BAMBINI

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Sentivo i denti dell'Akaname, uguali a quelli di un essere umano, venire a contatto con il mio corpo.
Ho sempre pensato a quali sarebbero stati i miei ultimi pensieri prima di morire.
Alla fine, scoprii che l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, era: come sono finito in questa situazione?
Fino alla settimana scorsa, le mie uniche preoccupazioni erano quelle di rischiare di perdere Beatrice e se scegliere di andare all'università o meno. Le persone mi guardano dall'alto al basso quando dico che non ho continuato gli studi.
D'un tratto, sentii il rumore della porta aprirsi: l'Akaname, che mi stava praticamente ingoiando intero, mi sputò fuori e una lama mi penetrò il braccio, causandomi ulteriore dolore.
La mia vista si era offuscata, ma piano piano, riuscii a vedere un po' più chiaramente: c'era un ragazzo biondo, con una maschera dell'urlo di Munch e due strane spade in mano. Le lame, erano viola e terminavano con un ripiegamento che ricordava la forma di un uncino, mentre i pomoli dell'elsa erano ricurvi come una mezzaluna.
Era Robert: mi trafisse con una di quelle due spade, mentre con l'altra perforò la creatura.
L'Akaname, con una grave ferita sulla fronte, indietreggiò. Appena tolse la lama dal mio corpo,  Robert ebbe una reazione davvero inquietante; era stranamente diventato euforico, come se avesse provato un piacere morboso nel ferirmi.
«Mh... oh sì... ne voglio ancora, cazzo, ancora...»
Ebbi il presentimento che non si fosse accorto che ero ancora cosciente.
Ferì ripetutamente lo yokai, senza ucciderlo e, a ogni ferita che gli arrecava, la sua risata e il suo piacere aumentavano; era così crudele che quasi provai pena per lo stesso mostro che aveva tentato di divorarmi qualche minuto fa. Quando ebbe finito di torturarla, la creatura era arrivata al punto di essere irriconoscibile, massacrata, con il volto distrutto dalle ferite, in un ammasso di carne e sangue. Robert estrasse una siringa e gliel'avvicinò; dopodiché, persi i sensi.
Mi risvegliai nel lettino del laboratorio del signor Fujiwara, era ancora notte. Accanto a me, c'era Damiano, in una sdraio che faceva da lettino improvvisato; oltre a lui, erano presenti Giulia e suo padre, che mi osservavano con preoccupazione. Quando videro che ero cosciente, assunsero un'aria più rilassata.
Mi faceva male il braccio.
«Cos'è successo?» chiesi a entrambi.
«Avete attaccato l'Akaname; vi ha avvelenati, ed è stato Robert a salvarvi. Tuo fratello dovrebbe risvegliarsi a momenti.» rispose Fujiwara.
"C-come sta? C'erano un... un bambino, due persone...»

 "L'Akaname lo ha divorato pensando fosse spazzatura, non abbiamo potuto far nulla. Gli altri due si riprenderanno entro domani, e non ricorderanno l'accaduto.»

Fu uno shock per me sentire quelle parole pronunciate con così tanta tranquillità, dopo quello che avevo visto. Un bambino era morto. L'ho visto scomparire tra i denti di una creatura mostruosa, consumato, come un insetto nella tela di un ragno. E a lui non importava.

«Giulia... Giulia... aveva detto che non era pericoloso!»
«Non lo era, appunto; si è soltanto difeso dai vostri attacchi e ha divorato quel bambino inconsciamente,

senza sapere che fosse un essere umano.»


Damiano si risvegliò in quel momento, ma non disse nulla. Era ancora turbato per tutto ciò che era successo. Avrei potuto perderlo, cazzo, lo sapevo che non era una buona idea. In meno di quarantotto ore, ho rischiato di veder morire mio fratello tre volte. E Fukiwara se stava lì, bello impettito, immobile Cosa sarebbe successo a quella famiglia, ora? Cosa avrebbero pensato, una volta svegli, senza più trovare loro figlio? E quel mostro, che fine aveva fatto? Come poteva non pensare che tutto quello non avesse conseguenze.

_Sono tutte stronzate._

«Lei è un pazzo.»

«Come, prego? »

«Mandate... una minorenne a uccidere creature che si nutrono degli esseri umani. Mettete in pericolo la vita dei vostri stessi figli, mentre ve ne state nel laboratorio a giocare al Piccolo Chimico. Come si può avere tanta noncuranza nei loro confronti?!»

ONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora