25. Per lui sono sempre stato una delusione

1.7K 151 98
                                    

JIMIN

Un post-it idiota attaccato sull'ultima pagina scritta del quaderno che non doveva nemmeno azzardarsi a leggere.
Quindi era questo quello che mi meritavo: un misero e fottuto post-it.

Eppure, nonostante tutto, non ci misi più di due secondi a decidere di fare quello che c'era scritto su di esso e, quindi, di presentarmi nella "mia stanzetta in soffitta", che, ormai, tanto mia non lo era più, alle 22.30 precise.

Il giorno non era specificato, ma, visto che aprivo quel quaderno ogni cinque minuti e fino a qualche ora prima di quel momento non c'era assolutamente niente, ho semplicemente fatto due più due.

Jungkook era comodamente posato con i gomiti sul davanzale della finestra aperta, portandosi alla bocca la sigaretta che aveva in mano, di tanto in in tanto, per fare un piccolo tiro.
Incredibile che riuscisse ad essere estremamente bello stando semplicemente in piedi a guardare l'orizzonte in lontananza, comunque...

"Sei venuto" mormorò con aria sorpresa quando, qualche minuto dopo, gettò il mozzicone della sigaretta fuori dalla finestra e si girò verso il centro della stanza, notandomi sulla porta.
"Già" risposi solamente, facendo un piccolo passetto in avanti e chiudendomi la porta alle spalle.

Di andare troppo vicino a lui, però, non ci pensavo minimamente. Perchè, diciamocelo, mi sarebbe bastato veramente poco per perdere il controllo, senza prima aver ricevuto nemmeno una spiegazione, vista la forte attrazione sessuale, che, ormai, penso abbiate notato, che c'era tra noi due.
E...beh, non ero sicuramente andato in quella stanza per saltargli addosso quella volta.

"Hai intenzione di parlare oppure mi hai fatto venire qui per niente?" gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio con aria scocciata, incrociando le braccia al petto e cercando di rivolgergli uno degli sguardi più gelidi del mio repertorio.
Jungkook fece solo un piccolo sospiro, dicendomi, dopo qualche secondo: "L'ho ascoltata tutta, comunque, la tua playlist".

"Ma mi stai prendendo per il culo, Jungkook?" urlai in tono frustrato ed arrabbiato, avvicinandomi a lui con tre grandi falcate e puntandogli un dito addosso.
Lui abbassò solamente lo sguardo in segno di vergogna, allontanandomi un po' da sè con una leggera spinta sulle mie spalle e, poi, dandomi la schiena.

"Pensavo che mi avessi detto di raggiungerti qui per delle spiegazioni o, almeno, per delle scuse. Altrimenti non sarei mai venuto" aggiunsi dopo un paio di secondi, decidendo di rimanere a guardare la sua schiena, coperta solamente da una leggera canotta nera, per qualche altro istante prima di girarmi a mia volta e di incamminarmi per ritornare in camera mia.

Ma...le sue parole successive mi fecero bloccare sul posto.

"Infatti ti ho chiamato qui per questo. Solo che...mi è difficile, tanto, parlare di tutto quello che mi ha spinto a dire quelle cose l'altro giorno. Però ho intenzione di farlo se riesci a darmi qualche minuto" mormorò con voce rotta, facendomi voltare nuovamente verso di lui e notandolo con gli occhi già praticamente ricolmi di lacrime.

E...non pensavo, in tutta sincerità, che avrei mai potuto vederlo così. Non lui...

"Va bene. Sediamoci, ti va?" gli domandai in un tono molto diverso da quello che avevo usato nelle mie parole precedenti, avvicinandomi al solito divano consunto che avevo usato come luogo di rifugio negli ultimi sette anni dopo un suo piccolo cenno di assenso con la testa.

Jungkook si sedette a gambe larghe, posando entrambi i gomiti sulle ginocchia e tenendosi la testa con le mani, iniziando a respirare con calma e, probabilmente, cercando di capire da dove iniziare.

"Quando mio padre mi ha chiamato l'altro giorno...mi ha detto delle cose" iniziò dopo un po', bloccandosi, però, dopo queste misere parole per qualche altro secondo.

Ma io, dal canto mio, avevo capito da quelle lacrime che gli stavano uscendo dagli occhi che non fosse una cosa di cui dovevo forzarlo a parlare.

"Lui ha...dedotto che io qui in Italia avessi trovato qualcuno. E che questo qualcuno è un ragazzo. Dire che si è arrabbiato è un eufemismo. Era a dir poco furioso. E, poi, dopo qualche battibecco siamo riusciti a "contrattare", arrivando alla conclusione che io potessi continuare a stare con questo ragazzo, cioè tu, a patto che nessuno lo venisse a sapere.
Perchè, in caso contrario, ha detto che mi avrebbe reso la vita un inferno. Non che non ci abbia già provato fino ad adesso, però...non volevo rischiare di peggiorare la situazione.
Quindi...quando Giulia se ne è uscita con: "Ora devo dirlo a tutti" a me è preso il panico e ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa, sebbene fosse un'enorme stronzata, visto che è ovvio che tra me e te c'è sempre stato qualcosa. Fin dall'inizio" continuò non appena capii come formulare al meglio quella frase, rivolgendomi, poi, uno sguardo quasi colpevole.

"T-tu non mi avevi detto che a tuo padre semplicemente "non andava giù" il fatto che ti piacciano anche i ragazzi? Questo mi sembra molto di più..." balbettai con aria confusa, improvvisamente capendo il motivo di tutto quello che aveva fatto.

Ed il motivo, anche, del fatto che della sua vita non mi aveva detto praticamente niente...

"Non l'ha mai saputo nessuno, ma...mio padre non è stato molto corretto nei miei confronti.
Quando gli ho rivelato di essere bisessuale, l'ha presa così male che ha iniziato ad impedirmi di uscire con i miei amici maschi, credendo che fossero tutti tipi con cui me la facevo.
Poi quando, finalmente, al quinto superiore sono riuscito a trovarmi qualcuno, e pensavo che portandolo a casa e presentandoglielo le cose sarebbero cambiate, mio padre è arrivato al punto di offrirgli del denaro per lasciarmi.
E...a quanto pare i soldi erano più importanti di me per Seoho, visto che non ci mise più di due giorni a lasciarmi.
Mi sentii...tradito. Un giocattolo quasi. E, forse, fu per questo e per il fatto che da quel momento in avanti mio padre mi ha fatto completamente trasformare che sono diventato il coglione egocentrico e manipolatore che tu hai visto il giorno che sono arrivato qui" mi spiegò con voce piena di rammarico, facendomi salire un improvviso vuoto allo stomaco.

"Perchè tuo padre ha dovuto farti questo?" gli domandai solamente, non riuscendo a concepire come un genitore potesse fare una cosa del genere al proprio figlio.

Pagare il fidanzato del figlio affinchè lo lasciasse? Ma dove eravamo finiti?

"Perchè per lui sono sempre stato una delusione, qualsiasi cosa facessi o dicessi. E le cose non sono migliorate nemmeno quando mi sono imposto di diventare quello che voleva lui.
Non ero ancora abbastanza per non essere biasimato ogni piccolezza, a quanto pare" mi rispose praticamente all'istante, rivolgendomi, poi, un piccolo sorriso di circostanza.

"Grazie di avermi raccontato tutto" sussurrai in tono sincero, aprendo le braccia per fargli intuire che potesse tuffarcisi dentro.
"Te lo dovevo" mi rispose solamente, alzando le spalle e, poi, avvicinandosi al mio corpo, lasciando che lo stringessi.

"Grazie a te per starmi perdonando, invece" mormorò dopo qualche altro secondo, posando in modo più comodo la testa nell'incavo del mio collo.
"Kook, ti avrei perdonato anche se fossi venuto da me a dirmi semplicemente: "Scusa". Sai che quando si tratta di te io sono completamente...perso" gli risposi con un filo di imbarazzo, lasciando, poi, aprire le mie labbra in un piccolo sorrisetto.

"Vieni qui" mi disse lui solamente, prendendomi per la nuca e facendo unire le nostre labbra dopo più di una settimana in cui non ci eravamo neppure sfiorati.

E, finalmente, mi sentivo di nuovo sulla cresta dell'onda come fino a qualche giorno prima. Peccato che non sapevo, ancora, che in quel discorso Jungkook aveva dimenticato un particolare piuttosto rilevante...

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora