Capitolo 6

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Portai le mani a coprirmi la bocca e sgranai gli occhi ormai lucidi e gonfi di lacrime. Trattenni un urlo di gioia: stavo forse sognando?

Mi sentii mancare il fiato quando le braccia di Tancredi si strinsero attorno alla mia vita. Le mie lacrime bagnavano la sua felpa nera all'altezza della spalla mentre le mie gambe minacciavano di cedere da un momento all'altro.

Non potevo crederci: Tancredi Galli era esattamente davanti a me, i nostri corpi erano stretti in un abbraccio, il cuore pieno e l'anima leggera. Chiusi gli occhi mentre io mio respiro si calmava lentamente.

Quando sciogliemmo l'abbraccio, mi ricordai che Tanc non era solo. Avvolto in un paio di jean neri e una felpa bianca, Gian si presentava in tutta la sua bellezza. Mi salutó sorridendo e mi sentii così piccola sotto il suo sguardo; accanto a lui vi era Lele, infilato in una tuta grigia abbinata a una felpa rossa di qualche taglia in più. Mi rivolse un sorriso allargando le braccia verso di me: "E a me un abbraccio?" Disse allargando i suoi occhioni color nocciola. Sorrisi imbarazzata prima di fiondarmi tra le sue braccia.

Urla e schiamazzi provenienti dalle mie spalle mi spinsero a voltarmi: un gruppo di ragazzine correva verso di noi con una spinta spaventosa. Ecco l'inizio della fine del mio meraviglioso sogno.

Dovevo immaginare che non sarebbe stato facile trascorrere un po' di tempo con lui nel pieno centro di Milano, dove tutti lo conoscevano e desideravano.
Il mio sguardo si fece cupo mentre le fan erano sempre più vicine. Rivolsi un sorriso forzato ai ragazzi prima di spostarmi per lasciar loro lo spazio di accogliere le ragazzine impazzite.

I tre si scambiarono qualche sguardo d'intesa e alcune parole che non riuscii a comprendere.
Colsi solamente un "Ci pensiamo noi" seguito da un occhiolino e un gesto con la mano, prima di ritrovarmi ad attraversare Piazza del Duomo correndo, mano nella mano con Tancredi Galli.

"Dove mi stai portando?" Domandai ridendo come mai avevo fatto prima d'allora.
"Fidati di me.".

Quando ci fermammo, dedicai qualche istante a recuperare il fiato perso nella corsa. Alzai gli occhi sul corso d'acqua che scorreva davanti a noi, sovrastato da un ponte su cui era stati chiusi numerosi lucchetti con incisioni e scritte farte con un pennarello indelebile.

"Dove siamo?" Domandai meravigliata dalla bellissima visuale.
Tanc mi rivolse uno sguardo confuso e divertito: "Sui Navigli. Non sei mai stata a Milano?".
"No." Dissi quasi sussurrando abbassando gli occhi per l'imbarazzo.

Il ragazzo sembró sbiancare, assunse un'espressione stupefatta. "E sei venuta qui, da sola, per la prima volta, per me?" Domandó.
Non capivo cosa ci trovasse di tanto strano. Insomma, lui era Tancredi Galli, non doveva essere abituato a tutto questo?

Annuii arrossendo maggiormente e provocandogli un sorriso orgoglioso prima di trovarmi nuovamente tra le sue braccia. Respirai il suo profumo così dolce e indimenticabile, sfiorai la sua pelle morbida e pallida. Sorrisi con la testa posata nell'incavo del suo collo.

"Sei un amore." Disse cogliendomi di sorpresa.
"Te l'avevo detto che avrei fatto di tutto per un tuo abbraccio.".

Prendemmo posto sul prato che si estendeva ai lati dei Navigli: le panchine erano quasi tutte occupate e il terreno era il posto più comodo per guardarsi meglio negli occhi.
Si posizionó davanti a me prendendo le mie mani tra le sue.

La suoneria del mio cellulare interruppe l'atmosfera di pace che si stava creando.
"Dio, mia madre." Mi lamentai ad alta voce senza accorgermene.
"Vorrà sapere se sei arrivata sana e salva." Scherzó Tanc.
"Oh, no! Lei non sa che sono qui! Nessuno lo sa!" Lo informai pregando che non parlasse durante la mia telefonata.
"Perché?".
Feci spallucce: "Non volevo che qualcuno sapesse che ti avrei incontrato. Sono gelosa dei miei sogni." Dissi prima di premere la cornetta verde e rispondere a mamma.

"Ciao mamma, dimmi!".
"Ciao tesoro, va tutto bene?".
"Si, certo. Hai bisogno?".
"No, volevo solo sapere dove sei. C'è qui Jasmine che ti cerca."
Dio mio, Jasmine! Doveva essere con Camilla, cosa ci faceva a casa mia?!
"Sono...da un'amica. Aveva bisogno di me e sono corsa da lei. Penso che tornerò stasera verso l'ora di cena.". Fortunatamente mamma mi credette e potei mettere fine alla chiamata abbastanza velocemente, certo dopo le innumerevoli domande su chi fosse questa amica, se abitasse lontano da noi e se avessi bisogno che mi venisse a prendere lei.

Durante la telefonata tentai di evitare lo sguardo di Tanc ch'era fisso su di me, concentrato e irremovibile mi scrutava con aria strana.

"Che c'è da guardare?" Risi riponendo il cellulare in tasca, convinta che la sua espressione fosse dovuta alle frottole raccontate a mia madre.
"Io...niente, lascia perdere." Rispose accennando un sorriso imbarazzato.
"Avanti, dimmi!" Lo incitai.
"Stavo solo...ecco...quello che hai detto prima...davvero nessuna delle tue amiche sa che sei qui?".
Sorrisi stranita dalla domanda: "Si, davvero.".
"Wow." Esclamó continuando a scrutarmi imbambolato.
"Perchè ti sorprende?".
"No è solo che...insomma...qualunque mia fan avrebbe scatenato la tempesta pubblicando post e notizie su ogni social e urlandolo ai quattro venti." Ammise abbassando lo sguardo. Sorrisi.
"Hai ragione, ma te l'ho detto: sono gelosa dei miei sogni! E io...beh...non sono qualunque tua fan. Ero sincera quando ho detto che avrei voluto conoscere il vero Tanc. Quello di Tiktok non mi bastava." Esordii provocandogli un sorriso.

Poteva sembrare strano, forse affrettato, l'effetto che Tancredi aveva su di me. Quel suo sorriso mi faceva vivere più di qualunque altra felicità. E quei suoi occhi, Dio, non mi sbagliavo affatto. Attraverso i suoi video sembravano così profondi e lucenti, ma dal vivo erano un vero e proprio tunnel infinito illuminato dal Sole cocente di mezz'estate.

Era già tardi quando istintivamente guardai l'orario sul cellulare: avevamo trascorso un pomeriggio meraviglioso tra sguardi fugaci, risate sincere e le mani a sfiorarsi come fosse una vera necessità sentirci vicini. Il Sole stava ormai abbandonando il suo posto nel cielo mentre il tardo pomeriggio stava avanzando troppo velocemente. Durante il giorno non mi era nemmeno passato per la mente di guardare il cellulare: me ne pentii nel momento in cui realizzai che a breve sarebbe partito il mio treno.

"Il treno!" Gridai battendomi una mano sulla fronte.
"Cosa?".
"Il treno, il mio. Parte tra dieci minuti".
"Ce la fai a correre di nuovo?".
Ci scambiammo un sorriso complice, i suoi occhi parevano brillare sempre di più.
"A una condizione.".
"Quale?".
"Che tu mi tenga ancora la mano.".

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Ragazzuoli e ragazzuole, ta-daaaa! Sesto capitolo appena sfornato per voi! Vi sta piacendo la storia? Vi mando un grosso bacio!😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora