Gli eventi che inizianovano a circolare nella Grande Mela con l'arrivo della bella stagione erano molti, anzi, moltissimi.
Non ero mai stata, e mai lo sarei stata, se non in rare occasioni, un'amante della discoteca.
Per me gli ingredienti di una serata ben riuscita non erano esattamente gli stessi che potevo trovare in una qualsiasi discoteca newyorchese: tanta, tantissima gente, alcool a fiumi e musica assordante.
Avevo standard diversi .
Ed ero messa male visto dal mio migliore amico, Derek, era un autentico "animale da discoteca", costantemente in giro per locali, entusiasta all'ennesima potenza, seguito a ruota da George e Kate. E a volte da Amanda, Mary e Tom.
Io e Liam eravamo i meno entusiasti del gruppo, da quel punto di vista.
Altro canto l'eccessiva calca di persone, specialmente se donne mezze nude ed uomini in perenne stato di agitazione sessuale, mi irritano profondamente.
Non ero una bevitrice estrema, come succedeva a volte ad Amanda ed agli altri, invece, preferendo rimanere tranquillo sia con dosi che con gradazione alcolica.
Ed odiavo la musica che girava nei Club della nostra città. Elettronica, finta e fasulla come poche altre. Tutta un'altra musica, in tutti i sensi possibilità.
Ascoltavo un po 'di tutto ma odiavo particolarmente quella musica nei club.
Scoprii ben presto che era lo stesso anche per Nick. Anche lui si definiva "eclettico" ma io preferivo chiamarlo tollerante . A volte anche troppo.
Con l'arrivo del sole e del caldo, in città, arrivavano anche i concerti.
La mia salvezza.
Solitamente chiamavo vecchi amici che sapevo essere, un po 'come me, più propensi a passare una serata all'aperto con una birra a sentire un gruppo suonando, piuttosto che rintanati in un Club al caldo, tra fiumi di Vodka e musica piuttosto sgradevole.
Una serata di inizio giugno chiamai alcuni dei suddetti amici.
Jennifer Bells: studentessa di scienze, anima oscura quasi quanto me, in fatto di musica almeno, solare e sorridente all'ennesima potenza, poi, nella vita pratica, vegetariana ed amante di tutto ciò che respirava.
Sarebbe venuta, già lo sapevo, col suo storico ragazzo: Aaron Krum, mezzo norvegese, informatico, buono come il riquadro ed anche molto silenzioso.
La seconda risposta che ottenni da quella di Lisa Nelson: studentessa di legge, una ragazza timida e semplice ma altrettanto forte, vecchia compagnia di avventure.
Caleb Mikolson: grande sportivo e modello a tempo perso.
Quella sera, poi, sarebbe venuta anche Amanda.
Era la compagnia con cui di solito passavo delle grandi serate all'aperto, di fronte ad un palco, una birra in mano e buona musica.
Quando riattaccai il telefono con Caleb, l'ultimo annuncio medio della mia chiamata, vidi Nick che alzava la testa dal suo giornale, curioso.
"Che fai stasera, Nick?" Gli chiesi allora, innocentemente indifferente.
Come se non lo sapessi, alla fine, cosa avrebbe fatto.
"Dipende da cosa fate voi" sorrise, deliziosamente malizioso.
"C'è un gruppo che suona in piazza Bellvue" la buttai li, sorridendo.
"Ah sì?" Chiese, alzandosi quasi di scatto dalla sedia e venendo più vicino a me, seduto sul piano di marmo chiaro della cucina "Cosa suonano di bello?" Aggiunse, sussurrando appena.