31. E la cosa ti fa paura?

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JIMIN

"Forse" mi rispose Jungkook in tono divertito, lasciando aprire le sue labbra in uno dei suoi soliti sorrisetti furbi ed accattivanti.
"Sarebbe una bella idea, ma...ne dobbiamo parlare con i miei genitori. Non posso mica portarti in giro così, visto che dovresti aiutare mio padre anche quegli ultimi giorni" gli dissi con serietà, non riuscendo a non farmi involontariamente salire una sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco al solo pensiero di parlare con mio padre della questione.

Perchè credevo che avrebbe intuito tutta la reale situazione tra me e Jungkook, sempre che non l'avesse già fatto, e mi avrebbe rivolto una delle sue occhiate giudicanti e sprezzanti.
Non per il fatto che stessi con un ragazzo, ormai l'aveva accettato e superato, più o meno, ma perchè il ragazzo in questione fosse proprio quello che aveva scelto per lo stage con lui.

Ormai sapevo com'era fatto mio padre e, se fosse venuto fuori di Jungkook e me, avrebbe creduto che la nostra storia fosse iniziata solamente perchè io volevo dargli fastidio. A mio padre, intendo. Ed ecco anche perchè lui non ha mai avuto idea di quello che c'è stato tra Elliot e me l'anno prima. Sempre che ci fosse mai stato qualcosa da parte sua, in effetti...

"E la cosa ti fa paura?" mi domandò Jungkook con estrema calma, iniziando a disegnare dei cerchi immaginari sul mio braccio nel tentativo di tranquillizzarmi.

E, diciamocelo, il suo tocco ci riusciva sempre...

"Paura no. Un po' di timore...quello sì" gli rivelai con sincerità, stringendomi tra le spalle a causa del leggero imbarazzo che mi stavo sentendo addosso al parlare di quell'argomento.
"Timore di cosa?" insistette lui, ma sempre con aria calma e con uno sguardo che stava ad indicare che se non avessi voluto parlarne potevo anche semplicemente non farlo.

"Che mio padre possa capire che tra di noi ci sia qualcosa e che, di conseguenza, mi giudichi in silenzio, perchè è così che fa, credendo che abbia iniziato a frequentarti solamente per fare un torto a lui, visto che sei quello che sta facendo il suo programma di stage" gli spiegai a cuore aperto, rendendomi conto, dopo quella specie di rivelazione, di sentirmi molto più leggero.
"Tua madre, invece?".
"Con lei non ci sarebbe assolutamente alcun problema. Anche perchè sono convinto del fatto che lei sappia già tutto".

"E se, visto questo, ne parlassi con lei e, poi, le chiedessi di affrontare questo discorso con tuo padre?" mi suggerì lui tenendo in considerazione quello che gli avevo appena detto con le mie parole precedenti, facendomi capire che quella non fosse, poi, una così brutta opzione.
"Si può fare" concordai dopo pochi secondi di riflessione, rimettendomi comodo ma, sfortunatamente, dovendomi rialzare di scatto nel momento in cui una cosa parecchio importante che non avevo considerato mi passò nella mente.

"Che hai?" mi chiese Jungkook praticamente all'istante, alzandosi a sua volta e circondandomi le spalle con un braccio in segno di preoccupazione.
"Tuo padre..." mormorai solamente, ricordandomi di tutto quello che il soggetto in questione aveva detto a suo figlio, soffermandomi particolarmente sulla questione: "Se ti vedo mano nella mano con quel dannatissimo ragazzo renderò la tua vita un inferno".

Jungkook sbarrò leggermente gli occhi dopo il mio mormorio, probabilmente realizzando veramente come stessero le cose.

"Staremo attenti. Non voglio perdere l'opportunità di un intero week-end con te solamente perchè mio padre è un tradizionalista bacchettone" mi disse in tono rassicurante nel momento in cui riuscì a ricomporsi, strappandomi anche una piccola risata con le sue parole finali.

"Tanto staremo più in camera da letto che in giro per la città..." sussurrai, nel momento in cui ci rimettemmo distesi facendo intrecciare le nostre gambe, nel suo orecchio, mordendogli leggermente il lobo.
"Potevi almeno dirmi una cosa non scontatissima, Jimin" fu la sua risposta, pronunciata in tono ironico e divertito, dopo la quale entrambi non riuscimmo a trattenere una risata piuttosto poco virile.

Ma, effettivamente, le avevamo sentite, rispettivamente, talmente tante volte che, quelle risate molto sguaiate, non aveva nemmeno più senso nasconderle.
Perchè significavano che eravamo felici, no?

"Però una cena romantica a lume di candela direi che ce la meritiamo" aggiunsi in tono serio non appena le nostre labbra ritornarono ben serrate, rivolgendogli uno sguardo di avvertimento.
"Tutto quello che vuoi. Posso farmi anche le scale del Campanile di Giotto cinque volte, non è un problema" mi rispose lui con leggerezza, passandomi una mano tra i capelli e finendo per tirarli leggermente.

"Magari tutte quelle cose lì le vediamo da fuori, che, detta tra di noi, salire quattrocento gradini a monumento non mi pare l'idea migliore della nostra vita" dissi con aria convinta, lasciando uscire, per l'ennesima volta da quando l'avevo conosciuto, il mio lato pigro e nullafacente.
"Bene, ci facciamo il tour culinario. Ho già capito" constatò Jungkook in tono ormai rassegnato, neppure accennando, però, a lasciarmi liberare dal suo abbraccio piuttosto forte.

"Tu hai capito tutto di me" conclusi in tono divertito, nonostante quelle fossero parole che pensavo sul serio, prima di chiudere gli occhi per concedermi qualche minuto di riposo.

"Jimin" mi sentii, però, dire da Jungkook qualche minuto dopo, esattamente nel momento in cui stavo per cadere tra le braccia di Morfeo.
"Dimmi" gli risposi in tono leggermente assonnato e la voce impastata, passandomi le mani sugli occhi nel tentativo di essere abbastanza sveglio per quella conversazione.

"Voglio che tu tenga questa mia camicia" mormorò lui con serietà, allungandosi leggermente oltre il letto e recuperando dal pavimento la camicia azzurra che aveva indosso fino ad un'ora prima, che, oltretutto, era anche quella che aveva indosso il giorno in cui era arrivato a Roma.

"In che senso?" domandai in tono confuso, non riuscendo a capire.
"Quando me ne andrò, dico. Rimarrà tua" mi spiegò con aria un po' stranita, quasi ad indicarmi che il fatto che non avessi capito il motivo di quel gesto mi facesse essere un ingenuo.
"Perchè?".

"Per lasciarti qualcosa di me" mi rivelò con la voce leggermente instabile ed un sorriso sincero dipinto sul volto, porgendomi quella camicia come se fosse una reliquia antica.
"O-okay" mormorai nel tono di voce più tranquillo che avevo nel mio repertorio, afferrando l'indumento tra le mani ed andando a riporlo meccanicamente nel mio armadio tentando di convincermi che Jungkook avesse fatto un gesto bellissimo e romantico.

Peccato che l'unico modo in cui riuscivo a vederlo, invece, era come un gesto d'addio...

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora