43. Mi hai mentito

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JIMIN

"U-un giro" riuscii a rispondere, sebbene la mia voce fosse parecchio instabile, dopo qualche secondo, cercando di sostenere lo sguardo di Miyeon, senza scoppiare in lacrime, per il maggior quantitativo di tempo possibile.
"Oh, okay. Allora io vado. Ci vediamo nei prossimi giorni, Kookie?" chiese Miyeon in risposta, proseguendo con la sua camminata solo nel momento in cui Jungkook annuì leggermente con la testa alla sua domanda.

Poi...si aprirono svariati secondi di silenzio tra noi due, che furono colmati solo nel momento in cui Jungkook tentò di dire qualcosa, bloccato, però, dalla mia sfuriata più che giustificata.

"Jimin, io...".
"Che cazzo vuol dire questo?" domandai con rabbia, battendo il piede sul cemento in attesa di una risposta sensata.

Ma, a pensarci, non c'era un senso in tutto quello che era appena successo.

"Lei...è la ragazza con cui mio padre mi ha obbligato ad uscire da quando sono tornato" mi disse solamente, facendomi, se possibile, arrabbiare ancora di più.
"E quando pensavi di parlarmene?" chiesi ancora, con lo stesso tono usato nelle parole precedenti, praticamente urlando.

"Torniamo in casa a discuterne" mormorò ad un tono di voce bassissimo, guardandosi, poi, attorno con circospezione.
"Non se ne parla. Hai paura anche del fatto che la gente ci veda litigare e possa dirlo a tuo padre?" gli risposi con aria di superiorità, schernendolo appositamente.

Jungkook decise di rimanere soltanto in silenzio, allora, aspettando che fossi io a fare la mossa successiva.

"Quante volte ci hai scopato, eh? Quante volte mi hai tradito in questi tre mesi?" dissi dopo un po', facendolo praticamente sobbalzare.
"Mai, Jimin. Mai perchè lei non mi piace" mi rispose lui in tono secco, osando alzare, finalmente, lo sguardo verso di me.

"Però ci stai insieme. Che è allora? Non ti piaccio nemmeno io? Ti stavi solo accontentando di "quello che c'era" in Italia?".
"Non ho mai visto nessuno godere mentre si accontentava, Jimin. Quindi no, direi che lo stavo facendo".

Dopo questo susseguirsi di frasi si aprì un altro momento di silenzio, interrotto solo nel momento in cui dissi la parola che avrebbe potuto cambiare tutto. In positivo o in negativo era tutto da vedere...

"Lasciala" gli ordinai in tono ferito e tradito, sperando, con tutto il cuore, che desse retta alle mie parole.
"Non posso" mi rispose invece, causando come reazione da parte mia il fatto che stringessi i pugni talmente forte da conficcare le unghie nella carne.

"Perchè?" gli domandai allora, cercando di trattenere il più possibile le lacrime che mi stavo sentendo sulla punta delle ciglia.
"Perchè mio padre vuole che io stia con lei" mi disse con rassegnazione, incontrando, poi, i miei occhi con aria implorante.

Ma, esattamente, di cosa mi stava implorando?

"Certo, Kook, ma di chi sei innamorato?".
"Di te".
"Ed allora vieni via di qui. Torna in Italia con me e lasciati tuo padre e questo inferno alle spalle" gli proposi allora, offrendogli l'unica soluzione possibile per scappare da tutta quella falsità e quella meschinità che era diventata la sua vita.
"Non posso" ripetè solamente, facendomi cadere il cuore, già rotto, in un baratro profondo.

"Mi hai mentito, quindi. Sui tuoi sentimenti, dico" constatai dopo qualche istante, non riuscendo a non farmi salire un impeto, piuttosto forte, di rabbia.
"Non credo di riuscire a seguirti" mi rispose in tono confuso, aggrottando le sopracciglia.

"In quella lettera del cazzo mi hai scritto che il tipo di amore che provavi per me ti avrebbe fatto anche rovinare la tua vita a costo di stare insieme.
Erano tutte stronzate, visto che non vuoi abbandonare l'idea che tuo padre un giorno possa essere orgoglioso di te quando sappiamo entrambi che è solo un montato egocentrico che non fa altro che farti sentire sbagliato per tutta la vita e, conseguentemente, non vuoi venire con me".

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora