Capitolo 10

3.2K 146 6
                                    

Il ritorno a casa non era mai stato così triste: non vedevo più nulla di bello attorno a me, solo la natura morta di una città sfibrata, ricoperta dal grigiore di edifici tutti uguali costruiti a chiera ai lati delle strade tristi e scure, dove le persone preferivano guardare il suolo piuttosto che i volti degli altri.

Tancredi mi aveva detto tante belle cose, mi aveva baciata, mi aveva stravolto la vita costruendo mille mondi diversi a cui solo noi avremmo potuto avere accesso. Ero totalmente alle stelle, ancora faticavo a credere che tutto questo fosse vero. Eppure lo sapevo, le sue labbra le avevo sentite, premevano sulle mie con dolcezza e desiderio. E sapevano di buono, sapevano di vita. E quegli occhi, Dio, quei meravigliosi occhioni verdi li avevo esplorati in ogni loro angolo. Ecco, loro sapevano di felicità, la mia.

Portai il colletto della felpa a coprirmi il naso e respirai il leggero profumo che stava ormai per svanire. Le lacrime presero a sgorgare mentre i miei occhi erano fissi sul paesaggio che scorreva veloce al di fuori del finestrino dell'autobus.

Dovevo resistere solo un altro po', solo qualche fermata e sarei finalmente arrivata a casa. Avrei potuto chiudermi in camera e piangere indisturbata; stringere il cuscino fingendo di avere ancora Tanc tra le mie braccia desiderose di dargli tutto l'affetto che meritava.

Cos'eravamo, noi due? Cosa provava lui per me? L'avrei rivisto? Mi avrebbe baciata ancora? Non lo sapevo. Non avevo certezze in quel momento se non che ogni parte di me fosse ormai inesorabilmente stregata e dipendente da Tancredi.

Una notifica di whatsapp interruppe il testo di Powfu, Death bed

"[...]I'm happy that you're here with me
I'm sorry if I tear up
when me and you were younger
you would always make me cheer up[...]"

Sorrisi leggendo il suo nome sullo schermo del cellulare prima di visualizzare il messaggio.

"Scusa se sono stato troppo affrettato, non sono riuscito a trattenermi. Mi piaci, Sof." Pensai di essere sbiancata e arrossita nello stesso istante, e gli sguardi confusi delle persone che mi stavano attorno confermarono la mia ipotesi.

Sospirai e digitai la risposta con le mani tremanti.
"È tutto ok. Mi piaci anche tu, Tanc.".
Fissai il tasto d'invio per qualche secondo colpita dall'insormontabile paura di esternare i miei sentimenti. In fondo non sapevo nemmeno se avessi potuto incontrarlo di nuovo.

Era domenica sera e il giorno seguente sarebbe stato l'inizio della settimana scolastica, perciò avrei dovuto attendere un'intera settimana per poterlo riabbracciare. Ero sicura di farcela: il tempo sarebbe volato e avrei convissuto con il pensiero e il desiderio di poter guardare quegli occhi da vicino. Ma lui, sarebbe rimasto? In sei giorni tante cose sarebbero potute cambiare...mi avrebbe dimenticata? Messa da parte? O anche lui avrebbe insistentemente aspettato il fatidico giorno per assaporare di nuovo le mie labbra?

"La mia felpa profuma di te. Mi manchi già, Sof.".
Pochi secondi più tardi invió una foto: il suo viso in primo piano era coperto fin sotto il naso dal colletto della felpa mentre nei suoi occhi regnava il chaos.
Le lacrime avevano bagnato il tessuto che presentava i segni della distruzione.

Se anche lui stava così male, forse una speranza c'era. Forse non mi avrebbe mai lasciata davvero.

Vederlo piangere mi strinse il cuore. Uscii da whatsapp e lo chiamai: rispose immediatamente.
"Sofi, va tutto bene?" Domandó con la voce spezzata.
"Si, solo...non piangere, Tanc.".

Era buffo come io, sommersa di agonia, lacrime e tristezza, pregassi lui di mantere la calma. In fin dei conti ero sempre stata così: amavo tranquillizzare gli altri nonostante io stessa stessi vivendo un'apocalisse interiore.

"Non avrei voluto andarmene, piccola.".
Sorrisi. "Lo so, ma l'hai detto anche tu: ci rivedremo presto." Dissi, forse più per autoconvincermi.
"Perchè ti comporti così?".
"Così, come?" Domandai visibilmente spiazzata dall'ambigua domanda.
"Così, Sof! Fingi che vada tutto bene, cerchi continuamente di tranquillizzarmi mentre stai vivendo nel mio stesso limbo. Non voglio che tu abbia paura di mostrarmi i tuoi sentimenti, ho bisogno che tu ti senta libera di aprirti con me.".
Portai una mano sul cuore chiudendo gli occhi.
"Scusami, è solo abitudine. Io...io mi fido di te. Solo non sono solita a esternare le emozioni negative, soprattutto sapendo che sentirmi piangere potrebbe farti stare peggio. Mi manchi così tanto, Tanc." Ammisi tra le lacrime.

Finalmente l'autobus aveva raggiunto la mia fermata, così mi avvicinai alla porta centrale e attesi la sua apertura battendo nervosamente il piede a terra. Alzai gli occhi al cielo nel tentativo di impedire alle lacrime di sgorgare dai miei occhi già visibilmente distrutti.

"Ho bisogno di un altro abbraccio. Non uno qualsiasi, ma uno tuo. Ho bisogno di perdermi ancora nei tuoi occhi." Disse tra le lacrime.

Oh, Tanc. Perché mi fai questo? , pensai.
Mentre il mio cuore si accartocciava lentamente come un foglio di carta da buttare, i miei occhi abbandonarono il loro luccichio lasciando spazio all'oscurità di un'anima lasciata sola a combattere contro i demoni della mancanza.

Come si fa quando l'unica persona che ha la capacità di farti stare bene è distante? Milano non era così lontana, ma un'ora e quarantacinque minuti di treno non erano una cosa che si poteva fare tutti giorni. Ch'erano tre ore e mezza contando andata e ritorno. Non mi spaventava, no affatto. Sarei stata in grado di reggere molte più ore di viaggio se alla fine avrei potuto stringerlo a me, ma come avrei fatto? In fondo, io frequentavo ancora la scuola, ero impegnata con lo studio, come potevo pensare di riuscire a vederlo quanto avrei voluto? E si, potevo sentirlo. Che sia benedetta la tecnologia che ci permette di restare in contatto con le persone che amiamo anche a distanza di chilometri! Ma qualche messaggio e alcune chiamate non mi bastavano, non ci bastavano.

Avevo bisogno di guardarlo negli occhi e lasciare che mi trasportassero in un mondo che ancora non conoscevo bene ma che mi affascinava al punto di richiare tutto pur di conquistarlo; dovevo vedere il suo sorriso, lo stesso che ha baciato il mio poco prima di sparire; accarezzare i suoi lineamenti, morbidi e perfetti, avendo anche l'opportunità di asciugare le sue lacrime calde in caso avessero tentato di scendere.

Dietro a uno schermo cosa potevo fare? Restare ferma e vederlo piangere mentre il mio mondo mi crollava addosso, schiacciandomi come una formica sotto un macigno.

Era davvero questo quello che volevo?

È una cosa destinata a finire ancora prima di iniziare, pensai. E una parte di me sapeva ch'era la verità.

Chiusi gli occhi inspirando profondamente mentre ad ogni suo singhiozzo dall'altro capo del telefono, il mio cuore perdeva un pezzo in più.

===

Voilà, decimo capitolo! Vi piace come sta proseguendo la storia?
Io mi sto facendo tanti di quei viaggi mentali immaginando di essere Sofia!
Un bacione😘 e buona Pasqua!🕊

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora