Capitolo 15

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"Finalmente ti sei fatta viva!" Mi accolsero le mie amiche Jasmine e Camilla non appena feci il mio ingresso in classe. Anche Filippo, il mio compagno di banco, aveva un viso strano.

"Ciao ragazzi." Salutai dirigendomi verso il mio posto con gli occhi di tutti addosso e le cuffiette ancora nelle orecchie.
Posai lo zaino e scollegai gli auricolari dal cellulare: quando alzai lo sguardo mi ritrovai accerchiata da tutti i miei compagni. Cosa stava succedendo?

"Tu ci devi delle spiegazioni, cara mia." Ruppe il silenzio Serena. Spiegazioni?
"Non credo proprio." Risi facendo spallucce. Impiegai poco tempo per capire che la loro curiosità e voglia di sapere proveniva dalla foto che ritraeva me e Tanc che lui aveva pubblicato nelle storie di instagram.

Non mi sentivo in dovere di dare alcuna spiegazione ai miei compagni: si, erano miei amici, ma la mia vita privata restava mia e basta. Almeno per quanto riguardava me e Tancredi.

"Ah no? Tu stai uscendo con Tancredi Galli e non ci devi alcuna spiegazione?" Si lamentó stizzita Giulia.
"Ragazzi, io vi voglio bene, lo sapete. Ma alcune cose preferisco tenerle per me, almeno finchè non mi sentiró pronta a rivelarle. Si, ci siamo visti ma non è ancora il momento di ufficializzare la cosa." Dichiarai in tono calmo.

"Ci esci solo perché è famoso. Lo stai usando per aumentare i followers, Sofia?" Rise di gusto Caterina. Dire che la odiavo era esagerato, solo non regnava una grande simpatia tra noi due. A detta di alcuni amici, era invidiosa di me perciò mi rivoltava contro ogni fatto secondo una sua personale rielaborazione che mi avrebbe sempre messa in cattiva luce davanti agli altri. Il suo scopo era quello di distruggermi, ma non gliel'avrei mai data vinta.

"Divertente il fatto che il tuo primo pensiero sia stato l'incremento dei followers su uno stupido social network." Risi guardandola dritta negli occhi. "Sei forse tu, Cate, che vorresti acquistare un po' di fama?" Domandai in tono arrogante.

Sbagliai, in quel momento. Sapevo che non avrei dovuto amplificare la rivalità che vigeva tra noi, ma le sue affermazioni infondate mi alteravano davvero i nervi. In classe regnava il silenzio dopo la mia accusa più che consona: solo qualche bisbiglio e alcune risatine. L'avevo zittita ma sapevo non sarebbe durato molto.

L'ingresso della professoressa di Letteratura mise fine all'interrogatorio a cui ero stata sottoposta, imponendo ai miei compagni di prendere posto nei loro banchi per dare inizio alla lezione.

"So che vuoi aspettare a rivelare la cosa, ma...è seria?" Mi domandó Filippo sottovoce evitando il mio sguardo. La mia espressione stranita deve averlo messo in soggezione, così continuò: "Insomma, state...ecco...state insieme?".

La sua domanda mi colpì lasciandomi a bocca aperta: mi resi conto di non sapergli dare una risposta. Stavamo insieme? Non ufficialmente, non c'era nulla di dichiarato. Si, c'eravamo baciati, eravamo in sintonia e morivamo dalla voglia di stare insieme. Ma questo non significava essere fidanzati, vero?

"Non...non lo so." Dissi con una sfumatura di incertezza e imbarazzo. "Insomma no, non ufficialmente." Riportai il mio pensiero ad alta voce.
Vidi il suo viso distendersi in un'espressione triste davanti ai miei occhi. Pareva quasi deluso, pentito di qualcosa. Cosa mi nascondeva Filippo?

"Perchè me lo chiedi?" Azzardai nonostante sapessi che non avrei mai ricevuto una risposta sincera.
"Niente. Solo curiosità." Disse rigirando nervosamente la matita tra le dita. Pregai che non fosse ciò che pensavo, ma non vi era altra spegazione per il suo improvviso cambio d'umore.

"Hei." Dissi richiamando la sua attenzione. "Qualsiasi cosa succeda, non abbandonerò mai i miei amici, te compreso. Ok?".
Sorrise amaramente scuotendo la testa.

"Filippo e Sofia, volete rendere la classe partecipe del vostro animato discorso?" Ci interruppe la professoressa contrariata dal nostro comportamento.
Ci scusammo promettendo di seguire la lezione mentre, tra il resto della classe, sentii bisbigliare il nome di Tanc seguito da qualche verso e risata. Non avevo certezze, ma sapevo che non sarei riuscita a a sopportare a lungo il loro atteggiamento senza esplodere e sputargli addosso tutta la verità.

Sospirai a occhi chiusi tentando di calmarmi e mi focalizzai sulla voce della professoressa che introduceva la vita dell'autore di opere teatrali Carlo Goldoni.

Quando la campanella suonò mettendo fine alla prima ora, estrassi il cellulare dalla tasca. Lo schermo si illuminò mostrandomi un messaggio di Tanc: "Tutto bene le lezioni? Mi manchi.". Sorrisi.

"Un inferno. Continuano a chiedermi spiegazioni che non mi sento di dare..." Scrissi. Restai a fissare il messaggio per qualche secondo prima di cancellarlo velocemente e sostituirlo con un: "Si, tutto bene. Mi manchi anche tu. Come stai?".

Non era il caso di farlo preoccupare per me: ormai avevo capito com'era fatto e sapevo che non ci avrebbe pensato due volte prima di prendere un treno e raggiungermi per zittire le malelingue. L'idea di trovarlo fuori scuola non mi dispiaceva, anzi! Immaginai di incontrare i suoi occhi mentre tendeva le braccia aperte verso di me aspettando che gli corressi incontro. Sorrisi a quel pensiero ma scossi la testa per scacciarlo: già era una congiura il fatto che tutti sapessero di noi, ci mancava solo che venisse a prendermi qui, davanti a tutti.

Non era niente di personale, non mi vergognavo di lui e non temevo nulla in particolare. Solo c'era una parte di me che avrebbe preferito agire nell'ombra ancora per un po'. Incontrarlo era il mio sogno più grande e avevo ottenuto molto di più, ma qualcosa ancora mi impediva di esserne fiera al punto di comunciarlo a tutti. Cos'era? La paura di essere giudicata.

Non è una cosa da tutti i giorni uscire con un ragazzo famoso: le parole di Cate mi ronzavano ininterrottamente in testa. E se tutti avessero pensato che uscissi con lui solo per la fama? Non volevo apparire una persona che non ero, nè tantomento che anche lui arrivasse a pensare questo di me. Preferivo proseguire lentamente, passo per passo, almeno finché non avrei trovato la sicurezza necessaria per esternare al mondo che mi stavo fottutamente, profondamente innamorando di Tancredi Galli.

Decisi di liberare la mente da ogni brutto pensiero, presi un caffè alla macchinetta prima dell'arrivo del professore della lezione successiva e ripresi posto in classe. Dovevo essere forte, per me, per lui, per noi.

Sapevo che sarebbe stata dura: i ragazzi alla nostra età amavano criticare e parlare a sproposito, diffondendo versioni infondate di ogni loro pensiero. Diverse ragazze si sarebbero sicuramente accanite contro di me tentando di abbattermi, così come i ragazzi mi avrebbero derisa. Sarei riuscita a sostenere il peso dei troppi pregiudizi? Si, per Tanc avrei fatto questo e altro.

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Ecco il quindicesimo capitolo! Non avrei voluto che l'invidia degli altri si intromettesse nel rapporto tra Sofia e Tanc ma, si sa, questo fatto caratterizza ogni relazione adolescenziale!
Spero continui a piacervi, un bacio😘

TI GUARDO FISSO E TREMO - Tancredi GalliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora