48. Hai capito in che senso

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JIMIN

"Buongiorno" mormorò Tae con aria assonnata nel momento in cui arrivò in cucina, annuendo ripetutamente quando gli chiesi se volesse un po' di caffè, lasciandosi, poi, sprofondare in uno dei quattro sgabelli attorno al bancone dove Matilda, ogni mattina, lasciava l'ultimo dolce che aveva tirato fuori dal forno.
"Buongiorno" gli risposi con scherzosità, sorridendo tra me e me alla visione dei suoi occhi che si stavano praticamente richiudendo da soli.

"Che hai tanto da ridere? Mica è colpa mia se ieri sera Yoongi e Hobi hanno fatto talmente casino che non sono riuscito a chiudere occhio e, poi, quando finalmente sono riuscito ad addormentarmi, Jin mi ha svegliato perchè continuava a muoversi e mormorare frasi a caso" ribattette Tae in tono scorbutico, dipingendosi addosso uno dei suoi soliti bronci meccanici e fintissimi.
"Anche Jungkook fa sempre un casino quando dorme. Ma, dopo tutta l'estate, mi ci ero abituato. Vedrai che ti abituerai anche tu a Jin non appena dormirete insieme più spesso" gli rivelai con un sorrisetto dipinto in faccia, rendendomi conto che, effettivamente, non riuscivo a fare a meno di sorridere ogni volta che il pensiero di Jungkook passava nella mia mente anche solo per caso.

"Sono contento. Per voi due, dico" mi rispose dopo qualche secondo di silenzio, ringraziandomi con un cenno del capo nel momento in cui gli posai la tazza fumante sul tavolo davanti agli occhi.

E...dopo quelle sue parole, mi venne in mente cosa mi aveva detto Jungkook riguardo al fatto che avesse chiesto aiuto al ragazzo che avevo di fronte non appena suo padre l'aveva praticamente cacciato di casa.

"Tae...lui che ha fatto?" gli domandai all'improvviso, volendo togliermi quei dubbi e quella curiosità di dosso dopo, ormai, qualche giorno di incertezza.
"In che senso?" mi chiese lui a sua volta preso un po' in contropiede, abbassando lo sguardo verso la tazza nelle sue mani per non dover incontrare il mio sguardo indagatore.

"Hai capito in che senso" ribattei in tono ovvio, decidendo di sedermi di fronte a lui e di fissarlo senza nessun imbarazzo o senso di colpa fino a quando non avrebbe rialzato di nuovo lo sguardo e mi avesse spiegato come stavano le cose.
"Lui non vorrebbe che io te lo dicessi" mi avvisò dopo qualche istante di silenzio, rialzando improvvisamente la testa ed incontrando i miei occhi quasi con rassegnazione.

"Lo so. Ma...io ho bisogno di saperlo. Ti prego. Ho...veramente paura di cosa possa essere successo" lo pregai a mani giunte, lasciando uscire quelle parole dalla mia bocca con un tono molto più disperato di quello che avrei voluto usare.

Forse perchè non mi ero ancora reso seriamente conto di quanto tutto quel "non sapere" mi avesse fatto impazzire fino a quel momento...

