1. Tu devi essere il figlio del signor Park

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*Piccolo disclaimer: l'idea di base di questa storia, alcuni fatti e dettagli/particolari sono ispirati a "Chiamami con il tuo nome", quindi, se notate somiglianze, è per questo*

JIMIN

Terzo giorno di vacanze estive. Terzo giorno dalla fine della scuola. E terzo giorno che mi sentivo ripetere in continuazione che il nuovo "assistente" o "apprendista", a seconda dei momenti della giornata, di mio padre sarebbe arrivato tra molto poco.

Era da quando la mia famiglia ed io ci eravamo trasferiti a Roma, in Italia, che mio padre faceva fare questa specie di "stage", che durava tutta l'estate, ad un ragazzo o ad una ragazza, rispedendoli da dove venivano esattamente il giorno prima che la mia scuola incominciasse, di nuovo, le lezioni.

In sette anni avevo visto qualsiasi tipologia di persona esistente, partendo da una ragazza dall'aria piuttosto gotica italiana arrivando fino al ragazzo francese che ci aveva provato spudoratamente con me durante l'estate precedente a quella.

E sapete perchè mio padre poteva fare tutto questo? Perchè era un commercialista piuttosto influente...e molti suoi colleghi sparsi in giro per il mondo avrebbero fatto di tutto per risultare "migliori" ai suoi occhi. Persino mandare il proprio figlio o figlia in Italia per tre mesi.

"Quello di quest'anno è il figlio o la figlia di che tuo collega?" chiesi in tono sarcastico a mio padre, ben sapendo che gli desse fastidio il fatto che menzionassi che quasi tutti questi apprendisti erano semplicemente figli di persone che volevano una promozione.
"Nessuno. Non so niente di questo ragazzo, se non che sia del Sud Corea e che si chiami Jungkook" rispose mio padre alzando le spalle e continuando a leggere il giornale, sorprendendomi.

"E perchè hai scelto lui?" gli domandai allora in tono confuso.
"Non lo so. Aveva un curriculum interessante. Ha fatto molte cose per avere solo due anni più di te".

"Sul serio?" gli chiesi in tono sorpreso, ben sapendo che tutti i ragazzi precedenti avevano avuto un'età compresa tra i ventidue ed i venticinque anni.
"Sì. Per questo spero che lo tratterai bene, a differenza degli altri..." commentò, poi, in tono un po' scocciato, facendomi pesare il fatto che non ero riuscito a stringere amicizia con nessuno dei precedenti apprendisti.

Ma come poteva pretendere che stringessi amicizia con delle persone banali, noiose e senza un minimo di personalità?

"Ci proverò, papà, se questo è quello che tanto vuoi..." gli dissi prima di uscire dalla cucina e di rifugiarmi in camera mia.

Fu non appena mi sedetti sul mio letto ed iniziai ad accarezzare le coperte con calma che mi accorsi del letto appena fatto nella stanza di fronte alla mia, alla quale si poteva accedere comodamente dalla mia camera attraverso una porta comunicante.

Lì è dove avrebbe dormito questo fantomatico "Jungkook", ragazzo che avrei dovuto far finta di sopportare per tutta quell'estate.

Sperai con tutto me stesso che non fosse un'impresa difficile come quella di due anni prima, aprendo, poi, il computer e guardando un episodio di Stranger Things su Netflix.

Peccato che meno di venti minuti dopo la porta della mia camera fu aperta da mia madre.

"Jimin, dobbiamo andare a prendere Jungkook all'aeroporto. Vieni?" mi chiese in tono cordiale, quello che usava sempre con me.
"Ehm...no" le risposi io in tono quasi ovvio, chiedendomi perchè mi stesse facendo quella domanda quando ogni anno la risposta fosse sempre la stessa.
"Okay" rispose semplicemente lei, richiudendo la porta come se non fosse mai entrata.

Proprio in quel momento il mio telefono squillò, rivelando una chiamata da parte di Taehyung, il mio migliore amico fin da quando ero piccolo.

"Ciao, Tae" dissi subito non appena accettai la chiamata, sentendo un mormorio di sorpresa da parte sua.
"Strano che rispondi..." mi rispose lui in tono quasi scocciato, facendomi fare una risata.

"Allora? Che c'è?".
"L'hai conosciuto o conosciuta?" mi chiese in tono curioso, ben sapendo di tutta la questione: "stage con il signor Park".
"Non ancora. Sono andati a prenderlo in aeroporto pochi minuti fa" risposi semplicemente.

"Qualche indizio?".
"Jungkook. Sud Corea. Due anni più di me" dissi in tono sbrigativo, chiedendomi perchè fosse più euforico lui al pensiero che avrei dovuto conoscere questa persona rispetto a me.
"Interessante...non appena lo conosci fammi sapere com'è, mi raccomando".

"Certo. Tu come stai? Con il tuo nuovo coinquilino Yoongi tutto bene?" gli domandai in tono curioso, spostando l'attenzione su qualcosa che non fossi io.
"Tranne il fatto che porta perennemente a casa il suo ragazzo, Hobi, e li sento fare cose...poco caste di frequente, tutto bene. Poi, mi ha pure presentato un loro amico, Jin, e devo dire che è un bel partito..." mi rispose lui con leggerezza, dandomi un quantitativo di informazioni enorme in circa tre secondi.

"Mi manchi Tae..." mormorai dopo un po', rendendomi conto che non vedevo quel ragazzo da un anno e mezzo, ovvero l'ultima volta che ero tornato in Corea.
"Anche tu. Ma tornerai a trovarmi, vero?".
"Certo".
"Ora vado. Ci sentiamo per messaggio".
"Va bene. Ciao" dissi semplicemente prima di chiudere la chiamata e di far ripartire l'episodio che stavo guardando fino a qualche minuto prima.

Non so esattamente quanto tempo passò quando sentii il rumore della macchina dei miei genitori farsi largo nel nostro giardino di casa.
Mi alzai all'istante dal letto, scostando la tenda della finestra e guardando all'esterno.

Le cose che vidi furono sempre le stesse: mio padre che tirava fuori le valigie "dell'apprendista" dal bagagliaio, mia madre con un sorriso stampato in faccia che parlava animatamente ed una sagoma venire fuori dai sedili posteriori dell'Audi di mio padre.

Fu non appena vidi il reale aspetto della persona in questione che, però, rimasi leggermente a bocca aperta...perchè solo da lontano aveva già attirato la mia attenzione.

Capelli corvini leggermente mossi, gambe muscolose perfettamente fasciate da dei jeans neri ed un sorriso che mi ha fatto un attimo tremare le gambe.

Rimasi a fissarlo ancora per qualche secondo. Esattamente fino a quando lui non alzò lo sguardo verso la mia finestra, incrociando il mio per un istante.

Inutile dire che rimisi la tenda davanti ai miei occhi, lanciandomi di nuovo sul letto cercando di far sparire tutto il rossore che mi era appena apparso sulle guance.
Respirai profondamente per un paio di minuti, aspettando di sentire il solito urlo di mia madre che mi avrebbe fatto scendere al piano terra per conoscere quel ragazzo.

Peccato che i minuti passarono e quel grido non arrivò più...

Non ero assolutamente il tipo da presentarmi giù spontaneamente solamente per fare la conoscenza di una persona che avrei visto solamente per tre mesi e poi mai più in tutta la mia vita, quindi rimasi lì dov'ero, torturandomi le dita per il nervosismo. E la cosa era strana, perchè non ero mai stato così nervoso al pensiero di conoscere uno qualsiasi di questi "apprendisti"...

Dopo qualche minuto decisi di alzarmi da quel letto e di iniziare a camminare per la camera, sperando che in quel modo mi sarei rilassato almeno un po'.

Ma, proprio mentre ero di schiena, sentii la porta della mia camera aprirsi.
Mi bloccai sul posto, non sapendo se girarmi o meno.

"Ciao, tu devi essere il figlio del signor Park" sentii dire ad un voce bellissima, ma soprattutto intrigante, alle mie spalle, causandomi milioni di brividi lungo tutta la schiena.

Fu in quel momento che pensai che quell'estate sarebbe potuta essere molto più interessante delle precedenti...

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora