Capitolo cinque

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Salimmo i pochi scalini che conducevano al portone color mogano del nostro appartamento.

Infilai la chiave nella toppa ed aprii con una lieve spallata il portone.

"Amanda!" chiamai appena ebbi messo piede sul parquet chiaro dell'ingresso.

"Arrivo!" sentii la voce della mia coinquilina venire dall'arco oltre la cui cucina e sala da pranzo.

Sicuramente stava cucinando.

"Spero che non tu abbia nulla contro verdure ed affini: stasera ha cucinato Amanda e lei è vegetariana" avvertii Nick dietro di me, senza voltarmi.

Quando lo ritroverò in quel momento rimasto sulla porta di casa, composto ed impettito, il bagaglio accanto a sé.

"No, no, tranquilla" afferma sorridendo.

"Ma che ci fai ancora costì sull'uscio?" chiesi ridendo, mio ​​malgrado "vieni, entra pure" lo invitai, sorridendo e porgendogli la mano.

Lui sembrava indugiare un attimo e poi entrò, la testa appena abbassata.

Mi avvicinai e chiusi la porta alle sue spalle, senza smettere un attimo di sorridergli.

In quel momento arrivò anche Amanda, con indosso una delle sue tute da jogging nera, i capelli legati in una coda abbinata di cavallo.

"Nick lei è Amanda Thompson, la mia, anzi, nostra coinquilina" la presente sorridendo ad entrambi.

"Piacere di conoscerti" disse con la sua perfetta aria da Lord, porgendole amichevolmente una mano "io sono Nick Edward Payne".

Lei gliela strinse con un sorriso dei suoi, pieno di calore: "Il piacere è mio".

"Venite: la cena pronta!" trillò subito, avviandosi in cucina col suo passo ampio e molleggiato.

"Ma Amanda ..." cercai di ribattere io: Nick aveva appena messo piede in casa!

Fu lui che, però, sorridendo divertito, allungò un braccio di fronte a me per impedirmi di partirle dietro di corsa per parlarle.

"Non preoccuparti: mi sistemerò dopo" mi rassicurò, quasi ridendo.

Mandai gli occhi al cielo ma non potei fare meno di annuire e sorridere pure io.

Mi lanciai in cucina per fargli strada, a posare la borsa sulla prima sedia che incontrai.

Entrammo nella nostra modesta cucina, fatta di marmo bianco e rosa e dagli sportelli di legno chiaro.

Piccola, confortevole ed intima.

Al centro della stanza il piccolo tavolo quadrato era già allestito con una delle tovaglie che mia madre si divertiva a regalarci.

Questo giro toccava ad una blu e bianca con degli enormi grappoli di uva di forme e dimensioni diverse.

I piatti erano quelli di tutti i giorni, a pois colorati: ad Amanda facevano cordialmente schifo mentre a me invece piacevano da impazzire.

Amanda era di fronte al fornello scuro che stava armeggiando con una gratella, imprecando a mezza voce.

Io mi meravigliai di non aver trovato nulla di carbonizzato: diciamo che in cucina, la mia amica non era esattamente un asso.

Mi affiancai a lei e le presi di mano la padella, vedendo così che su di essa stavano cuocendo melanzane e zucchine estremamente vicine al punto di non ritorno.
Li spadellai e cercai di salvarli come meglio riuscii, trattenendomi dallo scoppiare a ridere in faccia a tutti.
Li portai in tavola così com'erano, anneriti e decisamente poco invitanti: quello era il bello di Amanda: con lei non c'era mai il rischio di annoiarsi.

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