Capitolo dodici

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Amanda aveva preso l'abitudine di prendere ed andarsene in giro senza di noi, anche se fuori c'era una suola spaccava le pietre, dicendoci chiaro e tondo che voleva stare da sola.

Ed a me dispiaceva: non volevo allontanarmi da lei, né allora né mai mai. Ed avevo paura che rimanesse da sola. Seppi poi che aveva riallacciato i rapporti con una nostra vecchia amica, carissima amica, tra l'altro, Mranda Bron. E questo mi risollevò il morale, e non poco.

Miranda era una grandissima persona, ottima amica, senza dubbio ed io così, mi sentivo meno in colpa a vederla uscire così spesso da sola dalla porta di casa nostra.

A me disse, poi, chiaro e tondo che lo faceva per me, per vedere se riuscivo a concludere qualcosa.

Io, altra parte, rimanevo della mia idea, cocciuta come un sasso che non ero altro: Nick non provava nulla in quel senso, verso di me.

Non c'era verso, per me.

Nella mia mente spesso il rimproveravo di poterlo anche solo pensare. Le illusioni sono per deboli ed i sognatori. Ed io non avevo più intenzione di essere nessuna delle due cose.

Fatto sta e resta che, tirate le somme, io e Nick quando non uscivamo, passavamo parecchio tempo da soli, in casa.

Dopo aver letto praticamente tutto quello che c'era in casa, beh, era venuta l'ora di assortire un po 'i nostri passatempi.

E lungi da noi guardare da soli per una serata intera senza passare l'uno con l'altra.

Una sera, per mia pura curiosità, chiesi a Nick di recitare qualcosa.

Lui mi guardò come se avessi appena chiesto la cosa più bella di questo pianeta: gli occhi che sentivano qualcosa di diverso, di fronte a quella mia richiesta: era come un luccichio, ecco.

" Cosa vorresti che recitassi?" Mi chiese, sorridendomi ed avvicinandomisi appena, seduti entrambi sul divano.

" Quello che vuoi" dissi, sorridendogli a mia volta.

" Quello che voglio?" Mi stuzzicò lui, ammiccando appena.

Io annuii, ridendo appena.

" Hai detto di aver letto praticamente tutta la produzione di Shakespeare, giusto?" Disse, riflettendo un attimo.

" Sì, direi di sì: me ne mancheranno giusto un paio" risposi.

" Vediamo se indovino una di quel paio, allora" mi sfidò, ridacchiando appena.

Si alzò in piedi, vieni a prepararsi e cominciò a recitare.

*****

Purtroppo per Nick, si fa per dire, conoscevo anche quello.

La commedia degli errori.

L'avevo letto, oh, eccome se l'avevo letto.

E l'avevo amato.

Come tutto quello che Shakespeare aveva scritto, dopotutto.

E, non ci sono santi al riguardo, Nick era bravissimo.

Dalla pronuncia perfetta, passando per la modulazione di quella voce che, già risaputo, adoravo, così passionale, vera, concreta, fino ad arrivare al complesso, al complesso dei movimenti, della mimica facciale e del sentimento.

Oh sì, di sentimento ce n'era, ed anche tanto.

Non esiste cosa più bella che vedere un attore, un attore bravo, che fa il proprio lavoro mettendoci anima e cuore.

Quella della recitazione è un'arte dura che si plasma e che ama un po 'ogni giorno.

Ma è anche una sensazione che, se piace, regala emozioni uniche.

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