Capitolo 9. Poco fortunata

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Ognuno di loro ha sofferto a modo suo. Dopo la tragedia, la vita ha continuato ad andare avanti. Loro si sono tenuti sempre in contatto e spesso si incontravano.
Sì, ma qualcuno ha preferito allontanarsi. Distaccarsi. In un certo modo ad un certo punto. Non per cattiveria né per la superbia di sentire più dolore di altri. Ma semplicemente perché così ha sentito di fare. D'altronde di fronte a un dolore simile non può esistere una gara a chi soffre di più.
Sofia è una di questi. Ha scelto di stare lontano da loro. Forse perché non ha mai perdonato a qualcuno quel nomignolo di patetica che le avevano affibbiato.
Forse perché non si è mai sentita del tutto ascoltata da quel gruppo, mai sentita presa sul serio. È stata solo brava ad ascoltare il dolore di uno per uno. Poi basta.
Pochi chiedevano come stesse e pochi di quei pochi sentivano anche la risposta. La vita ti trascina nel vortice o ti fa restare a guardare.
Invece la mamma di Matteo come si sarà sentita?! E il padre?! Forse con il cuore e le ossa smembrati. Privati all'improvviso del loro primogenito, senza un preavviso. Senza capire davvero come quel figlio stesse già consumando i suoi giorni tra rabbia, alcool e poesie. Forse si sono accorti qualche volta, quando tornava a casa brillo. Ma era meglio fingere che andava tutto bene. Che erano momenti che poi sarebbero passati. Forse ora non si danno pace per non aver ascoltato un po di più quel figlio che ora li sorride in una foto nel portafoglio.
Tra gli amici di Matteo c'è chi ha tentato di realizzare i propri sogni e ci è riuscito, chi si è limitato a rispettare le regole imposte dai genitori e chi non è stato mai fortunato. E Sofia si è sempre sentita così: poco fortunata. Sognava di calcare le più grandi sale di tribunali di Italia, difendere innocenti accusati per sbaglio ma a malapena faceva discorsi tra e contro i politici del suo paese. Può dire che ci ha provato, ma non era quella la sua strada. Sempre piena di problemi, mai una gioia e una spensieratezza economica nella sua famiglia.
La sua strada forse è quella di ascoltare gli altri, che è un gran lusso ai giorni di oggi. La sua strada è aiutare gli altri realizzare i propri sogni.
Oggi, infatti, fa la life coach. Motiva chi non riesce da solo a trovare la forza di fare un esame all'università, di fare un discorso in pubblico...e in questo sofia ha avuto i suoi grandi e piccoli successi. Ha avuto a che fare con persone ricchissime di soldi e di fragilità. Persone fatte di vetro sottile, talmente sottile da rompersi per un non niente. Ed era tenero per lei guardare uomini e donne così potenti, così ricchi e così superbe con due occhi colmi di lacrime e tristezza. Come se tutto quello che avevano non era niente. C'erano donne rimaste per anni accanto a mariti solo per il danaro, e ora chiedevano aiuto perché si sentivano sole dopo aver scoperto l'ennesimo tradimento. C'erano uomini di una certa età accanto a ragazze giovanissime, che ora correvano da Sofia per farsi aiutare ad affrontare quella consapevolezza della paura di invecchiare.
Spesso Sofia si sentiva come una psicologa. Sapeva che a quegli uomini e a quelle donne mancava semplicemente la semplicità. Ma sapeva anche che se li avesse catapultati nella vita semplice non sarebbero durati neanche 24 ore.

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