"Una sera si è presentato alla porta di casa mia. Sinceramente, non sapevo nemmeno come ci fosse arrivato" iniziò Tae dopo qualche istante, arrendendosi.
"Mi ha raccontato cosa aveva fatto, ovvero dire a suo padre che avrebbe sempre scelto te al posto suo nonostante tutto, pregandomi di dargli un posto dove dormire solo per qualche giorno.
Chiaramente io accettai, dicendogli che poteva rimanere quanto voleva vista la situazione.
Ma...in una settimana lasciò la stanza che gli avevamo dato Yoongi ed io, ringraziandoci e dicendoci che aveva trovato un "posticino" vicino all'azienda dove un amico lo aveva fatto assumere come segretario.
Io lo rassicurai sul fatto che, comunque, qualsiasi cosa gli servisse poteva chiamarmi. E...fu così che iniziammo a sentirci spesso.
Mi parlava del suo nuovo lavoro e del fatto che stava mettendo da parte più soldi possibili per tornare da te in Italia con rapidità . Ma, dall'altra parte, non voleva che te lo dicessi perchè aveva paura che qualcosa sarebbe andato storto e, poi, tu saresti stato ancora peggio se lui non fosse mai arrivato.
E, effettivamente, non ha avuto tutti i torti a pensare in negativo, visto che suo padre, non appena ha scoperto dove fosse andato a lavorare, ha pagato il suo capo per farlo licenziare in tronco.
Jungkook, così, ha dovuto usare i soldi che aveva messo da parte, per venire a Roma, per pagare l'appartamento dove era andato a vivere fino a quando non si è trovato un altro lavoro.
Stavolta uno che suo padre non avrebbe potuto rovinare, vista la "bassezza", testuali parole, a cui si era spinto. Semplicemente era finito a fare il barista in un locale un po' malfamato, ma...visto che le mance erano buone, e non oso dirti cosa volevano da lui tutti quelli che gli lasciavano tutti quei soldi, è rimasto lì, chiaramente senza accontentare nessuna di quelle avance, fino a quando, un mese fa, ci ha informato del fatto che aveva racimolato abbastanza per il biglietto aereo e...beh, per prenderti Hope.
Così, poi abbiamo organizzato la spedizione qui tutti insieme, senza dirti niente perchè volevamo che fosse tutta una sorpresa, dalla nostra presenza fino alla sua.
E...mi dispiace di averti lasciato stare male in questi mesi perchè credevi che, di te, non gli importasse più niente, ma...ho pensato che, se Jungkook ha fatto tutto quello che ha fatto solo per tornare da te, ti ama talmente tanto che dovevo ascoltare i suoi desideri.
Questo è tutto, credo" mi spiegò con calma e serietà, osando incontrare i miei occhi solo al termine delle sue parole.

"Perchè non l'hai più aiutato? Quando era in difficoltà, dico" gli chiesi un po' ingenuamente, non usando, però, un tono arrabbiato o ferito.

Volevo solamente capire...

"Perchè voleva farcela da solo. Voleva poter dire che è riuscito a ritornare da te solamente con le sue mani".

Sorrisi spontaneamente, sentendomi il cuore quasi scaldarsi per tutto quello che avevo appena sentito...

"Ora che lo sai...che hai intenzione di fare?" mi domandò Tae dopo qualche minuto di religioso silenzio, guardandomi con aria estremamente preoccupata.
"Niente" gli risposi con leggerezza, alzando le spalle.

"Davvero?" chiese lui con aria sorpresa, aggrottando le sopracciglia.
"Sì. Lui non voleva parlarmene e non voleva che tu lo facessi. E, visto che ti ho praticamente costretto, ed ora so tutto...non voglio fare niente. Non voglio nemmeno che lui sappia che lo so.
Mi basta che lo sappia io. Perchè, effettivamente, una cosa che posso fare c'è: amarlo ancora un po' di più" gli spiegai brevemente, rivolgendogli un'occhiata dubbiosa non sapendo quale sarebbe stata la sua reazione.

Tae mi fece solo un sorriso sincero, che ricambiai prima che la mia attenzione fosse attirata dalle quattro persone che entrarono insieme nella stanza parlottando tra di loro a gran voce e senza preoccuparsi minimamente del fatto che stessero facendo un casino immenso.

E, poi, notai che fossero tutti in videochiamata con Nam, il migliore amico di Jungkook, rimbeccandolo perchè non fosse andato in Italia con tutti loro.
Io, dal canto mio, mi misi solamente a ridere non appena intercettai lo sguardo del ragazzo che aveva cambiato tutto di me senza, allo stesso tempo, cambiare niente, non riuscendo a fare a meno di pensare che quei ragazzi, nonostante la loro pazzia ed il fatto che a pensarci bene, tranne qualche caso, nessuno si conosceva benissimo e da tanto tempo, erano diventati la mia seconda famiglia.

SPAZIO AUTRICE:

Visto che non so se vi avevo ringraziato per le 21mila letture o meno lo faccio adesso, giusto per essere sicura.
Poi...mancano due capitoli alla fine della storia✌🏻😂❤️.

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