenzio in cui entrambi i nostri sguardi erano unicamente attratti dal pavimento di parquet che costituiva la cucina. Sospirai quando la moka prese a emettere il suo brontolìo, segno che il caffè contenuto era ormai pronto e la fiamma ardente necessitava di essere spenta.
"Vuoi del caffè?" Domandai a Tanc voltandogli le spalle.
In tutta risposta, le sue braccia si allacciarono alla mia vita e mi strinsero forte, quasi come se temesse che sarei potuta scomparire da un momento all'altro. Chiusi gli occhi e inalai il suo dolce profumo prima di sorridere tra me e me, prestando attenzione a non farmi notare.

"Mi perdoni, piccola? Non succederà più nulla di simile, te lo prometto." Confermó con un tono di voce misto tra la decisione e lo sconforto.
"Si, certo che ti perdono." Lo rassicurai voltandomi nuovamente verso di lui e prendendogli il viso tra le mani.
Presi qualche istante per guardarlo, in tutta la sua estrema bellezza che lo caratterizzava nonostante fosse sveglio da pochi minuti. Non riuscivo a trovare alcun difetto in lui: ogni dettaglio, ogni caratteristica, erano solo pregi che costituivano un'estrema e quasi-surreale perfezione.
Gli lasciai un dolce bacio sulle labbra prima di sorridergli, occhi negli occhi, cuore contro cuore, un'anima legata all'altra.

"Dài, andiamo di là. Edo aspetta il suo caffè." Lo informai sorridendo.
Mi prese la mano e inizió a camminare lentamente, seguendomi in salotto.
Era incredibile come, anche con un solo sguardo, sapesse farmi cambiare totalmente umore. Non avevo nè la forza nè la costanza per poter mantenere un qualsiasi dipo di arrabbiatura nei suoi confronti: bastava guardarlo negli occhi per trasformare in Paradiso ogni cattiva sensazione o pensiero che talvolta sapevano solo farmi sprofondare nel limbo.
Bastava incastrare le mie dita tra le sue per capire che, nonostante qualche piccolo e occasionale litigio, era proprio quello il vero concetto di felicità, eravamo noi la nostra grande felicità.

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora