Capitolo sette

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Per la prima volta in vita mia passai una notte intera senza chiudere occhio neanche un minuto.

E per me non era cosa da poco.

Proprio io che, come diceva sempre mia madre, mi sarei addormentata anche su un letto di chiodi.

Ma quella notte non ci riuscii.

Nick fu il primo, l'unico e l'ultimo uomo che mi tolse letteralmente il sonno.

Ebbi a malapena il coraggio di girarmi tra le lenzuola, quella notte.

Nick si addormentò sul fianco sinistro dopo poco, dandomi le spalle, sereno.

Io ebbi come l'impressione di aver bevuto un litro di caffè tutto d'un botto.

Qualunque traccia di stanchezza in me è si era misteriosamente smaterializzata. Ed una strana voglia, come un'euforia, di non chiudere gli occhi si era impadronita di me.

Quella voglia e quell'euforia si chiamavano ormoni .

La mattina dopo, ebbi l'impressione che ad una lezione non sarei stata molto sveglia sempre ammesso che avessi avuto la forza di alzarmi dal letto.

Perché, di questo ero certa, non appena Nick avesse abbandonato il posto accanto a me, il sonno si sarebbe davvero sentito tutto insieme come una secchiata di acqua gelida in tutto il viso.

Sentivo e vedevo i rumori e le luci della Grande Mela fuori dalla finestra, alla mia destra, che splendevano e ronzavano come zanzare e lucciole in una sera di agosto.
Sentivo i rintocchi lugubri del pendolo all'ingresso appartenuto a mio nonno, anche se piuttosto piuttosto lontano.
Sentivo il russare appena accentuato di Luna, acciambellata ai miei piedi, che dormiva rumorosamente.
E sentivo il respiro calmo e controllato di Nick al mio fianco.

Spostavo di tanto in tanto la mia attenzione al ricordo della sua meravigliosa voce e della sua risata che, quiete, riposavano entrambe vicino alle mie orecchie.

Gli odori intorno mi erano familiari. C'è un profumo di gelsomino e menta, nella mia camera, a causa delle candele e degli incensi che  accendevo per rilassarmi.
Ero immersa nella nuvola profumata di lavanda e sapone di Marsiglia delle mie lenzuola: quello era il profumo della mia infanzia, di mia madre e della casa dove ero cresciuta.
Andandomene, mi ero permessa di portarne un pezzetto con me.

Sentivo il mio profumo che aleggiava su di noi, nell'aria: profumo di peonia e ciliegia.
Il profumo che amavo con tutta me stessa ed amavo sentirmi sulla pelle.
Il profumo che sapeva di me, dei miei giorni, dei miei sorrisi, delle mie mani e dei miei momenti speciali.

Ed all'improvviso quel profumo nuovo nel microcosmo della casa e della mia stanza.
Quel profumo con cui mi ero incontrata / scontrata all'aeroporto: quel profumo di muschio e limone che avvolgeva, inebriava e quasi ipnotizzava.

Il momento in cui decisi di godermi, per un attimo, quel profumo fu l'unico momento in cui chiusi gli occhi, quella notte.

Tenni le dita incrociate sulla pancia, sopra alle coperte, per quasi tutta la notte.
Quando le spostai incontrai il calore rassicurante e la morbidezza delle mie lenzuola.

Pensai alle notti passate tra quelle lenzuola da sola, a leggere, pensare, piangere, fantasticare e a volte, amare in silenzio.
Passai a pensare alle notti passate tra loro con Amanda a chiacchierare, ridere, confidarsi, sfogarsi ed a volersi bene, come sorelle nate da madri diverse.

Fu per sbaglio che incontrai anche un calore ed una morbidezza diverse dal solito.
Fu per caso che mi trovai a sfiorare il pigiama che mi giaceva accanto, con il suo contenuto.

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