22. Ho capito tutto

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JIMIN

Mi sono preoccupato terribilmente quando ho visto Jungkook chiudersi in camera senza nemmeno presentarsi a cena o intrufolarsi nel mio letto, per avvolgermi tra le sue braccia, a notte ormai inoltrata.

Avevo capito benissimo che quella chiamata con il padre l'aveva turbato, ma, d'altra parte, sapevo che, per come lui era fatto, non mi avrebbe rivelato niente nè mi avrebbe espresso i suoi eventuali dubbi o preoccupazioni.

Così, pensando che, almeno, l'unica cosa che potevo fare era distrarlo un po', il pomeriggio seguente, non appena ritornò in camera nostra con la solita aria serena ad ammiccante come se non gli fosse mai successo niente, decisi di portarlo in un posto...nuovo.
Beh, nuovo per lui. Io in quel luogo avevo passato due estati intere insieme a Giulia, quando eravamo ancora abbastanza "piccoli" per permetterci di stare fuori tutto il pomeriggio dicendo ai nostri genitori che "andavamo a giocare insieme" e, invece, ci sedevamo sul piccolo molo dal quale i pochi che scoprivano quel posto si lanciavano nelle acque di quello che era diventato il "nostro lago".

Non facevamo molto. Rimanevamo semplicemente lì, con i piedi nudi che ciondolavano fino a sfiorare la superficie dell'acqua, ad ascoltare musica, parlare anche solo di sciocchezze e disturbare Tae con sette videochiamate.

Ma...mi ricorderò per sempre che quelli erano i momenti più sereni che avevo mai passato a Roma da quando ero arrivato, quindi, forse, è per questo che volevo tanto portare Jungkook in quel posto...

Chiaramente lui si lamentò per tutti i dieci minuti in cui pedalammo per raggiungere quel benedettissimo lago, continuando a ripetere che fosse stanco e che volesse solamente dormire, lasciandosi scappare un piccolo mormorio di sorpresa, però, quando gli presi la mano ed iniziai a salire i pochi gradini di legno che portavano al molo, sedendomi, poi, nello stesso modo in cui lo facevo con Giulia, ad osservare le acque limpide e tranquille davanti a me.

"Questo posto è bellissimo" mormorò Jungkook all'improvviso, sedendosi dietro di me, allargando le gambe in modo da avvolgere il mio corpo con esse, e, poi, prendendomi dolcemente per le spalle ed adagiandomi sul suo petto.
"Lo so. Per questo ti ho portato qui. Vedi che non serviva che ti lamentassi?" gli risposi non appena ci mettemmo comodi, mettendo le mie mani tra le sue, adagiate sul mio addome.

"E cosa speri di ottenere con questo?" mi chiese dopo qualche secondo, indicando con una mano, ancora intrecciata alla mia, tutto lo spazio circostante a noi.
"Niente. Solo che tu ti rilassi senza pensare a quello che, molto probabilmente, ieri ti ha un po' fatto uscire di testa. Di cui, ovviamente, se non hai voglia di parlare non ti obbligherò a farlo" gli dissi con sincerità, rimanendo con lo sguardo fisso davanti a me, un po' preoccupato, a dirla tutta, quando non sentii, per un paio di minuti, nessuna risposta da parte sua.

"Mi piace come mi dici le cose" sussurrò nel mio orecchio, però, dopo questo arco di tempo, facendomi salire milioni di brividi lungo la spina dorsale solamente al contatto delle sue labbra con il mio orecchio.
"In che senso?" gli domandai non appena riuscii a darmi un minimo di contegno, senza riuscire a capire.

"Che sei sempre così...poetico quando si tratta di parlare di questioni serie. Forse più che poetico direi filosofico, addirittura" mi spiegò Jungkook con leggerezza, facendomi spuntare un piccolo sorriso sul volto.
"Quindi sono il tuo "piccolo filosofo", adesso?" gli chiesi in tono divertito, abbassando lo sguardo sul mio addome, dove notai, di nuovo, le nostre mani intrecciate, per via del lieve imbarazzo che stavo provando.
"Perchè? Non ti piace esserlo?" fu la sua risposta finale, pronunciata in tono maledettamente serio, prima di prendermi il mento con una mano, girandomi la testa di lato ed allungandosi leggermente in avanti in modo da avvicinare i nostri visi e far unire le nostre labbra.

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora