Che quel giorno sarebbe cambiato tutto, nella mia vita, ancora non lo sapevo.E dire che quella mattina appena sveglia pronosticai una giornata pessima.
Aprii gli occhi a fatica, ancora infagottata nelle mie lenzuola lilla, profumate di sonno e lavanda.
Amanda Thompson, la mia coinquilina, nonché migliore amica, saltava sul mio letto; i lunghi capelli ramati al vento, già vestita e truccata di tutto punto, bellissima nei suoi jeans scuri ed il suo maglioncino grigio chiaro."Forza Diane, è tardi! Svegliati, lo sai che la Sproute si arrabbia peggio di una iena, se arriviamo tardi a lezione!" Disse, ridacchiando suo malgrado, scuotendomi per le spalle e scendendo dal mio letto per infilarsi le sue scarpe da tennis bianche. Io, in risposta, mi alzai a sedere sul letto e sbadigliai sonoramente, come un ippopotamo appena emerso dalle acque del suo stagno, per poi osservare con attenzione la radiosveglia gialla sul mio comodino.
"Merda!" Imprecai tra i denti senza dire altro e mi gettai giù dal letto, infilandomi di corsa nel piccolo bagno turchese.
"Maledizione, Amanda, perché non mi hai svegliata prima?" Gridai mentre gettavo un'occhiata nervosa allo specchio che mi guardava di rimando con i miei grandi occhi nocciola ed una faccia pallida da paura.
Aprii il rubinetto e iniziai con lo stropicciarmi il viso con forza, con l'acqua ghiacciata, nella speranza di riuscire a svegliarmi e togliermi dalla faccia la mia espressione classica "appena alzata dal letto" degna del mostro di Frankenstein dopo una notte insonne. Afferrai la spazzola nera in una muta minaccia e presi a pettinarmi i capelli come meglio potevo. Amanda stava accanto a me, appoggiata allo stipite della porta e mi guardava, ridendosela sotto ai baffi.
"Dormivi così bene che mi dispiaceva svegliarti"
Sbuffai e le gettai un'occhiata di sbieco.
"Sai meglio di me che sono andata a dormire ad un'ora improponibile ieri sera!" Le risposi mentre afferravo spazzolino e dentifricio.
"Non te l'ha detto mica il dottore di passare la notte a studiare anatomia!" Ghignò lei.
"L'esame è tra meno di un mese e sai benissimo che voglio passarlo e soprattutto passarlo bene" mugugnai io mentre spazzolavo con forza i denti, sputacchiando tracce biancastre di dentifricio ovunque.
La vidi gettare gli occhi color nocciola al cielo, decisamente esasperata.
"E poi io le notti le passo su anatomia e tu le passi su istologia! Non so chi delle due sia più malata!" Ribattei io, ridacchiando appena.
Sputai il dentifricio e sciacquai la bocca, per poi darmi una sommaria truccata, nel vano tentativo di non spaventare nessuno in aula, quella mattina. Mi fiondai in camera mia, con Amanda al seguito, che aveva già la tracolla di tela scura in spalla ed il cellulare in mano, pronta per uscire.
"Le notti le dovremmo passare sopra, o sotto, a due robusti giovani, altro che tanti enormi libri!" Mugugnò lei, un sorrisetto malizioso che le si apriva sul viso lentigginoso.
Sbuffai mentre mi infilavo un paio di jeans neri ed un maglioncino color crema a collo alto.
Infilai al volo un paio di stivaletti neri bassi ed afferrai con una mano il cellulare sul comodino e con l'altra tracolla di pelle scura sulla sedia accostata alla scrivania. E per fortuna che l'avevo preparata la sera precedente, la borsa."Andiamo?" Chiesi io, retorica, mentre Amanda continua a guardarmi, sorridendo, divertita.
Uscimmo quasi di corsa dal nostro appartamento, all'incrocio tra la 3rd Avenue e la East 17th Street, che per fortuna, era a soli 10 minuti dalla nostra Università. Era una giornata tranquilla di fine aprile nella grande città di Manhattan e delle pesanti nuvole grosse rendevano la cappa che si alzava tra taxi e asfalto ancora più pesante.