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"Vuoi venire a cena con me?" dissero insieme i nuovi arrivati cercando di riprendere fiato.

Senza dire una parola gli occhi di Felix e Hyunjin si incrociarono con quelli di Changbin e Seungmin.

Il corvino fissò il ragazzo al suo fianco.
Lo aveva visto arrivare da lontano e quando entrambi presero coscienza della presenza dell'altro in automatico affrettarono il passo. 

E poi c'era Seungmin che non capiva nemmeno lui stesso cosa ci facesse in quel posto. Forse era andato solo a trovare Felix, ma quando da lontano sentì la voce di Hyunjin fù come se i suoi piedi avessero iniziato a muoversi da soli e improvvisamente eccolo là: infondo al corridoio che conduceva alla porta dello studio trovandosi però, in piedi dalla parte opposta, un Changbin perplesso tanto quanto Seungmin e non poté far altro che domandarsi cosa ci facesse il maggiore vicino l'aula di danza.

Ed in quel preciso momento, l'aumentare dei suoi passi venne subito seguito da quelli di Changbin.
In pochi secondi si trovarono entrambi sull'uscio della porta e senza pensarci troppo e senza rendersene conto entrambi chiesero la stessa medesima cosa: 'vuoi venire a cena con me?'.

Tutti e quattro si guardarono negli occhi ed era facilmente riconoscibile il tipico sguardo confuso dei due ragazzi seduti sul parquet a domandarsi a chi fosse rivolta la domanda e perchè fossero piombati così all'improvviso all'interno della stanza. 




"Buongiorno Seungmin hyung!"

"Giorno a te Jeongin, cosa ci fai già sveglio così presto?"

"Oggi voglio costringere Chan ad uscire da quelle quattro mura del suo studio e rilassarsi un po' prima dell'inizio del comeback. Ha lavorato sodo fino ad ora, credo debba riposarsi un po'." sospirò prima di bere un bicchiere d'acqua.

Il moro annuii. sapeva quanto duramente lavorasse Chan per tutto il gruppo. La sua testa era una continua esplosione di idee e questo lo portava a lavorare perennemente sulle basi di nuove e future canzoni, non importava aver appena creato un album perchè sapeva che dopo questo ce ne sarebbe stato un altro e un altro ancora.
Aveva questo grande senso di responsabilità che lo portava a lavorare non-stop e Jeongin, come tutti gli altri, era spesso in pensiero per lui. Lo guardava con uno sguardo diverso rispetto gli altri e tutti loro se ne erano resi conto, ma sapevano che, finchè avessero potuto, nessuna verità sarebbe uscita dalle loro bocche. 

"senti Seungmin..." il più piccolo iniziò il discorso prima che il moro potesse lasciare la stanza "so che ci sono cose di cui non vogliamo parlare e non sono qui certo per intromettermi."

Seungmin si irrigidì, non capiva dove Jeongin volesse arrivare, ma in quel momento poteva dire di essere abbastanza preoccupato per le pieghe che avrebbe potuto prendere il discorso.

"Cosa vuoi dire?"

"Ieri sera sono tornato tardi dalla sala prove. Come sono entrato in dormitorio ho visto Hyunjin hyung sul divano."

il nome del ragazzo pronunciato da Jeongin provocò dei brividi lungo la schiena di Seungmin che spalancò gli occhi. Conosceva Jeongin e allo stesso tempo il più piccolo conosceva Seungmin e sapeva che il moro era fin troppo intelligente e poteva benissimo intuire il suo obiettivo senza entrare in nessun dettaglio. In risposta Seungmin abbassò gli occhi.

"Si è di nuovo addormentato sul divano come suo solito?"
Seungmin sapeva che Jeongin non era assolutamente interessanto nel discutere di un Hyunjin addormentato sul divano, non era quello il suo intento e Seungmin lo sapeva bene, ma non voleva risultare sospettoso agli occhi del più grande.

Jeongin annuii.
"Non solo."

"Cosa intendi con 'non solo'?"

"Stava parlando nel sonno."

"Beh è tipico da lui, lo fa spesso di notte, è abitudine." Seungmin fece spallucce con fare indifferente, ma la sua testa stava esplodendo di domande.

"É tipico che nomini il tuo nome piangendo nel sonno chiedendo scusa?"

Seungmin, il quel preciso momento, credette di sentirsi cedere la gambe. Appoggiò una mano sul tavolo per reggersi meglio e con occhi ancora spalancati non fece altro che osservare il ragazzo di fronte a lui.
"C-credo che io debba andare..."

"Seungmin!" lo fermò il più piccolo "non so cosa sia successo e non voglio nemmeno invadere la vostra privacy, ma qualsiasi cosa sia non lasciare che le cose vadano a peggiorare, parlarne è il primo passo per poter risolvere."

Seungmin rispose con un mezzo sorriso e un cenno di capo per poi dirigersi verso una sola destinazione.


Ed ora eccoli lì, tutti e quattro fermi immobili a capire la situazione.
Seungmin si girò a guardare Changbin chiedendosi chi avesse voluto invitare.
Forse Felix? Perchè così all'improvviso? Infondo avevano fatto pace.

Ma se fosse stato Hyunjin? allora con quale coraggio avrebbe potuto farlo lui?

"Felix..." pronunciò Seungmin a voce bassa.

"Vieni a cena con me questa sera?"
Seungmin pensò che per ora sarebbe stato meglio evitare e parlare con Felix lo avrebbe aiutato a capire meglio, ma non si accorse dello sguardo fisso puntato su di lui da parte di Changbin.

"Hyunjin, quindi tu sei libero?" richiese il corvino in modo secco.

Hyunjin passò dall'osservare Seungmin a Changbin e nel momento in cui Felix rispose di "sì" a Seungmin, senza pensarci troppo, Hyunjin spostò lo sguardo sul ragazzo seduto a terra vicino a lui. Si sentiva ribollire dentro, ma anche il viso di Felix non era tipicamente ciò che si potrebbe definire sereno e felice.

Il biondo si alzò velocemente prendendo la sua roba, salutò velocemente Hyunjin passando vicino a Changbin. Si fermò e i due si guardarono per qualche secondo prima che il corvino abbassasse lo sguardo per venire subito raggiunto da Hyunjin.
Felix si morse un labbro decidendo di rivolgere l'attenzione verso il suo amico.
"Seungmin credo che possiamo andare."

Seungmin in risposta annuii dando un'ultima occhiata verso Hyunjin (che in quel momento stava evitando il suo sguardo) per poi dirigersi con Felix verso l'uscita.

Sicuramente questo non era il piano originario di Seungmin, ma nemmeno Changbin si sarebbe aspettato questo risultato.

Avevano incasinato tutto nuovamente per delle insicurezze e delle paure.
Era inutile negare che non bastava 'evitare' o far pace dichiarando di dimenticare il passato 'perchè l'amicizia era più importante', c'erano cose che semplicemente non si potevano cambiare. Bisognava chiedersi se ne valeva la pena rinchiudere, nel posto più nascosto dentro di noi, i propri sentimenti.

Ma soprattutto: lo facciamo per noi stessi o per gli altri?


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