35. Siete sempre stati innamorati, vero?

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JIMIN

La tensione era palpabile. Distintamente. Anche a cento metri di lontananza dai nostri corpi.

Jungkook ed io eravamo semplicemente lì, in silenzio, ad aspettare che imbarcassero tutti i passeggeri del suo volo per Seoul.

Avrei voluto dirgli mille cose, veramente. In realtà, avrei solamente voluto fargli delle domande su come sarebbe andata a finire tra di noi...ma dalla bocca non mi uscii assolutamente niente fino al momento in cui la voce dell'altoparlante annunciò quello che entrambi sapevamo sarebbe successo.

Incontrai il suo sguardo pieno di rammarico e tristezza per qualche secondo, facendogli, poi, cenno di incamminarsi verso il gate.
Jungkook aprì la bocca per dire qualcosa, ma, dopo qualche istante, la richiuse lentamente, abbassando la testa e salutandomi con la mano.

Io, dal canto mio, cercai di farmi forza e di non mettermi già a piangere in quell'istante, consapevole del fatto che non avrebbe aiutato Jungkook ad andarsene senza troppi pensieri.

"Kook, che ne sarà di noi?" non riuscii a non farmi scappare dalla bocca, però, dopo qualche suo passo, facendolo girare nuovamente nella mia direzione.
"Stanotte dormi con la mia camicia addosso. Ti si chiariranno molte cose" mi rispose con un sorriso appena accennato dipinto in volto, causando, come reazione da parte mia, il fatto che aggrottassi le sopracciglia, non riuscendo a capire.

"Non hai risposto alla mia domanda" constatai dopo qualche istante di silenzio tra noi due, spezzato, però, da tutto il trambusto che avevamo attorno.
"Lo so. Ma, ti giuro, che capirai tutto" disse con calore ed affetto prima di mandarmi un bacio volante e procedere lungo il gate, chiudendo la porta alle sue spalle solo dopo avermi rivolto un ultimo sguardo, quasi a controllare che stessi bene.

Peccato che io non stessi bene affatto...

*******

"M-mamma..." mormorai al telefono con voce rotta e le lacrime che mi scorrevano ancora sulle guance, avendo deciso che, visto che Jungkook ormai non mi poteva più vedere, potevo lasciar andare liberamente tutto quello che ero riuscito a trattenere nelle ore precedenti.

Non riuscivo a non vivere quella situazione come un addio. Le sue parole sconclusionate e confuse, il fatto che non mi avesse dato una certezza...
Tutto stava a farmi pensare che io, Jeon Jungkook, non l'avrei mai più rivisto. Quella che era la mia paura iniziale, dopotutto...

"Se n'è andato, giusto?" sentii rispondere al telefono in tono dolce e comprensivo da mia madre, mettendomi a singhiozzare ancora di più, se possibile.
"Già...".

"Sei almeno salito sul bus per tornare a casa?" mi domandò dopo qualche secondo, facendomi desiderare che fosse lì con me a stringermi tra le sue braccia.
"Sì, la gente mi sta guardando male perchè sembro un irrigatore in questo momento" le dissi in tono semi-divertito, sentendola fare una piccola risata.

"Jimin...andrà tutto bene. Vi rivedrete, te l'assicuro" tentò di rassicurarmi dopo un po', probabilmente avendo intuito che quella mezza battutina l'avevo fatta più per darle l'impressione che stessi bene che perchè fosse realmente così.
"Non lo so, mamma. Non ne sono più così convinto" le rivelai con sincerità, girando la testa e mettendomi a guardare la moltitudine di case che mi stava passando davanti oltre il finestrino.

"Non appena arrivi ti preparo una delle mie tisane e ci guardiamo un bel film insieme, che dici? Così ti fai un po' coccolare" mi propose lei all'improvviso, facendomi spuntare un sorriso spontaneo in viso.
"Okay" le dissi, poi, salutandola e decidendo di infilarmi in entrambe le orecchie le cuffiette, facendo partire la solita playlist che aveva sempre accompagnato ogni momento della mia giornata.

Mi persi nei miei pensieri e nelle mie riflessioni talmente tanto che quasi persi la fermata più vicina a casa, ovvero quella a livello della banca e del piccolo bar dove ero andato con Jungkook la prima volta che avevamo avuto una conversazione civile.

Scesi dal bus passandomi le mani sulle guance e sugli occhi per togliere i rimasugli delle lacrime di qualche ora prima, prendendo, poi, un grande respiro e preparandomi mentalmente al fatto che, da quel momento, la mia vita sarebbe tornata ad essere quella di sempre.

"Jiminie! Sei tornato" sentii esclamare all'improvviso alle mie spalle, voltandomi appena in tempo per poter ricevere un abbraccio stritolante da Giulia.
"C-ciao" mormorai con aria sorpresa e confusa, non aspettandomela lì per nessuna ragione al mondo.

"Allora, co..." iniziò a chiedermi, interrotta, però, da un'altra voce femminile fin troppo fastidiosa e familiare.
"Dov'eri finito? Non ti si vedeva da un po'" domandò Sara con la sua solita aria sprezzante, rivolgendomi un'occhiata sostenuta.

Giulia alzò gli occhi al cielo sbuffando, spiegandole, poi, nel dettaglio, forse fin troppo, dove avevo passato gli ultimi giorni.

"Voi due...siete sempre stati innamorati, vero?" mi chiese Sara all'improvviso, in un tono completamente diverso da tutti quelli che le avessi mai sentito usare con me.
"Non ce lo siamo mai detti apertamente, ma...credo di sì" le risposi con un po' di cautela, non riuscendo a capire cosa le stesse passando per la testa.

"I-io non lo avevo capito, altrimenti non avrei mai provato a..." cercò di balbettare quasi in segno di scusa per qualcosa che non sapeva nemmeno lei cosa fosse, venendo, però, bloccata da Giulia.
"Sara, non mi pare il momento. Levati di torno" le ordinò con aria sbrigativa, prendendomi a braccetto ed iniziando ad incamminarsi nella direzione opposta a quella in cui Sara, dopo averle rivolto uno sbuffo ed alzato gli occhi al cielo, si era diretta.

"Hai voglia di fare una piccola passeggiata con la tua fantastica compagna di banco?" mi chiese dopo qualche secondo in tono fin troppo entusiasta, aumentando di poco il passo nel momento in cui annuii un paio di volte con la testa.

Ci misi più di qualche minuto, scosso com'ero per tutto quello che fosse capitato nelle ultime ore, partendo dal "saluto" a Jungkook arrivando all'aria quasi colpevole di Sara, per capire che ci stessimo dirigendo al lago, piuttosto vicino da quella zona della periferia.

"Allora...cosa ti stai sentendo? Veramente, intendo" le sentii mormorare nel momento in cui ci sedemmo, nella nostra solita posizione, sul molo, facendo dondolare la gambe appena qualche centimetro sopra la superficie dell'acqua.
"Jungkook...è arrivato, è rimasto qui tre mesi e, poi, se ne è andato. Nient'altro è cambiato. Io non sono cambiato. Ma, allo stesso tempo, niente sarà più come prima. Penso sia così che mi sento" le risposi con sincerità, stringendomi tra le spalle e godendomi quel leggero venticello di fine estate per, probabilmente, l'ultima volta per quell'anno.

"Solitamente questo succede quando ci si innamora talmente tanto che nient'altro, oltre quella persona, ha più senso" disse dopo qualche istante, guardandomi mentre assumeva un'espressione confortante in viso.
"Ma io so già che è così. Io so quanto amo Jungkook".

"Ed allora perchè non sei mai riuscito a dirglielo?".
"Perchè...ho sempre avuto paura che per lui non fosse la stessa cosa" le spiegai brevemente, passandomi una mano tra i capelli per mettere un po' apposto tutto il groviglio che si era creato a causa del vento.

"Bastava vedervi insieme per capire che le cose non stavano assolutamente come temevi tu, Jimin. Anche se non te ne sei mai reso conto" mi confidò a bassa voce, avvicinandosi, poi, a me e lasciandomi abbracciarla, gettando nuovamente fuori altre piccole ma preziose lacrime.

Perchè questa volta, a differenza di quello che era successo con Elliot, io non ero pentito di assolutamente niente...

SPAZIO AUTRICE:

Credo che questo sia uno dei capitoli meglio scritti di tutta la mia vita, nonostante la tristezza che porta...

Detto questo, grazie per le 14mila letture e spero che la storia vi stia piacendo❤️.

•Who do you love? {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora